Date: 6/10/1874



Place: s.l.

ID: LLET005448




Copia della lettera spedita al Ghislanzoni il giorno 6 ∙ 9bre 74 =

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Mio caro Ghislanzoni

Ho letto con interesse il Programma più volte, e mi sono compiaciuto. Capisco pure che nel distendere il dramma farai quegli sviluppi che l’arte e la fantasia ti detteranno.

Eccoti adesso le mie impressioni che sono state le prime nella prima lettura, e che ho risentito anche nelle successive, e ti prego di accoglierle con sensi di amicizia, essendo certo che il tuo ingegno saprà valutarle.

1°. Due balletti nel solo primo atto, e niente più in seguito, pare che non dovrebbero fare buon effetto in un’opera – ballo. 1° e 3°; e 2°. e 4° atto. Capisco che nel 4° atto una danza qualunque sarebbe acqua fredda nell’azione di fuoco che si svolge. Allora io mi regolerei come ti saprà dettare la tua calda fantasia.

2°. Il carattere di Spendio te l’avrai riservato per svolgerlo più secondo il romanzo, che tanto mi piacque. Cioè che fosse comico e coglionatore anzi tutto: poi scaltro, e noncurante sino all’ateismo. 3° Amico mio, il mio spirito s’era già messo in moto, vagheggiando una scena dove il teatro fosse stato innanzi una piazza, al secondo piano scale viali e giardini, al 3° in alto case di Amilcare praticabili = l’ora il crepuscolo del mattino. E già Spendio che si burla della pericolosa impresa di Matho, di rubare il velo. E il comparir di costui dall’alto, ebbro non si sa più, se di aver tolto il velo a Tanite, o d’altre immense voluttà provate nella remota e misteriosa stanza dove riposava Salambò, ma costei più che la dea e il suo velo dovea occupargli la mente. Alla sua apparizione un grido d’allarme delle scolte atterrite, un grido d’orrore de’ Campagnuoli ne’ giardini; un grido di terrore nel popolazzo della strada; un grido di ammirazione beffarda di Spendio. Tutti spaventati voltando le spalle, e gettandosi per terra, affin di non guardare il sacro velo, e il sacrilego che l’ha rubato. E intanto Matho che lentamente scende briaco di potere e di voluttà pronunziando Salambò, Salambò! E quindi qualche cosa, pervenuto giù, di tremendo, di misterioso, di terribile, da scuotere a tali sensi lo stesso cinico Spendio. Questa scena per me varrebbe un dramma.

4°. Dimmi, Salambò ama, o non ama il barbaro? Ti confesso che non l’ho ben capito: è stata o non è stata con lui? Questa indeterminatezza negativa, secondo me, mi spiace. Se la tua fantasia mi accompagna, non sarebbe bellissimo, che a una certa compiacenza del 1°. atto quando Salambò da a bere a Matho, succedesse un furioso amore contro sua volontà per punizione della Dea di cui ha visto il velo; e poi morisse così per questa ultima cagione, e per l’amore e la pietà dello strazio che han fatto dell’uomo che pure le ha fatto sentire le supreme voluttà di natura prepotente? Quanto maggior calore, quanta vita, quanto palpito terribile nella scena finale!

Queste sono le mie impressioni, e considerale come focile che batto alla pietra del tuo ingegno; son certo che saranno scintille di fuoco; e da te non mi posso attendere meno in un’opera di grandissima importanza per me. Meditavi sopra; valutale: tu sei uomo che conosci il teatro e vedi più di me. Posso ingannarmi. Ma il gran concetto dell’opera; la divisione e quadratura de’ balli, e dei pezzi di musica; la giusta proporzione de’ cori; il calore ognor crescente dell’azione; e l’interesse che si protrae sino allo strazio, son considerazioni che tu stesso avrai già fatto prima di ricevere questa mia lettera

Mio caro Antonio pensa, medita, scrivi: e fammi subito sapere se mi sono ingannato. I Siggi Ricordi, meritano tutta la fatica nostra, senza risparmiarci nulla

Ricevi un abbraccio ec ec.

Transcription by Paola Meschini
Named people
Ricordi

Typology lettera
Sub-tipology letter
Writing manuscript
Language italian

Physical Attributes
No. Sheets 1
Size 206 X 134 mm

Letter name LLET005448