Data: 6/6/1868



Luogo: Parigi, Francia

ID: LLET004710




Parigi 6 Giugno 1868

Mio Carissimo Amico

 

Ti confesso che il lungo silenzio di Giulio Ricordi mi aveva abbastanza mortificato, ma dietro tue imperiose spiegazioni, come si dice a Firenze: Io mi dichiaro sodisfatto [sic], ed una delle prime visite che farò al mio arrivo in Milano saranno pel mio Giulio. Speravo partire il 20, ma la direzione che ho d’un ballo del Conte d’Osmond mi farà ritardare di qualche giorno. Però spero essere verso la fine del mese da [Agy]. Ti ringrazio delle premure affettuose che per me nutri! Per mostrarti ch’io non sogno milioni, trovo ragionevole le proposizioni della casa Ricordi. Però è bene schiarirle, e distinguerle nettamente. Ripeto quello che tu mi scrivi.

Io dovrei lasciare a Ricordi di combinare con l’impresa della Scala per la produzione della mia Opera suggerendo quanto crederei oportuno [sic] per garantirmi dell’esecuzione. Giulio conosce il soggetto, e sa che mi si vuole quattro buonissimi artisti, ed un basso in più del quartetto. Del resto si vedrà.

Riprendo la tua epistola. Si potrebbe pagarmi un compenso per la mia prestazione, a diriggere [sic] l’opera. Rifletti che ho già pagato mille franchi per il libro, e dovrò pagare ancora di più per farmi fare a milano [sic] degli accomodi a Ghislanzoni per dei rimorsi che mi sono arrivati. Che se la mia Opera si dasse [sic] nel cuore dell’inverno, io dovrei venire da parigi [sic], ed allora capirai che tra il viaggio e lo stare quasi un mese, mi porta spesa, sia per stare a milano [sic], e sia per le lezioni che perderei in parigi [sic]. In questo capitolo fo appello alla generosità del mio Tito, accetto anche la piccola somma che Ricordi mi darebbe dopo qualche rappresentazione con successo, ma ciò dovrebbe combinarsi con l’impresa di non farci andare in iscena [sic] tardi. Accetto pure interessarmi nell’avvenire nei noli, ma ciò dovrebbe farsi lungo la mia vita. Al Ricordi dovrei cedere partitura, e riduzioni, cioè rappresentazioni, e stampa, sta bene! Solamente quando Ricordi vende fuori d’Italia dovrebbe cointeressarmi. Non ho mai pensato toccare la dignità della Casa Ricordi che ho sempre con i fatti preferita, e sempre spero preferirla a qualunque altro. Ma la grande e bella costituzione di quella casa, porta seco naturalmente e senza volerlo, una indifferenza per i piccoli maestri come me. Io non ritiro l’idea, se vuoi ritiro la forma. Che cosa domando nell’indennizzo? Io domando protezione! Tito, che amo come un fratello, lo sa meglio di me, che si è messo in un piede di non proteggere nessuno. In questo mi permetto dirgli che il suo buon padre faceva diverso. Trovami un altro mezzo che avendo con la mia opera successo Ricordi la faccia dare, e mi facci [sic] andare avanti, e poi vedrai se sono interessato. Dopo l’opera di Vienna che non si è più riprodotta, Tito mi legò per due anni, senza legarsi con me, con un’opera su libretto di Piave, chiamato Imperia, che non ho mai data, e che non darò più perché non m piace affatto. Ebbene se non riuscì trovarle altre occasioni, non avrei scritto più opere. È inutile parlare di più. Io riepilogo! Sono pronto a far tutto per la Casa Ricordi. Che essendo deciso far dare in Italia la mia opera, in questi sei mesi che vi sarò deve farsi la scrittura ho bisogno avere un limitato tempo per regolarmi. Che io ti do la mia parola d’onore fino al mio arrivo a Milano, dove spero avere con te, o con Ricordi un abboccamento, non farò alcun passo. Inmodocché per ora è come se avessimo fatto il contratto, che Ricordi faccia per sua sin da questo momento. Salutami tutta la sua casa. Dirai a Maesani che desidererei sapere come sta sua moglie. Addio mio caro Tornaghi. Voglimi bene e credimi sempre

tuo affmo Amico

Gaetano Braga

Trascrizione di Paola Meschini
Persone citate
Ricordi

Tipologia lettera
Sottotipologia lettera
Scrittura manoscritto
Lingua italiano

Medatadati Fisici
Nr. Fogli 1
Misure 208 X 132 mm

Lettera titolo LLET004710