Date: 31/5/1903



Place: Milano

ID: LLET014247




Milano 31 maggio 1903

Mio caro amatissimo Puccini.

Certamente Ella sarà maravigliato del mio lungo silenzio: chissà che cosa avrà pensato di me!- Ebbene il mio lungo silenzio le viene ora spiegato da quanto avvenne la scorsa Domenica, e cioè dalla sfasciatura e rifasciatura e dal pronostico pronunciato dai curanti, pronostico che se fu causa a Lei di dolore, non lo fu meno pei suoi amici e particolarmente per me, che affannosamente seguii le fasi della sua Via crucis. Infatti dalle continue domande da me rivolte a persone della scienza, dalle giornaliere indagini ebbi sempre il timore che ancora non si fosse prodotta quella reazione di vitalità che sola conduce ad una relativamente rapida guarigione! – Certo, l’impensata e maledetta catastrofe che lo colpì, è causa primaria dello stato suo attuale, ma questo era già predisposto dagli antecedenti, così come concorsero a mantenerlo le circostanze di poi.

Caro Puccini, Ella deve penetrare ben addentro nella di lei coscienza la più nascosta, la più intima ed allora dovrà pur dire le dolorose parole: mea culpa!! – E si rammenterà pure ciò che più volte le dissi, e le sacrosante promesse fattemi e le ripetute offese recatemi con mancare sempre alla promessa, alla parola datami.

Ella sa benissimo ch’io non sono un rétore, un pedante, un francescano predicatore, ma che sono uomo di mondo e sufficientemente navigato per cedere e tacere, valutare e condonare. Ma, nella vita dell’uomo, nei doveri verso se stessi, vi sono limiti che non si devono carcare perché al di là vi è l’abbassamento di ogni senso morale, la prostrazione fisica, il decadimento del pensiero, la pazzia, od il cretinismo!!..

Ella, mio caro Giacomo, ha dovuto bensì lottare, passare per traversie – e quale l’artista che non l’abbia fatto in più o meno frande misura? – ma ha avuto anche la buona fortuna di giungere presto a quella meta che molti altri, divenuti poi grandi – molto più a lungo dovettero affannarsi per raggiungere. L’innata bontà sua, la giovialità del carattere, l’aperta piacente fisionomia, altra fortuna le portarono, quella di essere circondato da amici fedeli e benevolenti: cosa ben rara!- Ma tutte queste buone fortune, se dovute veramente al di lei merito, crearono anche il demerito di formare poco a poco un vero ragazzo capriccioso e volontario!... Ma pur troppo non era più il caso degli scapaccioni, delle sculacciate!... Puccini, che poteva essere il moderno Rossini, e cioè veramente Imperator musicae, stava per diventare l’infelice Donizetti!

Ma si rammenti, in nome di Dio santo, quante e quante volte glie lo dissi, quando era lì, nel mio ufficio, lì, in faccia a me, accasciato sulla poltrona, esanime fisicamente e moralmente!!.. No, non era quel Puccini pieno di vivacità, innamorato dell’arte sua, tutto pervaso dal bisogno di creare e di aggiungere melodie a melodie, e di avere innanzi un cielo raggiante di luce!...

Oh! Io lo so bene… Ella penserà, Ella dirà ch’io ero un visionario, un matto allora, così come sono un freddo seccatore ora! – E così ragionano i fanciulli testardi e pensano e gridano: cattivo papà!... ma fortunati quelli che il cattivo papà riesce a condurre sulla dritta via.

Ma che proprio fossi matto?... ma per quale ragione avrei dovuto vedere in Lei un altro Puccini?... ah! no, no, e poi no! – era verità sacrosanta! – Il di lei forte organismo riusciva di tanto in tanto a reagire: ma non era meno vero ch’Ella precipitava verso un baratro terribile –

Avvenne la dolorosissima catastrofe!... ed ecco procate dalla evidenza crudele la verità de’ miei timori!... Un uomo dall’apparenza così bella e vigorosa, nel fiore dell’età, sorretto da tutte le cure immaginabili, si appalesa mancante di ogni forza vitale, di ogni reazione: è una natura usata, sdrucita – e noi passiamo ore e giorni in ansie terribili, all’annunzio di quel male che segna una pericolosa fisica decadenza, molte volte non più rimediabile…. E sono vere lagrime che si piangono!... mentre altre dolorose insanabili ferite vengono a colpirmi tanto che io sono stupido di trovarmi ancora disposto a combattere nei ranghi dell’Arte e… dell’amicizia.

Si, caro Giacomo, dell’amicizia, perché appunto sto qui combattendo contro di Lei, e mi chiedo timoroso se a così grande amicizia non sto forse portando un fiero colpo!.... Eppure la mia coscienza, il vero affetto che ho per lei, la sconfinata stima che sento per l’artista, la simpatia personale, tutto e tutto mi spingerà a parlare, a dirle quello che da mesi mi grava sul cuore, mi rattrista l’animo! – ed è verità vera ch’Ella è traditore di se stesso, ch’Ella è sconoscente verso gli amici, verso la patria, verso l’Arte! – Ella colle proprie mani straccia la propria bandiera ed è cieco così da non accorgersene – e da cambiare in nemici gli amici e da creare dolori e disagi infiniti!

E non devono rammaricarsene coloro che le vogliono bene?... e non devono averne trafitture dolorose… e non devo io avere il coraggio di affrontare ogni pericolo e di parlare alto?

Nelle lunghissime ore, nelle interminabili giornate ch’Ella sgraziatamente dovette passare immobile, pur troppo non mi pare siasi fatto un giusto criterio del proprio stato fisico. E lo comprendo: ajutato da buona salute fin qui, ha potuto abusare un po’ sempre della vita, senza provarne troppo sensibili conseguenze = così si può giustificare la sua speranza di sorpassare ora, pur lentamente, sicuramente la grave e pericolosa crisi. Ma il fisico si trovò in condizioni inferiori al morale – e questo, a sua volta, insofferente d’ogni contrarietà, esaltato da sotterfugi puerili ed eccitanti, nesun ajuto ha dato all’altro! – Ed Ella ne vede ora le tristissime conseguenze – Avranno queste almeno la forza sufficiente perché Ella guardi nell’avvenire con esatta visione delle cose, con fermezza d’animo, con onestà di cuore?....

Ma è mai possibile che un uomo come Puccini, che un artista il quale fece palpitare e piangere milioni di persone colla potenza e col fascino delle proprie creazioni, sia divenuto trastullo imbelle e ridicolo fra le mani meretricie di femmina volgare ed indegna?.... Ma dunque in quest’uomo non esiste più l’equo criterio?... la facoltà di ben giudicare?... ma dunque le sadiche voluttà hanno maggior presa su di esso, che non l’orgoglio dell’uomo e dell’artista, che non le preghiere insistenti, incalzanti, paurose degli amici?.... E quest’uomo non comprende quale immensa distanza separi un amore, dall’oscenità laida che distrugge nell’uomo la percezione morale ed il vigore fisico?.... Ed una bassa creatura, dagli istinti puttanieri, si impossessa del cuore, della mente, del corpo di così eletto artista, e con oscene voluttà che lo avrebbero condotto alla morte morale, poi alla fisica, lo fa suo trastullo così da apparire ai di lui occhi come fata benefica, amorosa, ispiratrice! – Bassissima e vile creatura, io dico ed affermo altamente!... vile, bassissima, che pur di raggiungere l’oscenità voluttuosa e far cosa sua della persona non rimorde dall’uccidere l’artista genialissimamente italiano, che l’Italia esso onorava come era dall’Italia onorato! – Né basta! Scritti volgari, frasi fatte, dalle quali nessuna verità trapela, nessuna altezza d’animo appare, appajono agli occhi di un Puccini quali l’esaltamento di un amore insuperabile!!.

Ah!... quale dolorosa cecità!... quale dolore per noi tutti che amiamo in lei l’amico caro, l’amico cortese, il simpatico Giacomone, l’artista eletto, vero tipo di quella italianità che diede vita al risorgimento e da questo ebbe vita di poi!!.... E questa individualità così bella, na femmina corrotta la caccia sotto di sé, e come vampiro immondo fuori ne succhia il pensiero, il sangue, la vita?..

Ah!.. per Cristo!!.. questo è troppo ! – Andiamo, Puccini!... andiamo caro Giacomo mio, o meglio nostro – per quanto possa credere grande la ferita del momento, spezzi tale catena di lascivo eccitamento, si elevi a più nobili a più alte idee! – Anche gli atti più intimi, più meschini, possono nella vita dell’uomo ispirarsi a nobiltà d’animo e come molecole impalpabili, pur tuttavia creano un ambiente di serenità e di soddisfazioni che rende gradevole la vita stessa, ne fa più forti per superare le umane traversie, e nella tarda età ne fa riguardare con glorioso compiacimento alle cime – più o meno alte – che si raggiunsero! –

Così, e non altrimenti deve agire un Giacomo Puccini! – e no voglia fare con me lo scettico e dire ch’Ella prende l’Arte e la spreme e poi la getterà per un ozioso riposo. No – no – è l’Arte che non lascia Lei! – ed è Puccini che non può l’Arte lasciare! – e vi sieno pure disillusioni, battaglie; la vittoria conseguita più grande farà la via a percorrere! – Ma veda un po’ se ora i suoi pensieri – quando sono, non ispirati da lubriche rimembranze, ma ispirati dai sensi dell’arte – non vanno con vivo ed intenso desiderio al lavoro tanto sgraziatamente interrotto?... e veda altresì se tali pensieri non si rivolgono al poi?...

Qui – qui soltanto è la di Lei salvezza, la di Lei salute!!...

Pensi pure di me quello che vuole, giudichi le mie parole od ispirate dal più vivo affetto, o dettate da interesse commerciale, poco me ne importa!.... Appunto per questo esse rappresentano l’espressione della verità!.. le arrivino gradite, oppure le trovi sgradite, non me ne cale!... Ho dato sfogo a quanto da tempo si accumulava nel mio cuore, facendomi tante e tante volte lagrimare, e passare notti insonni!!... Che pure bisogna piangere nel vedere perdersi a poco a poco l’Artista amato, quel Maestro da cui la patria, il mondo, l’arte molto vogliono ancora, perché molto può e deve dare!! – Ma non è cosa terribile?.... non è cosa che loemozioni e che le apra la mente alla giusta visione di ciò che è suo sacrosanto dovere di fare?....

Più oltre non insisto – se quanto ho osato scriverle oggi ha nessuna presa sul di Lei animo, non mi rimane che di esclamare: poveri noi!

L’ottimo, il cortese Prof. Guarneri mi ha sempre informato, ben sapendo con quale ansietà aspettavo notizie – Se l’ultima visita è stata dolorosamente sconfortante per noi tutti, mi immagino cosa sarà stata per Lei, poveretto!... Ma non è il caso di accasciarsi: al contrario, bisogna reagire con forza, con coraggio, fisicamente, moralmente: è una conquista da fare, che si può fare, che si deve fare – Non mai come in questo è il caso di dire: volere è potere.

Io credo che i medici curanti le avranno pur detto le cause che ritardano la guarigione: è una sorgente esausta – mancano quegli elementi che congiungono e rassodano le ossa! – (A anto è giunto!) – ma l’organismo generale è lì pronto a migliorare, a far nuovamente girare i succhi vitali – Certo…. È doloroso, assai doloroso tale stato!... Ebbene, lo vinca, con volontà, con ferrea volontà. Che le belle distrazioni morali vengano in di Lei ajuto: sono siamo qui tutti pel nostro Giacomo? La povera gamba vuole ancora essere fasciata?.... ed ancora si richiede posizione immobile?... Ebbene troviamo modo perché Ella possa valersi del pianoforte: svagarsi, trovare suoni, ideare melodie, e poco a poco riprendere il lavoro: ma ciò senza sforzo, senza inquietudine, senza nervosismi irritanti – ed allora questo sarà un grande coefficiente di guarigione –

E non sarà possibile poi, nei mesi caldi, recarsi in montagna?... respirare dell’aria ossigenata, ricostituente?... Sarà, magari, un sacrificio, ma quale sacrificio non vale la riconquista della salute?....

Tito è tornato jeri soltanto: fra due o tre giorni ci troveremo con Giacosa, poi questi con Tito verrà da Lei – ed io spero che la nostra cara Butterfly presto verrà ancora verso di Lei – e lo attirerà fra le sue braccia, in sano e glorioso amplesso.

Chissà, leggendo questa interminabile mia, quanti movimenti di impazienza, di rivolta le saranno sfuggiti!!... Povero figliolo! – Io non mi pento: mi sento il cuore più tranquillo, l’animo più leggiero e dico a questo mio scritto: va – e penetra nel cuore suo e fallo, in nome di Dio, persuaso dell’affetto grande, vero, leale che ti ha dettato ed è con simile affetto ch’io l’abbraccio teneramente
Suo Giulio Ricordi
Milano 31 maggio 1903

Mio caro amatissimo Puccini.

Certamente Ella sarà maravigliato del mio lungo silenzio: chissà che cosa avrà pensato di me!- Ebbene il mio lungo silenzio le viene ora spiegato da quanto avvenne la scorsa Domenica, e cioè dalla sfasciatura e rifasciatura e dal pronostico pronunciato dai curanti, pronostico che se fu causa a Lei di dolore, non lo fu meno pei suoi amici e particolarmente per me, che affannosamente seguii le fasi della sua Via crucis. Infatti dalle continue domande da me rivolte a persone della scienza, dalle giornaliere indagini ebbi sempre il timore che ancora non si fosse prodotta quella reazione di vitalità che sola conduce ad una relativamente rapida guarigione! – Certo, l’impensata e maledetta catastrofe che lo colpì, è causa primaria dello stato suo attuale, ma questo era già predisposto dagli antecedenti, così come concorsero a mantenerlo le circostanze di poi.

Caro Puccini, Ella deve penetrare ben addentro nella di lei coscienza la più nascosta, la più intima ed allora dovrà pur dire le dolorose parole: mea culpa!! – E si rammenterà pure ciò che più volte le dissi, e le sacrosante promesse fattemi e le ripetute offese recatemi con mancare sempre alla promessa, alla parola datami.

Ella sa benissimo ch’io non sono un rétore, un pedante, un francescano predicatore, ma che sono uomo di mondo e sufficientemente navigato per cedere e tacere, valutare e condonare. Ma, nella vita dell’uomo, nei doveri verso se stessi, vi sono limiti che non si devono carcare perché al di là vi è l’abbassamento di ogni senso morale, la prostrazione fisica, il decadimento del pensiero, la pazzia, od il cretinismo!!..

Ella, mio caro Giacomo, ha dovuto bensì lottare, passare per traversie – e quale l’artista che non l’abbia fatto in più o meno frande misura? – ma ha avuto anche la buona fortuna di giungere presto a quella meta che molti altri, divenuti poi grandi – molto più a lungo dovettero affannarsi per raggiungere. L’innata bontà sua, la giovialità del carattere, l’aperta piacente fisionomia, altra fortuna le portarono, quella di essere circondato da amici fedeli e benevolenti: cosa ben rara!- Ma tutte queste buone fortune, se dovute veramente al di lei merito, crearono anche il demerito di formare poco a poco un vero ragazzo capriccioso e volontario!... Ma pur troppo non era più il caso degli scapaccioni, delle sculacciate!... Puccini, che poteva essere il moderno Rossini, e cioè veramente Imperator musicae, stava per diventare l’infelice Donizetti!

Ma si rammenti, in nome di Dio santo, quante e quante volte glie lo dissi, quando era lì, nel mio ufficio, lì, in faccia a me, accasciato sulla poltrona, esanime fisicamente e moralmente!!.. No, non era quel Puccini pieno di vivacità, innamorato dell’arte sua, tutto pervaso dal bisogno di creare e di aggiungere melodie a melodie, e di avere innanzi un cielo raggiante di luce!...

Oh! Io lo so bene… Ella penserà, Ella dirà ch’io ero un visionario, un matto allora, così come sono un freddo seccatore ora! – E così ragionano i fanciulli testardi e pensano e gridano: cattivo papà!... ma fortunati quelli che il cattivo papà riesce a condurre sulla dritta via.

Ma che proprio fossi matto?... ma per quale ragione avrei dovuto vedere in Lei un altro Puccini?... ah! no, no, e poi no! – era verità sacrosanta! – Il di lei forte organismo riusciva di tanto in tanto a reagire: ma non era meno vero ch’Ella precipitava verso un baratro terribile –

Avvenne la dolorosissima catastrofe!... ed ecco procate dalla evidenza crudele la verità de’ miei timori!... Un uomo dall’apparenza così bella e vigorosa, nel fiore dell’età, sorretto da tutte le cure immaginabili, si appalesa mancante di ogni forza vitale, di ogni reazione: è una natura usata, sdrucita – e noi passiamo ore e giorni in ansie terribili, all’annunzio di quel male che segna una pericolosa fisica decadenza, molte volte non più rimediabile…. E sono vere lagrime che si piangono!... mentre altre dolorose insanabili ferite vengono a colpirmi tanto che io sono stupido di trovarmi ancora disposto a combattere nei ranghi dell’Arte e… dell’amicizia.

Si, caro Giacomo, dell’amicizia, perché appunto sto qui combattendo contro di Lei, e mi chiedo timoroso se a così grande amicizia non sto forse portando un fiero colpo!.... Eppure la mia coscienza, il vero affetto che ho per lei, la sconfinata stima che sento per l’artista, la simpatia personale, tutto e tutto mi spingerà a parlare, a dirle quello che da mesi mi grava sul cuore, mi rattrista l’animo! – ed è verità vera ch’Ella è traditore di se stesso, ch’Ella è sconoscente verso gli amici, verso la patria, verso l’Arte! – Ella colle proprie mani straccia la propria bandiera ed è cieco così da non accorgersene – e da cambiare in nemici gli amici e da creare dolori e disagi infiniti!

E non devono rammaricarsene coloro che le vogliono bene?... e non devono averne trafitture dolorose… e non devo io avere il coraggio di affrontare ogni pericolo e di parlare alto?

Nelle lunghissime ore, nelle interminabili giornate ch’Ella sgraziatamente dovette passare immobile, pur troppo non mi pare siasi fatto un giusto criterio del proprio stato fisico. E lo comprendo: ajutato da buona salute fin qui, ha potuto abusare un po’ sempre della vita, senza provarne troppo sensibili conseguenze = così si può giustificare la sua speranza di sorpassare ora, pur lentamente, sicuramente la grave e pericolosa crisi. Ma il fisico si trovò in condizioni inferiori al morale – e questo, a sua volta, insofferente d’ogni contrarietà, esaltato da sotterfugi puerili ed eccitanti, nesun ajuto ha dato all’altro! – Ed Ella ne vede ora le tristissime conseguenze – Avranno queste almeno la forza sufficiente perché Ella guardi nell’avvenire con esatta visione delle cose, con fermezza d’animo, con onestà di cuore?....

Ma è mai possibile che un uomo come Puccini, che un artista il quale fece palpitare e piangere milioni di persone colla potenza e col fascino delle proprie creazioni, sia divenuto trastullo imbelle e ridicolo fra le mani meretricie di femmina volgare ed indegna?.... Ma dunque in quest’uomo non esiste più l’equo criterio?... la facoltà di ben giudicare?... ma dunque le sadiche voluttà hanno maggior presa su di esso, che non l’orgoglio dell’uomo e dell’artista, che non le preghiere insistenti, incalzanti, paurose degli amici?.... E quest’uomo non comprende quale immensa distanza separi un amore, dall’oscenità laida che distrugge nell’uomo la percezione morale ed il vigore fisico?.... Ed una bassa creatura, dagli istinti puttanieri, si impossessa del cuore, della mente, del corpo di così eletto artista, e con oscene voluttà che lo avrebbero condotto alla morte morale, poi alla fisica, lo fa suo trastullo così da apparire ai di lui occhi come fata benefica, amorosa, ispiratrice! – Bassissima e vile creatura, io dico ed affermo altamente!... vile, bassissima, che pur di raggiungere l’oscenità voluttuosa e far cosa sua della persona non rimorde dall’uccidere l’artista genialissimamente italiano, che l’Italia esso onorava come era dall’Italia onorato! – Né basta! Scritti volgari, frasi fatte, dalle quali nessuna verità trapela, nessuna altezza d’animo appare, appajono agli occhi di un Puccini quali l’esaltamento di un amore insuperabile!!.

Ah!... quale dolorosa cecità!... quale dolore per noi tutti che amiamo in lei l’amico caro, l’amico cortese, il simpatico Giacomone, l’artista eletto, vero tipo di quella italianità che diede vita al risorgimento e da questo ebbe vita di poi!!.... E questa individualità così bella, na femmina corrotta la caccia sotto di sé, e come vampiro immondo fuori ne succhia il pensiero, il sangue, la vita?..

Ah!.. per Cristo!!.. questo è troppo ! – Andiamo, Puccini!... andiamo caro Giacomo mio, o meglio nostro – per quanto possa credere grande la ferita del momento, spezzi tale catena di lascivo eccitamento, si elevi a più nobili a più alte idee! – Anche gli atti più intimi, più meschini, possono nella vita dell’uomo ispirarsi a nobiltà d’animo e come molecole impalpabili, pur tuttavia creano un ambiente di serenità e di soddisfazioni che rende gradevole la vita stessa, ne fa più forti per superare le umane traversie, e nella tarda età ne fa riguardare con glorioso compiacimento alle cime – più o meno alte – che si raggiunsero! –

Così, e non altrimenti deve agire un Giacomo Puccini! – e no voglia fare con me lo scettico e dire ch’Ella prende l’Arte e la spreme e poi la getterà per un ozioso riposo. No – no – è l’Arte che non lascia Lei! – ed è Puccini che non può l’Arte lasciare! – e vi sieno pure disillusioni, battaglie; la vittoria conseguita più grande farà la via a percorrere! – Ma veda un po’ se ora i suoi pensieri – quando sono, non ispirati da lubriche rimembranze, ma ispirati dai sensi dell’arte – non vanno con vivo ed intenso desiderio al lavoro tanto sgraziatamente interrotto?... e veda altresì se tali pensieri non si rivolgono al poi?...

Qui – qui soltanto è la di Lei salvezza, la di Lei salute!!...

Pensi pure di me quello che vuole, giudichi le mie parole od ispirate dal più vivo affetto, o dettate da interesse commerciale, poco me ne importa!.... Appunto per questo esse rappresentano l’espressione della verità!.. le arrivino gradite, oppure le trovi sgradite, non me ne cale!... Ho dato sfogo a quanto da tempo si accumulava nel mio cuore, facendomi tante e tante volte lagrimare, e passare notti insonni!!... Che pure bisogna piangere nel vedere perdersi a poco a poco l’Artista amato, quel Maestro da cui la patria, il mondo, l’arte molto vogliono ancora, perché molto può e deve dare!! – Ma non è cosa terribile?.... non è cosa che loemozioni e che le apra la mente alla giusta visione di ciò che è suo sacrosanto dovere di fare?....

Più oltre non insisto – se quanto ho osato scriverle oggi ha nessuna presa sul di Lei animo, non mi rimane che di esclamare: poveri noi!

L’ottimo, il cortese Prof. Guarneri mi ha sempre informato, ben sapendo con quale ansietà aspettavo notizie – Se l’ultima visita è stata dolorosamente sconfortante per noi tutti, mi immagino cosa sarà stata per Lei, poveretto!... Ma non è il caso di accasciarsi: al contrario, bisogna reagire con forza, con coraggio, fisicamente, moralmente: è una conquista da fare, che si può fare, che si deve fare – Non mai come in questo è il caso di dire: volere è potere.

Io credo che i medici curanti le avranno pur detto le cause che ritardano la guarigione: è una sorgente esausta – mancano quegli elementi che congiungono e rassodano le ossa! – (A anto è giunto!) – ma l’organismo generale è lì pronto a migliorare, a far nuovamente girare i succhi vitali – Certo…. È doloroso, assai doloroso tale stato!... Ebbene, lo vinca, con volontà, con ferrea volontà. Che le belle distrazioni morali vengano in di Lei ajuto: sono siamo qui tutti pel nostro Giacomo? La povera gamba vuole ancora essere fasciata?.... ed ancora si richiede posizione immobile?... Ebbene troviamo modo perché Ella possa valersi del pianoforte: svagarsi, trovare suoni, ideare melodie, e poco a poco riprendere il lavoro: ma ciò senza sforzo, senza inquietudine, senza nervosismi irritanti – ed allora questo sarà un grande coefficiente di guarigione –

E non sarà possibile poi, nei mesi caldi, recarsi in montagna?... respirare dell’aria ossigenata, ricostituente?... Sarà, magari, un sacrificio, ma quale sacrificio non vale la riconquista della salute?....

Tito è tornato jeri soltanto: fra due o tre giorni ci troveremo con Giacosa, poi questi con Tito verrà da Lei – ed io spero che la nostra cara Butterfly presto verrà ancora verso di Lei – e lo attirerà fra le sue braccia, in sano e glorioso amplesso.

Chissà, leggendo questa interminabile mia, quanti movimenti di impazienza, di rivolta le saranno sfuggiti!!... Povero figliolo! – Io non mi pento: mi sento il cuore più tranquillo, l’animo più leggiero e dico a questo mio scritto: va – e penetra nel cuore suo e fallo, in nome di Dio, persuaso dell’affetto grande, vero, leale che ti ha dettato ed è con simile affetto ch’io l’abbraccio teneramente
Suo Giulio Ricordi
 

 

 

 

 

Transcription by Luca Giovanni Logi

Named works
Madama Butterfly

Typology lettera
Sub-tipology letter
Language italian

Physical Attributes
No. Sheets 11
Size 285 X 245 mm

Letter name LLET014247