Milano, 22 Luglio 1890

Ill. Signor Comm. Giulio Ricordi

                                               Città

      A preg. Sua 22 corr.

      E' pur necessario, se vogliamo intenderci ed arrivare all'accordo che Ella dice di desiderare come noi, ristabilire i fatti.

      Ripetiamo: la tela fu approvata dal Maestro. Questo è il punto. Se poi tutti i difetti del libretto compiuto si riducessero alla forma, o per meglio dire alla lunghezza eccessiva, noi saremmo qui pronti a eseguire tagli e modificazioni, anche gratis, quantunque sappiamo che certe modificazioni se sono appena un po' importanti si usa pagarle comunemente oltre il prezzo convenuto per il libretto. Tant'è vero che a questo genere di lavoro eravamo e siamo disposti, che la 1a parte del 3° atto fu fatta due volte: che il 4° atto fu fatto tre volte. Né ci siamo lamentati, né abbiamo chiesto alcunché. Abbiamo fatto dunque, e faremmo ancora, tutto il necessario per raggiungere la musicabilità di cui ora si lamenta l'assenza.

       Ma non è ciò che ci si chiede. Ci si cambia la tela. Si introduce il baritono al 1° atto, per esempio. Che c'entra la forma poetica sbagliata con questa innovazione che ci obbliga a rifare di pianta il 1° atto? Si muta la costruzione del 2° atto (che il Puccini in un biglietto che teniamo aveva dichiarato bellissimo): che c'entra la forma poetica? Si inventa di pianta un nuovo 3° atto mentre, ripetiamo, la tela di quello da noi composto era stata approvata: poi, fatto il 3° atto e non piaciuta la 1a parte, la si era rifatta d'accordo col Maestro e in base alle sue istruzioni.

       Noi sfidiamo chiunque, (e siamo disposti a sottostare ad un arbitrato) \a dirci/, se siamo in obbligo di termini di contratto, di fare gratis l'enorme lavoro che ci si chiede. Vuole un arbitramento? Siamo a Sua disposizione. Perché Ella dice di non voler stare al contratto e di voler trattare amichevolmente. Noi, invece, pur trattando amichevolmente, ci teniamo assai a stare al contratto. In esso sono i nostri doveri e i nostri diritti. Non veniamo meno ai primi: e respingiamo con tutte le forze l'appunto che da chiunque ci fosse fatto di valerci della circostanza che abbiamo incassato il prezzo di 3 atti per rifiutarci ad un lavoro di correzione e di miglioramento. Sfidiamo chiunque, fieri della nostra coscienza d'artisti e di uomini onesti.

      Confermiamo quindi la precedente nostra lettera: disposti ad accettare l'arbitrato o a trattare quelle altre proposte che Ella credesse di farci.

               Con ossequio

                                       Devotiss.i

              Marco Praga                                Domenico Oliva