Date: 4/11/1869



Place: Mariaga, Como

ID: LLET007932




Mariaga 4 Novembre.

Carissimo signor Giulio:

            Ho provato una dolorosa impressione nel veder pubblicato sotto la rubrica amena il Sonetto che mi venne dedicato a Lecco. Per quanto quel lavoro poetico apparisca a me pure infelicissimo, io debbo nondimeno esser grato all’autore delle sue gentili intenzioni, e deve quindi ripugnarmi che di lui si faccia dileggio in un giornale che porta il mio nome. A Lecco, naturalmente, si può supporre che io stesso abbia autorizzato la redazione a pubblicare quei versi, e assai difficilmente, per quanto io mi adoperi, riuscirò a persuadere il poeta della mia assoluta innocenza. Lasciamo andare.

            Io non so risolvermi a far ritorno a Milano. La città mi fa terrore come un luogo infetto di contagio. Qualche fram-mento di Milano, ch’io vidi trasferito a Lecco nell’ottobbre scorso, non ha fatto che rincarire sulla mia avversione.

            Ora, sarebbe sconveniente (e forse lo fu già troppo) che io continuassi a percepire degli stipendii dalla sua Casa ed a figurare come redattore di un foglio ove da sì gran tempo non apparisce una linea di mio. Vedendo gli ultimi numeri della Gazzetta, mi sono altresì meravigliato che il Farina non abbia proseguito a scrivere le Riviste milanesi od altri articoli, e non avendo, in proposito, schiarimenti da lui, sto in sospetto che egli abbia disertato dal suo posto. Ella me ne dirà qualche cosa. Ciò che da gran tempo mi apparisce abbastanza ovvio è che la Gazzetta musicale non abbisogna di redattore. Basta un Direttore; e poiché Lei, signor Giulio, può fungere a questa carica convenevolmente, a me pare che la mia mancanza e quella del mio supplente non verrà avvertita e meno ancora deplorata. Il numero dei collaboratori già da parecchi mesi è notevolmente accresciuto, e materia non sarà mai per mancare al giornale dacché l’egregio Mazzucato vi ha ripreso le sue lezioni di estetica e di armonia. A che dunque servirebbe un Redattore? Ad aggravare il bilancio, nulla più. Ritenga, caro signor Giulio, ch’Ella può far bene da sé; e che anzi, assumendo più dispoticamente il suo titolo e la sua carica, ne avverrà forse che la Gazzetta rappresenterà una certa unità di concetto e di vedute, quale non ebbe finora.

            Dal canto mio, per indenizzarla del denaro che ritirai dalla cassa negli scorsi mesi, le manderò degli articoli; quei benedetti articoli, che infino ad ora non ebbero agio di stillarmi dal cervello, causa le maledette distrazioni cui soggiacqui negli scorsi mesi. M’ero rifugiato a Mariaga per vivere in solitudine e per occuparmi di serii lavori; non ho fatto nulla. La mia casa fu un porto di mare; un continuo via vai di visitatori, conosciuti e non conosciuti. In queste quattro mura regnava da due anni il deserto e il silenzio; dal giorno in cui io son venuto ad abitarle, fu una inondazione di gente; temo che all’apertura del Istmo, la valigia delle Indie abbia a transitare nel mio giardinetto.

            In due parole, le ho spiegata la origine del mio silenzio. Oggi, le basti sapere che io mi riconosco debitore di 10 articoli verso la signora Gazzetta. Se una tale liquidazione le pare equa, non avremo più a ritornare su tale argomento.

            Quanto al mio ritorno a Milano, è probabile che nel Dicembre, dopo le feste del così detto St Ambrogio, io passi costì una quindicina di giorni; poi dovrò recarmi a Torino (forse) per la messa in scena della Giovanna di Napoli, e di là, dopo altri quindici giorni di sosta a Milano, ripartirò per Mariaga. Ella può, se ciò le aggrada, lasciar correre in fronte alla Gazzetta il mio nome quale redattore fino a quando le parerà e piacerà. Mi dica due parole per mia norma, e mi creda quale sempre mi sono protestato e mi protesto

Di Lei dev. amico

A. Ghislanzoni

Tanti saluti alla sua egregia famiglia, ai signori Tornaghi e Palloschi.

Transcription by Carlo Tremolada


Typology lettera
Sub-tipology letter
Writing manuscript
Language italian

Physical Attributes
No. Sheets 1
Size 209 X 135 mm

Letter name LLET007932