Date: 4/5/1874



Place: Lecco

ID: LLET008014




Pregiatissimo Sig.Giulio:
Lecco= Lunedì 4 Maggio.
 
Nell'ultima lettera di Flotow, ch'Ella si piaque [sic] comunicarmi, era detto che un poeta francese (credo il Saint-Georges) avrebbe fornito l'argomento per la nuova opera, e mi si chiedeva se, limitando la mia collaborazione alla parte di riduttore o traduttore, mi sarei offeso o rammaricato. Risposi a Lei negativamente; e la pregai di scrivere al maestro incoraggiandolo ad agire come meglio gli paresse e piacesse. Dopo questo, non ebbi più comunicazione di sorta su tale vertenza.
A poca distanza di epoche, lessi nella Gazzetta musicale che il Pinsuti, il Mercuri e il Coronaro doveano scrivere, per comissione [sic] della sua Casa, delle opere con mio libretto. Né per iscritto né verbalmente si addivenne mai a stabilire alcun patto. Anche pel maestro Rossi di Parma ci furono scambi di proposte, e tutto fu obliato. Sopravenne [sic] il Domeniceti, e mentre questi discuteva meco sul tema da scegliersi, seppi che il libretto era già scritto dal Boito, e naturalmente non se ne fece più nulla. Questa incessante sovrapposizione di incarichi sempre indeterminati e controversi mi stancò la fibra e mi ridusse (glielo confesso) alla disperazione. Ho dovuto leggere non so quanti volumi, e subirmi i più nefandi romanzi, e drammi, e programmi di ballo e libretti italiani e francesi più atti ad imbecillire un galantuomo che ad ispirargli una buona idea. E frattanto, quante distrazioni di dispacci di lettere, di gite, di ordini e contr'ordini! - Dal novembre a tutto il marzo io non ebbi mai tregua; e or fanno dieci giorni appena io era ancora intento a rifabbricare i . . . . Lituani!
Ma oggimai, è vana cosa ritornare sul passato. Ella dice ch'io ebbi torto, e quasi me ne persuado. E il maggior de' miei torti fu quello appunto di avere, com'Ella dice, fatto della poesia negli affari. E fu poesia l'interpormi con coscienza da galantuomo in questioni che punto non mi riguardavano, e il transigere su tutto, accettando comissioni [sic] incondizionate e assumendo di scrivere libretti ad un prezzo che Ella per avventura non offerse mai a verun scrittore esordiente. Voglio alludere alla Marion Delorme, che mi trovo sulle spalle da rifare per intero, dopo aver sborsato 300 lire del mio per un collaboratore non saprei dire se svogliato o impotente. Ripeto: ebbi torto – a cinquant'anni io commetto ancora delle inconsideratezze imperdonabili.
Ho dato una occhiata ai miei conti, e credo che non ci vorrà molto per bilanciare le partite. Otto rappresentazioni che si dieno ancora dei Lituani scemeranno il mio debito di lire 300 – e il residuo prezzo della Marion Delorme che intendo terminare al più presto, basteranno al pareggio. Spedirò altresì nella settimana il secondo volume dell'Abra Cadabra in numero di copie 200; e debbo supporre che tante copie verranno acquistate dalla Casa, perché altrimenti mi toccherebbe buttare alle fiamme non so quanti volumi dispajati. Non ho rettifiche a fare sul conto – solamente la prego di far esaminare se non sia occorsa una omissione sulla mia partita avere per le 200 lire che erano sul conto del M° Verdi a seguito ai ritocchi del D.Carlo. Nelle mie note del gennajo 1873 vedo che 200 lire mi vennero pagate dalla sua Casa per tal titolo.
 
Dopo queste ciarle, inopportune forse e sterili di effetto, le ripeterò che l'affare Ponchielli mi ha profondamente impressionato e addolorato. La persona ch'Ella scelse per scrivere il libretto rappresenta il mio nemico più accanito. Apertamente mai, ma sempre, a mezzo di suoi degni amici della Perseveranza e del Pungolo, il signor Paolo Ferrari mi denigrò come seppe. Io detesto questo signore, come Fortis lo ama – le correnti simpatiche non sono un fenomeno inesplicabile. Ella dice che Ferrari è il migliore librettista dopo di me – dica pure francamente: il migliore di tutti. In questo genere di lavori letterarii chi ha fatto nulla può ancora chiamarsi grande o per lo meno superiore di gran lunga a chi ha fatto. Non sono però tanto ingiusto da offendermi con Lei – le apparenze se non i fatti le danno ragione. Ciò che in Lei mi spiacque fu la lunga dissimulazione del fatto, fu l'equivoco in cui mi tenne per due mesi e in cui mi terrebbe ancora se altro non l'avesse prevenuto. Rifletta, e forse un giorno converrà meco che vi fu da sua parte poca franchezza e poca amicizia.
Non spedirò programmi a Ponchielli. Mi occuperò esclusivamente del libretto per Gomes – terminato questo, ne comincierò [sic] un altro pel primo che capiterà e lo finirò. Seguendo un tal metodo potrò rimettermi in carreggiata. La saluto distintamente
Di Lei
A Ghislanzoni
Transcription by Archivio Ricordi

Named works
Marion Delorme

Typology lettera
Sub-tipology letter
Writing manuscript
Language italian

Physical Attributes
No. Sheets 1
Size 282 X 225 mm

Letter name LLET008014