[Milano 12 Genn 1895]
Egregio Signor Giulio,
La ringrazio della somma cortesia Sua per le due risme di splendida carta che Ella con tanta premura mi ha fatto avere.
Bohême è - si può dire - finita e quello che più importa il Doge ne è soddisfatto.
Sto lavorando per accontentare anche l'altro.
Ma che difficoltà questa signora Tosca !..
Il dramma si impone troppo ed invade il libretto questo vuol dire che quel tal secondo quadro - a corte - sarebbe sempre più di grande necessità.
Tuttavia - appunto per accontentare Franchetti - cerco di potere farne senza perché (è bene anche a sapersi) Franchetti quella tal scena che piacque tanto a Sardou fra Spoletta-Scarpia e la cantata di Tosca dietro le quinte non ce la vuol più.
Dunque eccoci alle prese proprio con queste benedette scene a due che sono davvero la maledizione della Tosca.
Orbene sono riuscito ad ottenere un quartetto e sto mettendo insieme un quintetto.
Spoletta diventa un curiosissimo tipo.
La prego pel momento a non voler dir nulla al Franchetti perché questi mi piomberebbe subito qui e magari - come ha fatto pel 2° quadro - mi manderebbe tutto all'aria, non solo, ma quello che è peggio, mi smonterebbe.
Aspettiamo dunque ad atto finito. Cioè fra breve. Perché da quattro giorni Franchetti non si fa vedere ed io credo che egli stia lavorando. Lavori dunque !
Io ho un mezzo sicuro per far lavorare Franchetti...gli parlo della Bohème-
Così per far lavorare Puccini bastasse parlargli della Tosca!
Il 2° atto della Tosca è uno dei più difficili atti che io mi abbia avuto a fare.
Speriamo bene! dice Ferravilla.
Suo
L.Illica