Torino 20|7 74

Caro Amico

Era inutile affatto che tu mi spedissi il mio conto, dettagliatamente, mentre sarebbe bastato il dare, e l’avere. Credo che mi avrai compreso nella lettera che ti scrissi, ed ora mi spiego meglio, cioè, che mi ripugnerebbe ‘animo s’io accettassi il 30 p% sopra i noli della Guerra in quattro, per cui elimina dal conto quelle L: 600. Mi basta solo il rimanente, cioè L: 349. Non vorrei disturbare l’amico Donatelli pel rimborso di L: 300, perché egli non volle mai che io gli pagassi la spesa del Vaglia. Con tutto il tuo gran comodo, mi manderai un Vaglia delle 300 Lire (trattenendoti la spesa), oppure per mezzo della Banca Nazionale; ma ti ripeto quando avrai tempo. Per le L: 49 me le pagherai in tanta musica, quando me ne occorrerà; per esempio, avrei ora bisogno del Trattato di Cherubini Andamenti di Armonia, e quello di Ray Studio Teorico Pratico di Contrappunto.

Metti questo alla mia partita, e di mano in mano si aggiusteremo. E con ciò io mi tengo pienamente saldato.

Veniamo ad altro. È certo che si darà l’Aida, e ritengo fermamente che si farà anche il Salvator Rosa. È cattiva abitudine del Corti di tirar in lungo le cose, ancorché sieno fissate. Per sbrigar questa faccenda, mi sono recato questa mattina dal M^o Borioli (suo segretario, e fac totum) onde sollecitarlo a far venire per la fine del mese un certo numero di parti dell’Aida pei miei allievi del Coro. Gli dissi che queste parti mi occorrono assolutamente per mettere l’opera allo studio prima che comincino le vacanze autunnali. Il Borioli mi disse che domani parte per Milano onde sollecitare il Corti a fare il contratto. Immaginati che anche il celebre pittore Ferri, ed anche l’attrezzista, vorrebbero incominciare i lavori per tempo, ed a quest’uopo scrissero al Corti per le debite ordinazioni. Speriamo che ora si svegli.

Credilo che mi sta a cuore l’opera dell’amico Gomes, e ci riusciremo.

I soliti saluti alla Famiglia Ricordi, ed alla tua, e credimi sempre

l’aff.^mo amico

Carlo Pedrotti