Data: 16/10/1944



Luogo: Milano

ID: LLET020087




Milano, li 16 ottobre 1944

 

Mi pregio sottoporre al Vostro giudizio che mi auguro incoraggiante, il mio sintetico progetto espositivo per un nuovo allestimento di scena e regìa di movimento dell’Opera “Madama Butterfly” del maestro Giacomo Puccini.

Spiacente di non poter contemporaneamente accludere i disegni delle tavole illustrative dato che, dette tavole furono trattenute arbitrariamente da quegli enti cui ebbi l’ingenua accortezza di presentare in visione questo “pensum” illustrato con disegni tratti da tavole originali d’arte giapponese di Autori antichi, materiale che faceva parte del Museo d’Arte Giapponese Davide Chiossone in Genova, attualmente totalmente distrutto. A mio conforto però si possono leggere ancora le mie personali osservazioni e deduzioni, il numero corrispettivo, l’epoca di dette tavole e gli Autori di esse in modo che sarà poi facile la ricerca per la eventuale riproduzione.

Scopo precipuo di questo progetto è quello di elevare finalmente lo spettacolo di musica specialmente quello cosiddetto minimo a forma d’arte veramente moderna.

Mi sono servito di antiche decorazioni orientali, perché secondo il mio concetto dette decorazioni rispondono precipuamente allo scopo dato lo squisito esotismo dell’Opera in oggetto.

I concetti di appropriazione sono esposti brevemente in seguito ma il punto di partenza base, cioè il principio è il seguente:

UNIFICARE POSSIBILMENTE IN UN SOLO AMBIENTE LE DIVERSE COSTRUZIONI SCENICHE DI UN’OPERA IN USO COMUNE, DETTAGLIANDO TALE AMBIENTE: CREANDO IN ESSO LUOGHI GAI, TRAGICI, COMICI O ROMANTICI A SECONDO I PUNTI ESSENZIALI DELLA VICENDA IN CORSO DI RAPPRESENTAZIONE.

Presupposto non facile questo; per la realizzazione dati i caratteri scenici piuttosto primitivi del nostro repertorio lirico antico e moderno, ma possibile se si vuol tener conto del sicuro favore che incontrerà presso gli spettatori tale innovazione e che potrà successivamente essere dedicata ad altre opere maggiormente suscettibili per la nostra attuazione del principio.

È un falso preconcetto che la staticità di una scena renda monotono uno spettacolo! Ma è assiomatico, che, creando ambienti dettati da sottili accorgimenti e bene appropriati: ne scaturisca prepotentemente quella potenza di trasmissione che la intelligenza del testo esprime e che la musica illustra.

Il vecchissimo teatro greco o romano non si serviva forse di una scena assolutamente impropria ma già precedentemente costruita.

Chi poté allora negare la potenza di espressione che veniva a scaturirsi dalla rappresentazione del testo? Orbene se l’interesse dello spettatore si concentra sulla potenzialità di espressione di ogni singolo attore; LA SCENA DOVRÀ ESSERE FISSA, POSSIBILMENTE UNICA.

Ne andrà variato il luogo, ma la ragione sta nel fatto che esso sia ben appropriato e che il movimento dell’attore avvenga con ragionata naturalezza in modo che tali gesti saranno appropriati al luogo in cui l’azione viene svolta!

E quale era la funzione delle maschere? Non forse per appropriare al viso UNA STATICA espressione comica o tragica?

Ecco in breve il concetto generale della messa in scena di “Madama Butterfly”.

 

LE MASCHERE (Tavola N. 1)

 

Le maschere giapponesi sono un prodotto dell’antico teatro giapponese. Esse venivano portate in quella specie di drammi lirici con intermezzi di danze che costituivano il cosiddetto teatro “Nogaky” (“No”)

Le maschere giapponesi non si debbono considerare, quale accessorie del teatro stesso, o comunque prodotto secondario, ma bensì vanno altamente considerate come magnifiche espressioni d’arte e di purezza stilistica. Il teatro “NO” (1368/1394) con il rinnovamento delle produzioni teatrali e scenografiche riformò le maschere stesse che si erano usate fin dal secolo XIX, nelle danze sacre e negli elementi espositivi comici o drammatici. La maschera ha una origine antica con molti punti di contatto con le greche rappresentazioni (Eleusine) come in Giappone le danze sacre furono ispirate da Cuzuma – la famosa danzatrice del Cielo (Mito sacro giapponese).

Per queste citate ragioni le tre maschere della tavola N. 1 adorneranno ben distintamente i principali del boccascena.

 

CASA DI BUTTERFLY (Tavola N. 2)

 

Da un antico Kakemono del secolo XIX e della scuola di Tosa Autore Murizumi Tsurama ho tratto la casetta che verrà montata in costruzione con tetto praticabile per dar posto a un maestro delle luci che manterrà il personaggio quasi costantemente in un’aureola policroma e che si adatterà a seconda delle espressioni del testo cantato, creando così quella drammaticità verista e di rilievo e avvicineremo così le espressioni del viso dell’attore alle espressioni degli antichi drammi “No” inspirati alla filosofia Zen i cui principii artistici abolirono le vecchie tendenze del teatro giapponese.

Trasfonderei così all’ascoltatore i principii morali, d’anima, di stile, per il rilievo dell’espresso sentimento umano: così come la dottrina del pensiero che si materializza attraverso un oggetto bene inquadrato al colore e all’ambiente (es. tavola N. 4 e N. 5).

L’ambiente sarà creato da pochissimi mobili, di piccole proporzioni. Un paravento creato con tre kakemoni d’espressione comica. (Kakemono 1814, scuola di Kioto Autore Sosen – Kakemono 1507 Autore Sesshù – Kakemono 1838 della scuola di Cukyio – ye Autore Hohusai).

Questo paravento con un tavolino laccato giapponese e con due sgabelli anch’essi laccati, e nel fondo attraverso gli Shjoii un cactus, creeranno squisitamente il luogo comico.

Ogni casa giapponese ha il suo sacrario domestico (Tokonoma). In esso si rivela lo scopo dell’arte giapponese nella casa dalle pareti mobili (Fusumas) ricoperte di carta fiorata che moltiplicano o diminuiscono gli ambienti chiusi dagli Shjoii (telai di legno e di seta carta trasparente). Vedi tavola N. 7 (parete fondale della casetta).

Nel Tokonoma, punto centrale del dramma: su di una nicchia sopra elevata, starà TenSjooday (!): é in questo luogo che si onora sommamente anche l’ospite.

La sensibilità giapponese rifugge con orrore dalla simmetria come elemento decorativo, perché la natura sua stessa è guita e tramite di sensazioni e di sentimenti.

Ogni atto del giapponese precisa il suo pensiero, il suo muto linguaggio continua nel kimono indossato che corrisponde all’ambiente che lo circonda, al morale, alla variazione del tempo, delle stagioni, e alle policrome manifestazioni che turbano l’anima; nel discorso, nella parola è cerimonioso e diminuisce sempre il suo intimo pensiero, mentre esso risulta invece chiaro attraverso l’espressione simbolica e giornaliera della sua casa.

Dalle pitture dei Tohonoma noi ammiriamo la virtuosità dello stile, l’impressionismo geniale e il fedele verismo a volte caricaturale inspirate all’arte Zen. Per il giapponese le figure rappresentate racchiudono precisi pensieri e sentimenti.

Il dragone significa la forza creatrice, la tigre quella terrestre. La gru: il saggio che basta a se stesso. L’aquila e il falco la combattività dell’uomo educato alla filosofia Zen. La scimmia col suo piccolo, l’amore (figura a destra del paravento). La trota che risale le cascate, la spiegazione a sormontare ostacoli.

L’angolo lirico romantico avrà a decorazione un candeliere (tavola N. 5) la cui base è originale dell’arte del bronzo antico, ma avrà invece nella parte superiore un abatjour rosa stile ‘800 a dimostrarne il carattere romantico dell’angolo. Vi saranno anche una poltrona in vimini nonché gli arnesi per il fumoire in scatola di lacca; un servizio da the, fiori, ect. – Tutto il movimento del coro e delle corifee come le posizioni degli artisti, le luci, le nebbie, le lucciole, le stelle, la luna, etc.

Tutto, questo fa parte del dossier tecnico che sarà da mettere in pratica.

Occorrono sei ore di prove di scena per artisti e masse; tre ore per le luci e per le nebbie, più antiprova e prova generale.

Vorrei poter dire quale cura io prenderò per correggere il gesto degli attori cantanti di Butterfly, annullando finalmente ogni sconcezza, ogni anacronismo mimico appartenente a quasi tutta la generalità degli artisti professionisti di ieri e di oggi.

Creare insomma un tutto armonico, una nuova estetica teatrale dominata dalle leggi della semplicità e della sobrietà.

Mezzi questi che fanno scaturire prepotentemente l’unità e la potenza delle sensazioni – scopo precipuo del fine presupposto.

 

MAESTRO ALFREDO MATTIOLI

Mattioli Alfredo

Trascrizione di Alessio Benedetti, Maurizia Pelaratti
Tipologia lettera
Sottotipologia lettera
Scrittura dattiloscritto
Lingua italiano

Medatadati Fisici
Nr. Fogli 5
Misure 280 X 220 mm

Lettera titolo LLET020087