Rio de Janeiro 17-10 9 [18]89
Mio caríssmo Tornaghi
Tengo la tua carisma del 6 agosto e oggi confermo il telegramma speditoti.
Credo che il sig. Arthur Napoleão ti avrá scritto in proposito, poichê il telegramma me fu spedito a di lui richiesta. Hai fato bene dichiarare che la poesia dell “Inno della Libertà” è del compianto capitano Giganti. Pregoti intanto novamente di spedire alcune copie dal pezzo “Mestizia” alla signora Giovanna Giganti, madre del povero [e]stinto, in Sassari.
Lo Schiavo andrà in scena al Teatro Imperiale la sera del 28 corrente in luogo del 7.
L’aspettativa è immensa, immaginati!
Gli essecutori sarano: Maria Peri, Van Cauteren, Cardinali, De Anna (protagonista), Serbolini, Fabbro.
Questa lettera ti arriverà naturalmente dopo l’andata in scena e dopo il mio telegramma anunziandoti l’esito. Ti dirò, come sempre, il vero.
Il Club Mozart di qui era già sfumato quando furono spediti da Milano alcuni pezzi dello Schiavo; ecco perchè la posta rimandò alla Casa i detti pezzi.
Scrivendo oggi a te sono certo che sarai mio interprete presso tutti indistintamente della Casa Ricordi, e a tutti invio il più sincero e affettuoso saluto.
Accluso prerò troverai un biglietto per la Signora Giuditta Ricordi.
Col mezzo tuo invio un sincero saluto agli amici Blanc, Paloschi, Soffedini.
Crisafulli ti aveva detto il vero: io qui fui accolto con vero entusiasmo dalla popolazione e dalla Famiglia Imperiale.
Tutto ciò ha fatto molto bene al mio cuore di artista e buon brasiliano.
A rivederti dunque entro il prossimo novembre. Ti racomando Lo Schiavo e La Fosca. Quest’ultima doveva far parte del repertorio futuro a Genova, avendo il prefetto stesso in presenza del Marchese Cambiaso promessomi formalmente. Non so capire l’oblio!!
Io mi raccomando a te, a te solo, e resto tranquillo. Se l’appoggio della Casa Ricordi mi sara concesso, potrò ritornare fiducioso in Italia e continuare a produrre qualche nota di musica più o meno nuove.
Caro mio Tornaghi, non badare alla fretta con cui ti scrivo; la mia vita qui, adonta che vivendo fra amici, e alquanto agitata.
Io volevo scriverti appena arrivato, ma trascinato e chiamato come Figaro non ebbe mai ne calma ne tempo per discorrere teco come vorrei.
A rivedeci dunque presto; pensa un poco anche a me e credimi
Sempre sincero e
Affettuoso amico tuo
A. Carlos Gomes