Date: 31/8/1906



Place: Milano

ID: CLET001096




[dattiloscritto]

Milano, 31 Agosto 1906

Stim°.  M°. Comm. Giacomo Puccini

Pracchia per l’Abetone

BOSCOLUNGO

Mio carissimo Sor Giacomo,

Dunque posso esclamare: finalmente ci siamo! ed aggiungere tre o quattro mila evviva che per abbreviazione tralascio di scrivere. Le sono molto tenuto davvero pel telegramma da Lei speditomi ed in risposta a questo eccoLe francamente le mie impressioni.

Vaucaire non poteva fare meglio di ciò che ha fatto; davvero non speravo tanto. Dato la forma del romanzo e il sugo dell'argomento, dico quanto segue:

Qualità - Dialogo vivo, stringente, verista, dirò così venereo nel buon senso della parola, scena brillante, molto opportunamente ideata, come quella delle sigaraie che permette l'uso del coro donne e quella del caffè che fa altrettanto pel coro uomini: dipintura di costumi e di ambiente certamente assai riusciti che Ella completerà con una visita sui luoghi.

Difetti - Nebulosità nel carattere di quella femminaccia, interminabile duetto da cima a fondo con pericolo di monotonia; altro grave pericolo la stanchezza dei due che dal principio alla fine dell'opera sono i soli che veramente parlino, cantino, agiscano per modo che si arrischia di trovarsi coi cantanti senza fiato, senza voce, senza gambe e così stanchi da non essere in grado di fare quella famosa porcheria che Lei sa. - Fine dell'opera che non finisce.

Questo è il mio giudizio, ma è un giudizio ispirato da quel desiderio di vedere sulle scene qualche cosa di bello, di estetico, sia pure nell’amore e nel tragico, ma non sudicio ed isterico. Questo desiderio forse non è pel momento diviso nè da Lei, caro Maestro, nè da quel riverito pubblico dei miei stivali il quale ama vedere coltellate, pugnalate, stilettate, avvelenamenti, tradimenti, cornificamenti ed altre simili bazzecole. Dunque, se così stanno realmente le cose, niente di meglio di questo argomento e di questo libretto così come venne fatto con molta abilità dal Vaucaire: nè altro aggiungerei perchè anzi è bene che le scene si succedano rapide e volgano così alla fine eccitando sempre più i sensi lascivi degli ascoltatori. Ma quei difetti che a me sono apparsi, Ella certamente ha già fatto attenzione e anche certamente ha già pensato che con l'arte sua così fine, così pratica e così teatrale, di fare in modo che spariscano e non siano d'inciampo né alle materiali difficoltà dell'esecuzione, nè a quei possibili allarmi di una parte del pubblico, siano pure questi allarmi più o meno gesuitici. Per me poi tutto svanisce dinnanzi a questo fatto e cioè che quel mio Puccini ch’io vedo sempre sul sommo della scala ha finalmente sentito scuotersi le fibre e pervadere il cuore e la mente da quell’impulso musicale che fa nascere i bei lavori dell’arte, siano pure questi ispirati dalle forme le più diverse. Io non vedo innanzi a me che la gioia di quelle primizie che sempre mi hanno commosso e che saranno di nuovo destinate a commuovere migliaia e migliaia di uditori a maggior gloria di Giacomo Puccini e quindi di questa nostra Arte italiana che è[cancellato] una masnada di imbecilli, superuomini degni soltanto d'esser vermi in un puzzolente cacio, i quali vorrebbero snaturare l'arte italiana e castrare gli ispirati produttori delle belle linee melodiche che noi soli sappiamo creare. Ed ecco perché io ripeto a Lei i più sentiti Osanna!

Rimane ora la questione del traduttore: si fidi di un vecchio assai pratico: tentiamo il Donaudy. Io ho udito recitare da questi alcuni brani molto arditi e molto forti di poesie; è persona colta e di quei pochi poeti italiani che ben conoscano la lingua francese; egli ha già una falsariga nel lavoro del Vaucaire, non avrà che a non tradirlo, che a non dolcificarlo e poiché è siciliano, certo gli tornerà più facile che a qualsiasi altro. In ogni modo sarebbe cosa da tenere segreta fra noi provando il Donaudy in una scena o due; avremo allora esatta misura di quanto può fare, notando che è giovane, simpatico, molto educato, molto artista e non avremo a che fare con spiriti battaglieri e pericolosi.

Vedo che Ella rimane ancora alcuni giorni costì; mi faccia però sapere quando intende recarsi a Torre del Lago nel caso mi occorresse o telegrafarle o scriverle di nuovo.

L'avverto poi di una mia grave colpa per la quale domando l’assoluzione: Ella sa con quanta urgenza si sta preparando l'edizione francese di Butterfly per l’Opera Comique, ma le ultime pagine erano in sospeso perché non ancora deciso quali varianti avrebbero desiderato Carré anche per la fine dell'opera. Ieri ebbi una lettera da Ferrier con le definitive varianti. Io le ho esaminate e trovato opportunissime per cui, non potendosi assolutamente sospendere, sia pure per un paio di giorni l'incisione dell'opera, ho fatto io il piccolo lavoro relativo nella lusinga di interpretare perfettamente le di Lei intenzioni. La catastrofe finale è fatta da Carré con molta avvedutezza per non urtare il gusto speciale del pubblico francese, ma io non so se sia da adottarsi per gli altri teatri. Invece, alcune modificazioni nella scena fra Kate e Butterfly, le trovo bellissime, tanto che levano affatto quel non so che di incerto, di pericoloso che esisteva, non per noi davvero, ma per il pubblico. Forse, a mio parere, queste modificazioni sarebbero da adottarsi definitivamente per tutti i teatri; ma a ciò v’è tempo di pensare e quando ci vedremo ne riparleremo.

Spero ottima la salute sua, della signora Elvira e di Tonio il quale probabilmente sarà ancora costì; mando saluti cordiali e mi ripeto

                                          Affezionatissimo suo

                                          [autografo] Giulio Ricordi

Transcription by Graziella Bertelli

Named works
Madama Butterfly


Typology copialettere
Sub-tipology letter
Writing manuscript
Language italian

Letter name CLET001096
Volume Signature DOC00976
Year 1906-1907
Volume 04
Pag 010-013
No. pag 4