Date: 3/3/1927



Place: s.l.

ID: LLET010726




3 / 3 / [1]927
Carissimo Commendatore,
ho quasi finito la lettura orchestrale di Turandot, ma al duetto finale non mi son sentito di andare avanti. Forse mi sono abituato alla vecchia edizione, eseguita a Buenos Ayres, forse i rimaneggiamenti non sono felici – certo è che, in coscienza d’artista, io non posso accettare in pieno tutte quelle pagine su cui ognuno ha creduto di dire la propria opinione, non solo, ma apportare quelle modifiche che credeva migliorassero le sorti dell’opera. Ora io non parlo in nome di Alfano che si disinteressa assolutamente della cosa (anche perché credo ne abbia abbastanza di fare e rifare, e spesso in peggio!) ma parlo in nome mio e nell’interesse di un lavoro che rispetto, che mi piace ed a cui apporto tutta la mia devozione di amico per il Maestro scomparso e di musicista coscienzioso. Dunque, tutta la prima parte del duetto (dal n° 36 al n° 38 della piccola partitura) è appesantita dallo strumentale; quell’aggiunta delle due battute prima del 37, messe lì per uno scrupolo eccessivo, guasta il momento sentimentale e prepara male il 37 che invece veniva bene prima delle parole ma l’anima è lassù. Invece va bene la modifica al 38 perché più consona all’armonia pucciniana. Passi anche la strozzatura col taglio al momento del bacio, per quanto questo dovrebbe essere lunghissimo, complicato, tanto dadl lasciare la vergine crudele esausta ed ... illanguidita!
In quanto all’altro brano, quello in 6/4 dell’Alfano (Il mio mister? non ne ho più etc...) siamo già d’accordo che si debba ristabilire, poiché quello attuale decisamente è inferiore ed è una pedanteria il tenerlo sol perché è del povero Maestro. Ma se fosse vissuto chi sa quante pagine di questo genere avrebbe lacerate e chi sa quante ne ha buttato via. Non mi pare sia onorare la memoria di un Morto svelarne le debolezze!
Io a Buenos Ayres, d’accordo con Guido ho fatto un taglio forte sì, ma utilissimo all’economia dello spettacolo e di grande efficacia per il successo. Ho tirato via tutte le chiacchere di Turandot perfettamente inutili dal momento che il bacio la’ha trasformata ed andavo dal n° 41 dopo le prime 4 battute del tenore al n° 46, ma in mi b come era l’originale evitando così quella mostruosità del n° 46 stesso in cui per tre misure si sta in do e poi chi sa perché (forse perché era acuto al soprano?) si va sulla dominante di mi b! Un vero pugno in testa in questo genere di musica.
Concludendo: La prego mandarmi il vecchio strumentale dal n° 36 al 38 (se c’è da fare qualche sutura la farò io) e tutta la vecchia musica dal 46 al 49. Gliene sarò molto grato. Ho anche trovato delle nuove indicazioni metronomiche qua e la [sic], specie al 2° atto, dopo gli enigmi. Io sto colle vecchie, che ritengo uguali all’autografo e siccome ho la convinzione che lo spirito della musica pucciniana risulti un po’ falsato nel modo attuale (che è forse quello della prima esecuzione) mi atterrò alla mia interpretazione bonaerense che mi pare la buona e che giudicherete.
Caro Commendatore, scusi le noie che le do, che in fondo si riducono a telefonare in copisteria ed ordinare le parti che credo avrete pronte. In ogni modo grazie infinite.
Qui tutto bene - alla popolare di Fidelio tutto esaurito, tanto che ne facciamo un’altra, sabato, a richiesta. Ossequi alla sua famiglia. Conto rivedere il suo simpaticissimo figliuolo e cordialità da
 
Gino Marinuzzi.
Transcription by Paola Meschini


Typology lettera
Sub-tipology letter
Writing manuscript
Language italian

Physical Attributes
No. Sheets 2
Size 285 X 225 mm

Letter name LLET010726