Caro Tito

                                          Venezia 18 luglio 1854.

Jeri ho consegnato all'amico Corniani che parte oggi per costà, tre dei quattro libretti, che ti giungeranno, spero domani o dopo domani; il quarto te lo spedirò infallibilmente entro la ventura settimana.

Ora sta bene attento. Ho inteso che nel prossimo autunno si darà la Traviata a Trieste, e siccome io dovrò recarmivi pel Pittore e Duca di Balfe, così tu dovresti suggerire ed insistere presso Ronzani che mi chiamasse pure per mettere in iscena la Traviata. Ciò tornerebbe d'indubbio vantaggio all'opera stessa ed ai proprietari, e farebbe nello stesso tempo entrare in saeculo meo, qualche fiorinaccio di più. Che te ne pare? La cosa va co' suoi piedi, e con una fava si contentano più piccioni, fra quali è l'innocente piccione Checco Maria.

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Verdi mi commise un nuovo libretto al quale darò mano non appena spicciate alcune lucranti urgenze che mi premono. Egli vuole dar nuova vita alla musica dello Stiffelio, perciò devo combinare che detto libretto vi si presti, senza ricordar né Stiffelio né Welingrode [sic]. Farò un nuovo rimpasto, mutando epoca, nomi, paese, scene, sopprimendo pezzi, aggiungendone, insomma fabbricando un pasticcio che procurerò sia per riuscire non meno saporito del primo senza che menomamente il ricordi. Ma indovina? Non ho una copia del mio Stiffelio, mandamene dunque un pajo sotto fascia, ed una pure di quello scorticato Welingroode [sic], a fine di regolarmi, ed evitare, il già fatto. Ti prego peraltro di tener ciò con tutti segreto, né dirlo nemmeno a Verdi scrivendo, perché se non te ne scrisse ancora, il farà, né voglio, che ciò esca per primo dalla mia penna o bocca.

Tante cose alla tua cara Peppina un bacio ai putelli e mille saluti al carissimo Cerri.

Non so se te lo abbia scritto, ma qui sperano di poter dare l'Assedio d'Arlem. Vedremo se la Censura il permetterà.

Bondì, Veccio mio, credime sempre co tanto de cuor

To Amico Checco Maria