Caro Tornaghi

Verona 16 Gennajo 1862

Dopo di aver spedita la lettera a voi diretta con l’occlusa del buffo Ciampi, ricevetti il giorno appresso le precise notizie del D. Pasquale andato in iscena al Carcano. Da queste rilevo che se si eccettui il Ciampi, tutti gli altri sono artisti meschinissimi, e che non sarebbe affare di affidare la Guerra in quattro a tali individui. Per cui non ho perduto tempo, e scrissi subito al Ciampi facendogli conoscere che se per la Guerra in quattro non abbiamo interpreti migliori di quelli del D. Pasquale faremo un buco nell’acqua. Mi si dice anche esservi una pessima orchestra, e cattivi cori. Dunque sarebbe un affare inutile, a meno che Rovaglia non implorasse la sua compagnia, e la sua orchestra, ciò che non farà certamente.

Marcello mi fa sapere che il Bottero sarebbe disposto a darla in primavera appena spirato il contratto di Mattioli [recte Matioli] per assumerne esso la parte di D. Prosdocimo (che io gli addatterei [sic]).

Bisognerebbe allora che Bottero ritenesse lo Stecchi per tenore, e l’Archinto per baritono. Alla fine del Carnevale io farò una scappata a Milano e bisognerà definitivamente combinare questo affare. L’amico che mi scrive tutto questo, mi dice anche che la maggior difficoltà perché Bottero riproducesse quest’opera, sarebbe il nolo chiesto da Ricordi di fr. 500. Se tutte le difficoltà sono queste, io credo che non sarà difficile l’intendersi; per parte mia lascierei [sic] la quota a me spettante, e di più mi recherei a Milano per mio conto onde assistere ad alcune prove.

Vi prego di sollecitare la stampa delle due opere, che più facilmente se ne otterrà la riproduzione.

Ricordatemi al Tito, e famiglia, ed amate il

vostro aff. amico

Carlo Pedrotti

P.S. Ricevo in questo punto la lettera di Tito. Vi prego dell’occlusa al Marcello.