Egregio Amico!
Genova 6. Novembre 1867.
Eccomi, secondo le intelligenze, a ricorrere alla Sua cortesia. Da qualche giorno mi sorge un dubbio, che si appoggia a voci che mi sussurrano nell’orecchio. Pare che l’Impresa o il Municipio, o non so chi, pensi o unire o sostituire al compenso pecuniario stabilitomi, un regalo, sul cui valore certamente nulla vorrei né avrei ad osservare. Io inclino a credere che in tutto questo nulla vi sia di vero: ma siccome la cosa non è impossibile, potrebbe accadere che io, pur trovandomi con un lusinghiero regalo in mano, mi trovassi altresì nella semi-ridevole impossibilità di pagare il conto dell’albergo. Ecco dunque che, costretto ad antevenire [?] la tragi-comica eventualità, ricorro a Lei, perché a pronto corriere voglia farmi, colla forma che meglio Le convenga, contare 400 franchi. Ben inteso che gli verranno integralmente restituiti, ed immediatamente, al mio ritorno; che avrà luogo al più tardi Lunedì.
Ella perdonerà se La importuno di nuovo per questo oggetto; ma la Sua delicatezza saprà ben comprendere come sarebbe indelicato da parte mia, viste le voci che corrono, e che più sopra Le espressi, se mi rivolgessi in questo momento a Gattorno; al quale inoltre sono debitore di infinite attenzioni ed amabilità.
Qui l’opera e la De Maesen [recte de Maësen] piacciono sempre più: ed il successo sarebbe completo se i lutti politici, e la perdita di tanti valenti giovani genovesi, non allontanassero, per ora, la folla e il buon umore dal teatro.
Quanto a me, non mi sarei mai atteso un accoglimento così espansivo per parte di tutti, e segnatamente dell’orchestra.
Ho ricevuta la Sua graziosa letterina, e glie ne sono gratissimo. Rinnovi le mie congratulazioni ai Ricordi pel Don Carlo [sic]. Perdoni le continue noie che le procuro; e voglia bene al
Suo Aff.mo Obb.mo
A. Mazzucato.