Data: 3/8/1948



Luogo: Napoli

ID: LLET019112




Napoli,Via Antonio Mancini, 19

3.8.1948

 

SPETT. DIREZIONE DELLA CASA

G.RICORDI & C.

MILANO

 

Accludo alla presente copia di una lettera che il giorno 22 luglio u. s. ho inviato, a mezzo di cotesta spett. Casa, al Maestro Toscanini.

Come cotesta Direzione vedrà, la cosa interessa anche la Casa Ricordi, per cui non sembrami inopportuno che essa ne prenda conoscenza, essa che non dovrebbe vedere di buon occhio la sistematica per quanto sciocca campagna di denigrazione che da qualche tempo si va facendo dell’opera boitiana da gazzettieri o critici di valore, ma in malafede.

Nella tema (anzi nella certezza) che la mia lettera non riuscirà in alcun modo a cadere sottocchio al Maestro Toscanini, interesso direttamente cotesta Direzione perché, presane opportuna visione, si compiaccia o interessare direttamente il Maestro a favorire in qualche modo l’impresa o assumere su di sé l’impresa editoriale del volume critico contribuendo così nobilmente alla riabilitazione della fama del Boito delle cui due opere cotesta Casa è editrice e proprietaria.

Accludo anche un biglietto di presentazione del Maestro Arnaldo Bonaventura il quale ben conosce l’importanza del lavoro.

In attesa, porgo distinti saluti

(Antonio Borriello)

 

P.S.:

Proprio in questo momento il manoscritto mi è stato restituito dalla Casa Garzanti.

Eventualmente, quindi, potrei rispedirlo a cotesti signori in visione.

 

 

Napoli, Via Antonio Mancini 19

 

22.VII.1948

 

Illustre Maestro,

 

perché Ella non mi scambi per uno dei soliti questuanti o seccatori, Le dico subito che scopo di questa mia necessariamente lunga lettera è di interessarLa ad un’opera, prima di tutto, di giustizia critica e storica, poi, anche, di fede e di fraternità artistica, e perciò forse non priva, da parte mia, di certa ingenuità che Ella potrà trovare encomiabile ma che altri non troverebbe compatibile con le splendide realizzazioni della scaltrezza e dell’utilitarismo moderno: si tratta di Arrigo Boito e della celebrazione trentennale della sua morte, che Ella ha voluto (sottolineo questo verbo per accentuarne la profonda significazione di incisa energia sorgente da una fede), che Ella ha voluto così opportunamente e bellamente compiere alla Scala nel giugno scorso.

La mia persona fisica e la mia posizione nel campo letterario Le sono, naturalmente, del tutto ignore, onde mi scuserà se le necessità dell’autopresentazione mi costringeranno alla enumerazione di cose e dettagli che di solito si lasciano al giudizio altrui, specialmente quando si sanno troppo inspirate a benevolenza o a spirito di incoraggiamento.

Nel 1925 iniziai la mia attività letteraria pubblicando un saggio su “La Ginestra” leopardiana presso la Editrice Ceccoli di Napoli; successivamente, dal 1926 al 1937, ho messo fuori quattro volumi di critica: l’uno, appunto, sul Boito (studio sul “Re Orso” del poeta-musicista) pubblicato dall’Albrighi Segati di Roma) con lettera-prefazione di Benedetto Croce; gli altri sul Leopardi: L’inganno estremo, con prefazione di Francesco Moroncini; la Lirica leopardiana dell’Infinito; la Visione della Morte in Giacomo Leopardi, presso l’editore Guida di Napoli. E sempre la poesia leopardiana vi viene esaminata tenendo di vista i valori musicali che la informano più che quelli tradizionali di classicismo e di sentimento. Ebbi, per tali lavori, menzioni e premi della Accademia d’Italia; e i miei studi sono stati recensiti e giudicati da persone come Guido Manacorda, lo stesso Benedetto Croce, Francesco Flora, Arturo Farinelli, Corrado Ricci, Romualdo Giani (nella Fionda di Davide del Pagano-Giani vi sono ben 40 pagine dedicate a discutere e polemizzare col mio saggio sul Re Orso del Boito), Guido Pannain, ed altri; mentre, in occasione del discorso che fece commemorando il Leopardi al Teatro S.Carlo di Napoli il 14 giugno 1937, Ettore Romagnoli fece pubblica citazione dei miei lavori leopardiani nel discorso stesso, ricordandoli e additandoli come il tipo di una moderna sensibilità critico-musicale nell’esame delle poesie del Recanatese.

Questa dovizia di particolari sulla mia attività letteraria non ha altro scopo, come Ella certo comprenderà, se non quello di illustrarLe la serietà dei miei propositi e la disinteressata purezza dei miei sentimenti d’arte che fanno forse di me, nello splendido utilitarismo e commercialismo moderno, quel solitario campione di ingenuità cui sopra Le accennavo.

Qualche mese prima che venisse resa pubblica, qui da noi, la notizia della costituzione, a Milano, di un Comitato presieduto dal Lopez per le celebrazioni boitiane e della partecipazione alle onoranze del più grande fra i moderni Direttori d’orchestra, avevo tolto la mano da uno studio critico sul Mefistofele del Boito.

Trattasi di un volume di circa 300 pagine a stampa, con una cinquantina di clichés musicali come citazioni. Sono una diecina di capitoli in cui si tratta, con profondità di analisi, larghezza di riferimenti storici e culturali, vivacità polemica, della materia del mito faustiano, prendendo le mosse dai simboli del Goethe che vengono studiati in tutto il loro molteplice significato e nei loro vari valori. Vi si prendono, poi, in esame le metamorfosi che il Boito fa subire a quei miti e simboli, nella sua rielaborazione del poema, e vi si analizza, infine, la forma poetica, le ragioni della “riduzione” librettistica, e i vari valori musicali dell’opera boitiana che, si conclude, rappresenta, fra tanti melodrammi, l’unico “dramma musicale” che abbia il teatro italiano dell’Ottocento. Chiude il saggio un capitolo polemico contro i detrattori vecchi e nuovi del Maestro (quelli più seri); capitolo conclusivo in cui si agitano diversi problemi di indole estetica e si riassumono i valori dell’arte musicale boitiana che fanno del Mefistofile un vero e proprio capolavoro.

Che cosa di più naturale che pensare alla opportunità della pubblicazione di un’opera simile a tono apologetico ma seria, fra tante stroncature gazzettistiche e tante superficialità pseudo-critiche profuse da qualche tempo a questa parte sulla figura artistica del Boito? E che cosa di più naturale che pensare proprio a quel famoso Comitato milanese, per interessarlo ad una pubblicazione di tal genere che, si capiva, non avrebbe trovato facile accogliemento nei circoli critici e editoriali di oggi? Scrissi, quindi, a Sabatino Lopez, presidente, esponendogli esaurientemente il tutto: ma non ebbi neanche l’onore di una risposta o di un rifiuto.

Successivamente ho interessato editori e critici conoscenti: dagli editori (Bocca e Garzanti) non ho avuto che encomi per la serietà e l’originalità del lavoro, ma rifiuti per la stampa, non potendosi ritenere opportuna – essi dicono – “data la profonda revisione in atto dei valori dell’opera boitiana” la pubblicazione di un’opera simile. Per “profonda revisione dei valori boitiani” è inutile dire, dovrebbe intendersi, secondo il sullodato Editore, quella rigogliosa per quanto balorda fioritura di stroncature giornalistiche che Ella conosce e che venne fuori in occasione, appunto, della Commemorazione milanese del giugno.

Presentemente il dattiloscritto del mio lavoro è presso l’Editore Garzanti di costà, che attende un mio cenno per rispedirmelo; ed io pensavo che esso – concepito, come Le dicevo, nello spirito di una glorificazione dell’opera boitiana non senza, tuttavia, equanimi propositi analitici e larga preparazione storica, specialmente per quanto concerne le figurazioni e i simboli del Goethe – potesse rappresentare dico, la più seria fra le commemorazioni scritte dell’Illustre Scomparso dopo quella magnifica prova di fraternità morale e di grande rivalutazione artistica che Ella stesso implicitamente ne ha dato, con la Sua celebrazione alla Scala.

Prima di farmi restituire dal Garzanti il mio saggio, quindi, e prima del suo conseguente e definitivo seppellimento negli archivi della disillusa fantasia e dello sterile rimpianto dove vanno a finire tanti bei propositi e tante lodevoli iniziative frustrate dalla malinconica età che viviamo, ho pensato che interpellare in proposito il solo uomo, forse, che avrebbe potuto essermi utile nel darmi consigli o suggerimenti per aprire la buona via alla stampa del mio lavoro, non sarebbe stato inopportuno.

Se Arturo Toscanini in persona non vorrà concedere la Sua autorevole parola a tale modesto contributo scritto alla fama del Maestro di Padova, vorrà dire o che Egli non la ritiene affatto in pericolo, nella tempestosa naumachia da vasca da bagno dell’antiboitianesimo gazzettiere recente, o che Egli giudica la gloria del suo grande Amico degna di ben altra penna per venir restaurata e difesa.

E allora il mio manoscritto potrà dormire i suoi sonni tranquilli, noto forse al solo grande spirito del Commemorato, nell’al di là, che certo avrà seguito con occhio benevolo la ingenua e tenace opera di glorificazione di quest’ultimo suo paladino perduto nel grande tramonto del romanticismo boitiano e ottocentesco.

Si abbia illustre Maestro, l’umile omaggio del più modesto fra i Suoi ammiratori.

 

(Antonio Borriello)

Trascrizione di Alessio Benedetti, Maurizia Pelaratti
Tipologia lettera
Sottotipologia lettera
Scrittura dattiloscritto
Lingua italiano

Medatadati Fisici
Nr. Fogli 1
Nr. Allegati 4
Misure 310 X 210 mm

Lettera titolo LLET019112