Parigi 6 Ottobre 1857.

Mio Carissimo Amico,

Appena jeri arrivai a parigi [sic] mi affrettai dare a [****] le lettere che mi commetteste. Il viaggio mi è stato bellissimo, ed ora posso mettermi tranquillamente a lavorare l’opera per Napoli. Ho inteso dire a Torino dal Negrini che si vorrebbe far dare la mia opera a Milano per l’apertura di stagione, è inutile dirvi quanto mi farebbe piacere dare a Milano la mi opera: ma darla come apertura è un volerla sacrificare ai tanti partiti di una prima sera che sono compromessivi per un maestro di nome, figuratevi se non sono dannosissimi per un maestro che comincia, che anzi ha bisogno di un pubblico giusto e scevro d’ogni spirito di parte. Se potete impegnarvi a farla dare nel corso della stagione vi sarò grato, ed unirò questa alle tante gentilezze vostre, ma se dovessi dare l’Estella per apertura, cercate, vi prego, cercate di opporre tutte le forze vostre per non darla. Vale più facilitare l’esecuzione al nuovo pezzo che vi ho dato in Milano, mi affretto a mandarvi qui un necessario oppure che farete vedere al vostro Grolli per metterlo nella partitura e nella riduzione del piano, e canto. E questo oppure deve mettersi tutte due le volte che il brindisi ripete, cioè l’allegro, o motivo come volete chiamarlo.

Cominciando il motivo dalle seguenti parole:

Sul nappo spumante il canto s’intuoni

Di brindisi lieti di liete Canzoni

Non s’odon che feste le mura d’intorno

[Esempio musicale: si veda l’olografo]

La cu – ra mole – sta non v’abbia soggior - no

Io l’ho scritto come è nell’originale ma devesi trasportare come col vostro capo copista siamo rimasti.

Ho trovato un altro sbaglio nel pianoforte propriamente nel terzetto nella quarta battuta prima di venire il largo in Sol. bemolle. Propriamente un accordo messo sotto la sillaba me detta dal soprano, e l’accordo deve essere così [esempio musicale: si veda l’olografo]