New York 31 Luglio 1925.
106 Northern Ave.
Mio carissimo Renzo.
Contemporaneamente alla presente ti mando per posta la nuova partitura del I° Atto di Maruzza. Il secondo atto è in lavorazione. Dopo quello che ti ho detto nella mia precedente lettera è necessario che tu vegga questa nuova partitura onde farti una certa idea del perché io spendo un tempo (che non potrei spendere) assai prezioso per farla. E bada bene che dei tre atti il primo è il meno ritoccato come costruzione moderna. Gli altri 2 lo sono molto di più. Dall’atto che ti mando almeno salta fuori chiaramente una cosa: il differente criterio di tecnica orchestrale.- Maruzza venne fuori venti anni prima di quando l’evoluzione del pubblico ne avesse modificato gusto e tendenze. Ma questo è dal lato costruttivo. E te lo spiego con quanta maggior chiarezza posso farlo. Poco a poco siamo giunti nell’opera a quella specie di soluzione di continuità musicalmente, la quale fu la mia base costruttiva nel comporre Maruzza – A quel tempo in Italia una tal cosa era molto prematura.
Il pubblico allora, ancora sotto la convenzione allora accettata di forme determinate, attendeva che ci fosse il pezzo – Se non più la Romanza o l’arioso, qualcosa di simile che terminasse con effetto – ove il cantante o la cantante potesse fare buono sfoggio o di voce o di virtuosità – il più spesso una buona nota acuta – una buona puntatura, che era il rimedio sovrano. La concezione del dramma preso nel suo insieme, non era creduta una cosa da controbilanciare la convenzione accettata. Io ebbi ideali di quello che dovea essere – e che praticamente non era.- Dopo le 2 rappresentazioni di Venezia ebbi ad accorgermene. Non potevo mutare gl’ideali che credevo giusti ma che non erano pratici – in quel momento – e cercando per quanto era possibile di adattarmi alla necessità dei tempi, assieme a Tito Ricordi feci un ampio cambiamento nel senso allora voluto, ed in questo, debbo dire, che i consigli di Tito praticissimo della materia, mi furono di una utilità straordinaria. Così nacque la partitura esistente, come l’opera fu stampata – e a Torino, ove ebbe luogo la prima ripresa nella nuova veste furono confermate le previsioni che così l’opera potea stare sui suoi piedi.- Ma la concezione dell’opera ne sofferse assai.- Poco a poco l’evoluzione del pubblico avvenne, come dovea avvenire per forza.- Mi rammento che quando discutevamo l’opera (prima anche della prima rappresentazione di Venezia) col Sig. Giulio e con Tito essi mi mostravano come ad un certo punto per esempio c’era un buon posto per terminare il pezzo – e che io non lo terminavo, ma invece lo riallacciavo al seguente brano musicale – e il Sig. Giulio mi diceva: “Lei non finisce mai una bella frase in modo da dare un po’ di respiro al pubblico ed il piacere di applaudirla, cosa che dà soddisfazione non solo al pubblico ma anche agli esecutori.”- Una volta osai osservare che tali spezzature inceppavano il naturale svolgimento dell’azione, e spezzavano il filo logico musicalmente. Il Sig. Giulio vivacemente mi fece osservare che teoricamente potevo aver ragione – ma di fatto il pubblico era il giudice, il padrone, e quello che decretava il successo o il fiasco.- Ed ecco perché mi arresi.
Così per esempio al primo atto, dopo l’idillio del flauto fu introdotta una sviolinata nell’attaccare il duetto finale del I atto fra Giorgio e Maruzza (pag. 67 68 dell’edizione piano e canto) e l’ho sulla coscienza io, che la proposi e la feci memore di altre sviolinate in altre opere, che mandavano il pubblico in visibilio – E invece della prima concezione di semplicità ed esitanza feci quell’atrocità che è a pag. 68!- Dio me la perdoni! = e non mi fu consigliata nè da Tito nè dal sig. Giulio! Non fece andare in visibilio nessuno – e mi fece vergognare di me stesso – oggi più che mai.- Ma le maggiori atrocità le feci nel 2° e specialmente nel 3° Atto – in massima parte consigliate, ma molte anche di mia propria iniziativa. – Quello che feci di veramente buono fu il brano da pag. 167 pag. 174 e seguenti –(Disgraziatamente come è ora quell’eccellente brano è guasto da una poverissima tecnica orchestrale – assolutamente inadeguata, pesante e antipatica.) E richiede differente orchestrazione. Ma degli altri atti più tardi.- Oggi mi preme farti rilevare questo: Della mia originale Maruzza come era prima delle rifazioni dopo le 2 recite di Venezia, il materiale fu completamente distrutto – ma 2 copie esistevano per puro caso: Una la bozza originale, la vera prima bozza: in Svizzera – ma non più proprietà mia – avendola io regalata in una occasione che dovevo fare un regalo e non avevo denari per comperare cosa alcuna = l’altra copia feci rilegare accuratamente e regalai alla Signora Zilli la sera della prima rappresentazione a Venezia. Ma a Fagagna durante la guerra chi sa che cosa sia avvenuto con l’invasione Austriaca del Friuli – certo che non mi fu possibile rintracciare il manoscritto – così mi feci prestare la prima bozza dalla Svizzera – e copiai tutto quello che era cambiato = (quando ti richiesi le quattro copie di piano e canto.) – E 90 % delle odierne rifazioni come concezione costruttiva sono semplicemente reintegrazioni della concezione originale – la cui visione era giusta e sana – solo 20 anni prima del Tempo nel quale potea essere apprezzata al suo valore.
Come tecnica orchestrale, quando composi Maruzza non ero ancora sufficientemente preparato per raggiungere il livello altissimo della concezione architettonica – Mi mancava molta esperienza e pratica, che le opere susseguentemente prodotte mi hanno dato – Ma oggi che posso guardare con conoscenza e con coscienza di tutto l’insieme ho di nuovo l’antica febbre di entusiasmo – e la sicurezza che con quel lavoro che sto facendo, lascierò una eredità artistica non disprezzabile – e non facilmente dimenticabile al campo dell’opera Italiana –
E questo è tutto per oggi.- Dio! Se io potessi persuadere la Jeritza a prendere questa parte! Che cosa mai ne farebbe questa donna che sciupa il suo magnifico talento in cose indegne di lei e dell’arte = Avrai letto di quello che le hanno detto a Parigi! e lo hanno scritto pure.
Grazie di quello che hai fatto pel quadro e il piatto. Mio nipote Giovannino mi ha scritto che lo riceverò a mezzo della vostra casa filiale di N. York.- Spero mi farai la cortesia di mandarmi la noticina delle spese, che non debbono essere indifferenti – Cordialissimi saluti da noi tutti a voi tutti – Presto seguirà ritrattino di Shirley per la Signora Angelina.- A te un abbraccione fraterno dal tuo
Sempre eguale
Pietro.
Trascrizione di Simone Armenia

Opere citate
Maruzza

Tipologia lettera
Sottotipologia lettera
Scrittura manoscritto
Lingua italiano

Medatadati Fisici
Nr. Fogli 3
Misure 280 X 215 mm

Lettera titolo LLET007239