Data: 1/8/1918



Luogo: Milano

ID: CLET001570




1° Agosto 18
 
Caro Giacomo, rispondo subito alla grad. tua del 30 n. s.
L'insistenza della Sigra Carelli assume oramai un tono antipatico e scorretto, tanto più che la sua lettera contiene anche qualche insinuazione del tutto fantastica.
L'argomento era stato già esaurito una prima volta, circa quattro mesi fa, con Mocchi. In quel tempo non v'erano che due aspiranti soli alla nuova concessione, il Mocchi e l'Ossovetsky, questi in rappresentanza di un gruppo francese. Tanto al Mocchi, quanto all'Ossovetsky - che pure è rappresentante della Società Autori e nostro - spiegammo chiarissimamente che a noi non conveniva in alcun modo di accordare l'esclusività di nostre opere laggiù e di fare comunque contratti prima che il Colon fosse stato aggiudicato. L'accordare nostre opere a chicchessia, prima dell'avvenuta concessione, sarebbe stato - e sarebbe - per noi un pericolo gravissimo: avremmo concesso a uno dei contendenti un'arma della più alta importanza, per sopraffare l'avversario: se poi la concessione fosse stata accordata a colui che non possedeva la nostra esclusività, il Colon - cioè il teatro municipale e nazionale - si sarebbe trovato nella bel[la] condizione di non poter rappresentare né l[e] tue opere nuove né le più importanti del nostro repertorio, mentre esse sarebbero state sfruttate allegramente da Mocchi o da altri al Coliseo!! Ciò sarebbe stato talm[en]te enorme che, dato lo scarso entusiasmo col quale gli Argentini già si adattano alle l[eg]gi di proprietà letteraria, essi che dalla lib[er]tà, non essendo produttori, hanno tutto da guadagnare, certo ne sarebbe nato uno scandalo che avrebbe potuto persino risolversi nell'abrogazione della legge attuale, per opera del Parlamento.
Furono queste le considerazioni che ci indussero - d'accordo con i nostri legali e col Consiglio di vigilanza - a negare assolutamente qualunque esclusività a chicchessia.
Sembrava logico che sull'argomento non si dovesse più tornare, quando invece, una quindicina di giorni fa, ecco comparire qui la Carelli, che torna ancora alla carica, tirando in ballo argomenti speciosi, i quali però non mutano di una linea le condizioni di fatto e non possono quindi indurci ad accordare ciò che avevamo già negato, senza incorrere nei gravissimi pericoli che ti ho menzionati. Le nostre relazioni di affari con le imprese del Costanzi e americana del Mocchi non sono una ragione per consigliarci un passo falso e per compromettere i nostri interessi generali e ben più importanti nell'America del Sud. Comprenderai che per cedere a una tale pretesa non ci lasciamo certo sedurre dall'offerta di un non disprezzabile vantaggio finanziario, ch'egli ci fa!
Aggiungi - particolare notevolissimo - che proprio pochi giorni prima dell'arrivo della Carelli a Milano, avevamo saputo che gli aspiranti al Colon erano non più i soli Mocchi e Ossovetsky, ma molti altri, fra i quali Bonetti (per nulla appoggiato da noi, come falsamente asserisce la Sigra Carelli) Zenatello e Volpini, Consigli e anche un nuovo gruppo francese, al quale appunto alluda la Carelli nella lettera a te diretta. Così stando le cose, ti par mai possibile che a noi sarebbe convenuto di mescolarci in queste beghe sud-americane più ingarbugliate che mai e parteggiare apertamente per uno dei contendenti mettendoci contro non solo il gruppo straniero, ma anche contro gli altri italiani concorrenti del Mocchi? Il fatto della licitazione già concessa, e poi - a quanto la Carelli asserisce - ritirata al Bonetti è un episodio transitorio di nessun valore per noi. Noi, per ora, non possiamo essere che neutrali nel senso più completo della parola, e aspettare la licitazione definitiva del Colon, per poi trattare con colui che risulterà il nuovo concessionario, sia Mocchi o qualunque altro.
Se vincitore risulterà il gruppo straniero, in tal caso avremo tutto il tempo per prendere quelle decisioni che più ci converranno: ma la minaccia di una discutibile concorrenza straniera - della quale, quando gli ho fatto comodo, il Mocchi è stato il primo introduttore - non può bastare a farci commettere degli abusi di potere e delle leggerezze.
Infine, non devi dimenticare che tu stesso, tempo fa, a un telegramma inviatoti da Buenos Aires, rispondesti confermando la tua volontà di riserbare le tue opere nuove al Colon - cioè al teatro, indipendentemente dal suo impresario - salvo l'approvazione degli interpreti. Anche per questa ragione, dunque, non si può aderire alla richiesta del Mocchi.
Tutto ciò ha formato materia di discussioni amichevoli, ma vivaci, con la Carelli, e per parecchi giorni, la conclusione delle quali fu un rifiuto, se possibile, ancor più definitivo del primo. Perché, ora, torna all'assalto e in maniera così irragionevole e sconveniente [?] Vuole anche atteggiarsi a vittima della nostra prepotenza, mentre la prepotenza è solo nelle sue assurde pretese.
E con ciò ho finito. Non dubito che dopo la chiara esposizione di tutti i fatti e di tutti gli argomenti, tu ti troverai perfettamente d'accordo con noi e che lo dichiarerai francamente alla Sigra Carelli.
 
Quanto alle Zarzuele spagnuole, purtroppo non c'è nulla da fare per le opere che sono state così sconciamente profanate: sono opere di dominio pubblico!... Scriveremo però per mettere in guardia chi di ragione contro simili att[en]ati ai tuoi lavori.
 
Cordiali saluti dal Signor Tito e un affettuosi abbraccio dal tuo
Claudio
Trascrizione di Archivio Ricordi


Tipologia copialettere
Sottotipologia lettera
Scrittura manoscritto
Lingua italiano

Lettera titolo CLET001570
Segnatura Volume DOC01160
Anno 1918-1919
Volume 01
Pag 481-486
Nr. pag 6