Mio Caro Clausetti

E come quei che con lena affannata  | uscito fuor del pelago alla riva |

si volge all’acqua perigliosa e guata, | “più non mi freghi- dice- sin ch’io viva! ”  |

e poscia finalmente tira il fiato |e può inghiottir di nuovo la saliva.

Cosi io comincio a inghiottire ancora. Caro Clausetti; io non ero in teatro la prima sera perché quando arrivo a perdere la poesia è finita. È difficile arrivare a farmela perdere, ma una volta perduta non la ritrovo più, dunque dal giorno che scrissi a Lei non mi feci più rivedere da nessuno e sarei partito se non avessi avuto a Roma mia moglie; l’esito è stato quello che io prevedevo; esattamente. Ed ho veduto che anche questa volta in teatro ho avuto ragione e non mi sono sbagliato. Quello che a me pareva buono è risultato, quello che pareva buono agli altri solamente è naufragato. Ma veramente ho avuto la spiegazione della ineguaglianza, apparentemente inesplicabile, della produzione Mascagnana. Ed ora veniamo a noi finalmente.

Ho spedito oggi al commendatore la tela completa del Delitto e Gastigo. Ho tanto desiderio di sapere la Sua definitiva impressione.

Scrivendogli, gli parlo anche della trama comica.

Venendo a giorni a Milano con Gianni Schicchi e la trama comica. Le porterò le bozze

di Angelica e un progetto per la Leggenda di [**** *****].

A presto dunque, Caro Clausetti, desidero molto passare ancora qualche ora nella Sua compagnia e affettuosamente mi creda

suo

Forzano

Viareggio 8 Maggio 917-

Trascrizione di Angelo Redaelli

Opere citate
Gianni Schicchi

Tipologia lettera
Sottotipologia lettera
Scrittura manoscritto
Lingua italiano

Medatadati Fisici
Nr. Fogli 2
Misure 275 X 222 mm

Lettera titolo LLET007546