Date: 24/4/1892



Place: s.l.

ID: LLET000200




[24.4.92]

Egregio Signor Giulio,

Smareglia mi scrive ancora, Le accludo la nuova lettera dello Smareglia perché Ella possa vedere l'impressione fatta a Vienna dal libretto - da parte mia non posso ripeterLe che quanto Le ho sempre detto - cioè: che il libretto così par buono e che l'opera dà a sperare in un successo.

Ho finalmente finito l'atto 3° della Manon e sto trascrivendolo. Vi ho tolta quella prima scena fra Lescaut e l'Arciere e vi ho sostituita una rapidissima scenettina fra Lescaut e Des Grieux che mette a parte il pubblico degli avvenimenti. Mercè questa scenettina , dove vi è uno sfogo di Des Grieux  pieno di dolore, tutto procede più rapido, più semplice, più chiaro - senza grimaldello e senza soldati ebbri, troppo commodi quando si ha qualche prigioniero da far fuggire. Lescaut ha preparato un colpo di mano (nel romanzo il colpo di mano c'è e viene tentato nel viaggio fra l'Havre e Parigi) e mentre sta eseguendolo ha luogo il duetto alla finestra - duetto che, eccetto l'aggiunta a Manon di poche desolate parole colle quali consiglia a Des Grieux di ritornare al padre suo perché essa ha dei tristi presagi, rimane tal quale, ma che viene spezzato da una voce allegra che canta una canzoncina dell'epoca - è il lampionaio che va a spegnere il fanale - i due amanti si stringono alla finestra, muti, immobili - via il lampionaio il duetto continua e Des Grieux convince Manon che la libertà è sicura - Manon vi crede - ma un colpo di fucile tuona e un'urlo di dolore e la voce di Lescaut che grida dolorosamente: La partita è finita! - troncata da un rantolo - e attraverso alla scena scappano gli amici mentre di dentro le grida delle scolte chiamano - All'armi! - Des Grieux disperato vorrebbe ritentare il colpo - ma Manon \gli /grida disperata di salvarsi – egli è trascinato via dai fuggenti mentre il piazzale è invaso dal popolo curioso - e subito dopo dai soldati che trascinano le cortigiane.

Qui m'è sembrato davvero la cosa confusa - l'idea dell'appello buona ma non svolta bene, strozzata da una studiata brevità che se è buona quando si tratta del noioso, è nociva quando la situazione è o può dar luogo ad una cosa nuova ed originale. Per spiegarmi: l'appello veniva limitato a pochi nomi - ed eravi isolato, mentre vi si sovrabbondava in cori - le cortigiane ne avevano due, il popolo tre..i soldati due - e tutto ciò confusamente aggruppato - e il concertato senz'anima, senza verità, proprio un concertato alla ribalta. Io ho fatto base del concertato l'appello - affidandolo a soldati (bassi) - popolani che mormorano (tenori) - le cortigiane (come nel copione) una metà allegre - una metà meste e sopra il quintetto - e tutto questo in mezzo a quel martellio strano di nomi che tuonano brevi, aspri, crescenti. L'ultimo nome è Manon, e il nome di Manon pone fine al concertato. E veniamo alla fine dell'atto che credo darà luogo a Puccini per una vera trovata musicale. I soldati conducono via le cortigiane e le fanno salire sulla nave - il popolo fa gruppi in fondo osservando. Des Grieux disperato prega il capitano con parole piene di disperazione - Il capitano acconsente impietosito e Des Grieux ebro di felicità colle braccia tese corre a Manon che dal ponte della nave stende le sue verso di lui - quando le due persone si abbracciano cade rapidamente la tela e qui comincia il finale. Perorazione, per modo di dire - o meglio, \brano brevissimo/ a tempo di marinaresca, cioè l'effetto della partenza della nave – melodia imitativa in orchestra - dietro la tela, un contrasto di voci che sensibilmente si allontanano - le cortigiane hanno un canto angosciato, triste, lo spavento del loro allontanarsi e dell'inoltrarsi verso l'ignoto, l'infinito, il silenzio; - e i marinai, sotto, indifferenti che manovrano: Óhè! Óhè!.Bianca vela – su t'inciela - e Manon e Des Grieux che salutano la nuova aurora, felici, uniti ancora, che hanno dimenticato tutto quanto hanno sofferto nell'ebbrezza di trovarsi ancora abbracciati - impassibili all'allontanarsi della loro patria, anzi smaniosi della nuova terra che li accoglierà, nuova e vera patria perché: Ah, è là la patria nostra...ov'è l'amor!

Naturalmente tutto ciò rapidissimo. Le voci si allontanano - sempre più e si perdono....così nell'orchestra a poco a poco le note si affievoliscono e si perdono in un soffio. Ora, questa seconda parte alla quale ho aggiunta la canzoncina del lampionaio e il finale (che hanno piaciuto a Puccini) rimane molto abbreviata da quello che era.

Questo finale proprio mi pare buono - tanto più che questo colorito di mare deve staccarsi con una evidenza convincente sul fondo dell'insieme dell'opera.

SalutandoLa

Suo de[vo]t. L. Illica

Transcription by Archivio Ricordi
Typology lettera
Sub-tipology letter
Writing manuscript
Language italian

Physical Attributes
No. Sheets 1
Size 265 X 210 mm

Letter name LLET000200