New York 26 Luglio 1925

106 Northern Avenue

Mio Carissimo Renzo.
La tua lettera da Parigi mi ha profondamente commosso, e mi ha fatto anche tanto bene – dimostrandomi che ho ancora in Italia degli amici solidi e sinceri, e quel che più conta affezionati. Ti sono anche tanto grato per le speciali notizie che mi dai di ognuno dei tuoi cari di famiglia: - è stata come una breve rimpatriata. Di noi non ho molto da dirti. Io sono stato sempre e continuo ad essere un gran lavoratore - e purtroppo è necessario, malgrado gli anni che mi crescono sul groppone. Con Lina, entrambi avanziamo negli anni, facciamo vita assai ritirata e si lavora sempre. Perla col suo sposo sono in una perenne luna di miele, e la piccola Shirley a 15 mesi scorrazza per la casa e corre come uno scojattolo. E’ di una intelligenza strabiliante. Te ne manderemo il ritratto, appena ne avremo uno passabile.- Puoi stare sicuro che lo faremo, anche se dovesse passare un certo tempo prima che tu lo riceva.
Non so come ringraziarti per quello che mi dici in quanto alla ripresa di Maruzza a Palermo. Ma per la nostra vecchia e provata amicizia io debbo dirti il mio pensiero in tutta la sua sincerità. Questa ripresa è piena di pericoli - specialmente in Palermo. Io sono sempre lo stesso entusiasta per questa nobilissima città, ove noi ci siamo conosciuti e vissuto assieme, ove sono stato sempre accolto da tutti con deferenza e rispetto - ove ho vissuto alcuni dei più felici anni della mia gioventù. Disgraziatamente a Palermo esiste un piccolo nucleo di persone che fa il più grande torto alla bella conca d’oro. Bisogna non dimenticare che da questo piccolo nucleo partì il primo soffio di superstizione, che ha distrutto la mia carriera - come in passato ha distrutto la carriera di ogni compositore che si elevava al di sopra della massa: Auteri, Platania, etc. Finché io sono in vita questo piccolo nucleo teme una rivincita ed una vendetta da parte mia, nella possibilità di un mio ritorno a Palermo. Nulla è più lontano di ogni futura possibilità quanto il mio ritorno a Palermo.- Ma non lo sanno, e lo temono. Nel 1913 un telegramma di Boito mi invitava ad assumere la direzione del Conservatorio di Palermo. Come la voce si sia sparsa colà io lo ignoro – ma questo è certo che io ricevetti caritatevole avviso di non andarci - e lo ricevetti quì a New York, quasi assieme al telegramma. Mi fu detto che io non potevo andare a quel posto senza o tradire la fiducia del Governo, accettando di mantenere ai loro posti persone che non meritavano di esserci – o facendo una eliminazione di persone, la quale eliminazione avrebbe dritto dritto portato il famoso dilemma “Tu mi levi il pane, io ti levo la vita.- In buone parole: che se ci andavo, la mia pelle non valeva un bajocco.- Ma non fu per questo che non vi andai - per quanto in casi come questo ogni spacconata sarebbe stata fuori di posto. Rammenti i Sonetti contro la fuga di Stancampiano? Emanavano dal nucleo sudetto [sic]: io deplorerò tutta la mia vita che per la stupidità eterna della cosa io me ne feci io stesso uno dei portavoce, comunicandoli ad amici etc. assolutamente ignaro che avrebbero potuto avere delle conseguenze.-
- La guerra, che ha cambiato la faccia del mondo non può di subito cambiare una specie di tradizionale fede nella superstizione. L’arma ha servito bene in passato – ed anche oggi non è più così tagliente come lo era prima, pure esiste ancora e può essere usata con successo, tanto più se piove sul bagnato. E questa è una ragione che mi fa temere assai. Ragione secondaria però quando ti avrò detto la principale
E la principale è questa: Ai suoi tempi Maruzza fu proclamata una meraviglia di orchestrazione. Nei 30 anni che sono passati dal suo primo apparire non è solo la tecnica orchestrale che ha fatto salti colossali, ma è anche la tecnica strutturale, di movimenti etc: un sacco di tecnicalità.- Ora la partitura della Maruzza dimostra una poverissima tecnica orchestrale; è il suo punto più debole, sono i suoi “piedi d’argilla”. La mia tecnica, quando la scrissi, era molto deficiente. Se l’opera s’impose, fu per la sua sincerità, ispirazione e bellezza, anche se le deficienze della tecnica impedivano che tali doti venissero fuori in tutto il loro splendore. 
Oggi il pubblico è a contatto giornaliero coi lavori moderni - che come sostanza sono meno che discutibili nella generalità – ma come colori smaglianti sono tali che hanno abituato il pubblico ad una specie di orgia di colori.- Nei pochi lavori dove meriti intrinseci si accoppiano con colori smaglianti c’è il vero successo generale, indiscusso.- La tecnica della “Fanciulla del West” è eccellente se non perfetta – sfortunatamente forse non si può dire altrettanto della sostanza.- Nell’ “Amore dei 3 Re” c’è una specie di equilibrio fra sostanza e tecnica, che sostenute dal meraviglioso libretto, ne fanno uno dei migliori lavori teatrali recentemente prodotti in Italia – per quello che io conosco, almeno. Ma a che farti una lunga lista di esempi?- Non conosco la tecnica del Nerone, che per quanto Toscaninizzata in certo modo mi dà non troppo affidamento.- Ma lasciamo lì l’elenco.
Tornando a Maruzza, quando io, dopo oltre 20 anni della sua produzione potei guardare con occhio sinceramente conoscente di come stavano le cose, mi indussi a fare una nuova partitura, appunto perché riconobbi, come sempre più mi confermo, che la sostanza è semplicemente meravigliosa, e la tecnica, specie orchestrale, una sventura!
Venti anni di vita in America non mi hanno corrotto il senso estetico, anche se per le necessità del pane quotidiano ho dovuto spesso sporcarmi le mani con robe che altrimenti non avrei toccato neanche colle pinzette. Esempio: Quello che faccio oggi. Io vivo dando pochissime lezioni- (Il meno che posso) e come base finanziaria, facendo orchestrazioni di danza per la Victor Phonograph Co= N.B. Danza, nel riparto in cui io lavoro, è :Fox-Trots, One-Steps, Two steps, Tangos, Valzer, Dansons, Passillos [sic] - e questo è tutto.
La compagnia paga meglio di ogni altra - io lavoro con coscienza, speculando effettacci come ci vogliono - ma lavoro a casa mia, non ho ore di ufficio - lavoro quando mi sento, e come mi sento, e per quanto mi sento: cosa impossibile in America in qualunque altro campo.- Il lavoro non è piacevole = qualche volta interessa - spesso nausea, ma mi dà abbastanza da sbarcare il lunario, senza soverchio spreco di forze e di energia.- Io sono al riparto del l’America Centrale, America del Sud e Mexico. - non faccio nulla nella produzione indigena e locale. - In questo paese dove la gente fa ressa a tutto alla caccia di ciò che può portare dollari, si dice che a 40 anni l’attività umana è finita, e l’uomo deve ritirarsi e riposare - C’è la quasi impossibilità di trovare impiego oltre quell’età. Io ci son venuto 20 anni fa e ne avevo 45, e quando venni ero decrepito di 5 anni, al conto di quì! - Perciò debbo chiamarmi fortunato anche per quello che faccio a 65 anni suonati.-
Dicevo dunque che non mi sono incanagliato. No, assolutamente no. Ho studiato, e sentito, e in certe cose sono più giovane di quando ci son venuto. Ho acquistato esperienza e senso pratico, anche dalle cose che non sono musica.- Mi son messo alla partitura di Maruzza con grande fede ed entusiasmo.- Ho continuato ad aver fede nell’idea che per il teatro un enorme numero di strumenti non è necessario; forse nocivo. La nuova partitura abbisogna una orchestra limitata ma scelta e solida.- A pochi giorni di distanza dalla presente te ne manderò il primo atto completo.-
Pur troppo il tempo mi manca di lavorarvi come vorrei. Per mantenere il primato che credo possedere nel ramo che oggi mi da il pane, bisogna mettere a profitto tutte le ingegnosità possibili. E’ uno scavare continuo entro il cervello - che si stanca presto, e col cervello stanco non posso pensare alla partitura di Maruzza - e d’altro lato spesso accade che mi ci metto di voglia: una telefonata: la Victor Co. ha bisogno di una certa orchestrazione di premura - per il giorno dopo, alla tale ora - molto spesso ci va tutta la mia notte. Ma non posso perdere il primato, se no perdo il posto. Ecco perché non avanzo troppo. In està il caldo sfibra, l’umido ammazza. E come si fa? A stento si può pensare al lavoro che si deve fare. - Ma Dio mi darà la grazia di condurla a termine.-
Ricapitolando. Permettimi di rivolgerti fervidamente la preghiera di non far dare la Maruzza a Palermo in autunno.- Il miglior esito desiderabile contribuirebbe poco alla sua vera risurrezione = e l’occasione sarebbe eccellente, per certa gente che disonora quella bella città colla loro presenza di cercare di darmi un seppellimento definitivo. Invece pensiamo a questo: Cerchiamo di fare la risurrezione con la partitura nuova – con un nuovo materiale - e cerchiamo di farla all’anticamera di Parigi, che è Montecarlo. Non so se ci sia ancora Léon Jehin. Io vi fui 24 o 25 anni [or] sono per la prima esecuzione al mondo della mia Sinfonia, ospite della Società dei concerti, e non dimenticherò mai quello che mi fu fatto da tutti. Jehin mi disse che sarebbe stato orgoglioso di produrre qualunque mio lavoro che gli avrei mandato. Ma allora cominciò la terribile guerra della superstizione ed io non ebbi testa per nulla.- Per me, se ancora c’è speranza di salvezza è al Nord - non al Sud. Il buon senso me lo afferma.
Scusa la lunga chiacchiera. Se solo potessimo vederci! Ma non si può. In differenti maniere tu ed io abbiamo entrambi la catena al piede - tu costì, ed io quì. Peccato! Presentami i nostri ossequi alla Signora Angelina -Lina le scriverà presto - ed i miei speciali - ed a te mio vecchio e fedele e fidato amico, un abbraccio fraterno con tutto il cuore dal tuo.
                                                                         Pietro
 

Transcription by Raffaele Buscema
Named people
Arrigo Boito


Typology lettera
Sub-tipology letter
Writing manuscript
Language italian

Physical Attributes
No. Sheets 3
Size 280 X 215 mm

Letter name LLET007238