Scena Ia
Ulmo, che viene ansante dal viale a sinistra:
Fuggir … più non vederla … andar sì lunge
Che ognun debba obliarmi …
Perché mi arresto? …. Vano
Sarebbe il sacrifizio … Il fatal nodo
Che mi avvince ad Edmea, che le contende
Di unirsi all'uom da lei cotanto amato
Per lontananza non saria spezzato.
Morir! ecco la sola
Via che l'amor, che la pietà mi addita.
Oh! fossi morto allora
Che pallida e discinta
Tra i vortici dell'Elba
Io la reggea nelle mie braccia avvinta!
Fossi morto in quel bacio
Impetuöso, ardente,
Che in lei quasi morente
La vita ridestò!
(con disperazione)
È dunque vero, oh creatura amata
Che per cederti a un altro io t'ho salvata?
Ulmo, decidi!
Non ti lusinghi
Vana speranza,
Vano desir!
Come sapesti amara
Mostra che sai morir
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(esce in preda alla più viva esaltazione)
Caro Catalani
Non so se questi versi ti andranno. Pare a me che non sia il luogo di fare delle lungaggini. Ho conservato del testo baritonale ciò che mi pareva buono e rispondente alla situazione del personaggio. Il resto l'ho ommisso.
Comincio a seccarmi dei troppi ospiti e visitatori. È venuto anche il M° S[******] a trovare Fontana, ma oggi (laus Deo) è ripartito.
Ricorda le tue promesse e credimi sempre
tuo aff
Antonio