Milano, 21 Luglio 1890

Ill. Sig. Comm. Giulio Ricordi

                              Città

     Le diamo ricevuta della preg. Sua 17 corr. accompagnante la nuova tela di Manon Lescaut da Lei redatta d'accordo coll'amico Puccini: e le rispondiamo oggi soltanto causa assenza da Milano.

     Ella a torto temette che considerazioni d'amor proprio o di dignità artistica possano farci ritrarre dal nuovo lavoro al quale siamo invitati. Poiché la lettura della tela trasmessaci ci à convinti trattarsi di un libretto nuovo, che coll'antico à di comune solo il carattere dei personaggi e pochissime scene.

     Come Ella dunque certamente comprende, non è che il libretto da noi prima composto non sia riuscito opera buona e accettabile, e che ora ad esso si sieno rese necessarie radicali modificazioni. Tant'è che la tela era stata approvata dal Maestro e da Lei, tant'è che approvati erano stati gli atti consegnati - uno per uno - salve forse piccolissime modificazioni da farsi, per così dire, al pianoforte; tant'è infine (ragione la più convincente) che detti atti ci furono - fuorché il 4° - regolarmente pagati a termini di contratto.

     Or quindi, non siamo noi certamente che, componendo (come Ella ben dice) per la prima volta un libretto per musica, se errammo, dobbiamo invocare delle scuse: crediamo invece che di quanto è avvenuto debba risalire ad altri la responsabilità: ad altri che, più esperto di noi, non dubitò d'approvare l'opera la quale, (ripetiamo, perché è tutto ciò che vi à di più convincente) ci fu anche pagata.

     Per noi, dunque, il primo libretto fatto era buono, anzi ottimo. Poteva restarci qualche dubbio sul 4° atto perché non ce lo vedemmo pagato: ma siamo ora rassicurati dalla di Lei tela che lo lascia quasi intatto.

     Concludendo: adesso Ella e l'egregio Puccini (il quale, malgrado il primo libretto consegnato sia ottimo come dicemmo, non si sente di musicarlo) ci chiedono di comporne un nuovo, sulla traccia da Loro fornita. Ci professiamo grati della novella fiducia affermataci, e ci dichiariamo pieni di buona volontà per accingerci all'opera, in cui metteremo tutto il nostro povero ingegno e quel po' di pratica di scena che possiamo aver acquisita.

     Non rimane quindi che metterci d'accordo sul prezzo. E siccome abbiamo la superbia di ritenerci più artisti che librettisti, siccome professiamo amore per l'arte e amicizia sincera per il nostro collaboratore Puccini e abbiam fede nel suo ingegno; noi speriamo e crediamo che quell'accordo sarà presto raggiunto.

     Pertanto, su questo argomento attendiamo - Signor Commendatore - le di Lei pregiate comunicazioni.

     Con profondo ossequio

                                      Devotiss.i

        Domenico Oliva                      Marco Praga