Montecarlo, 7 gennaio 1915

Gentilissimo Signor Commendatore

 

Leggo la di Lei pregiatissima lettera e mi affretto, dopo averla sentitamente ringraziata per le gentili ed affettuose espressioni che in essa vi sono, a rispondere alle Sue cortesi domande.

Le dirò, anzitutto, che prima di partire fui in via Berchet con la speranza di potere a voce comunicarle tutto quanto riguardava i progressi del mio lavoro ed anche per chiederle se Lei sapesse di qualche consolante novità alla Scala; ma quel giorno Lei non poteva ricevere.

Ordunque: l’orchestrazione del “Macigno” è quasi tutta terminata e lo sarebbe di già se l’andamento delle cose che Lei ben conosce non avesse avuto a deprimermi anziché stimolarmi moralmente. Per essere più esatto Le dirò che non mi mancano più di 20 o 25 facciate di partitura.

Come vede quella benedetta parola “fine” è finalmente a portata di mano.

Avrò, è vero, per contentino quella atroce copia della partitura del 2° atto che, come già ebbi a dirle, è steso in un modo assolutamente a me solo comprensibile. Ma ne verrò a capo e presto, soprattutto se le circostanze, come voglio sperare, verranno ad incoraggiarmi in questo lavoro più di pazienza che d’altro. Anzi, come Lei potrà facilmente informarsi alla copisteria, ne avevo già iniziata tanto la copia che che [doppio nell'originale] la consegna.

Il 1° atto è tutto copiato e – pur riservandomi di terminarne la personale revisione affinché l’ultimo segno vi sia esattamente quale io l’intendo riportato – penso che se ne potrebbe benissimo iniziare la riduzione per canto e pianoforte.

Il 3° atto è già più che per metà copiato; – e la copia, ch’io tenevo, feci consegnare prima di partire – anche di questo si potrebbe principiarne la riduzione.

Concludendo. Per terminare l’orchestrazione dell’opera – del 3° atto – venti buoni giorni di lavoro, e tutto sarà fatto. Poi proseguirò nella consegna della copia del 2° man mano che la copia procederà.

Ed ora voglia, gentile Signor Commendatore permettere una domanda.

Vi è qualcosa di cambiato, in bene, si capisce, con la Scala? Perché il fatto che tutto quanto di contrariante, per Lei e per me, è avvenuto, è passato sotto silenzio starebbe a provarmi che qualche cosa di cambiato vi è.

Domanderei io troppo alla di Lei cortesia se Le chiedessi di volermene dire qualcosa?

Panizza mi chiese di sentire il “Macigno” e di sapergli dire in tempo se si dà o non si dà alla Scala.....

Lei sa quanto io tenga e preferisca crearlo a Milano; però non vorrei ci facessero conoscere le loro decisioni troppo tardi....

Voglia scusarmi se La prego di sapermi dire che ne pensa di tutto questo.

E gradisca i miei più vivi ringraziamenti ed i più affettuosi e distinti saluti.

 

Sempre di Lei devotissimo

Victor de Sabata

Trascrizione di Stella de Sabata
Tipologia lettera
Sottotipologia lettera
Scrittura manoscritto
Lingua italiano

Medatadati Fisici
Nr. Fogli 1
Misure 180 X 140 mm

Lettera titolo LLET006594