Parigi 3 Marzo 1859.

Mio Carissimo Amico

Le otto opere a noi riconsegnate sono qui in potere della mia scolara. Ora attendo da voi la cifra che io dovrò mandarvi per la spesa delle opere e del trasporto di esse. Mi scriveste che mi avreste fatto sapere ciò quando Brambilla vi faceva note le spese.

Mandatemi pure una una [sic] copia dell’opera Saffo di pacini [sic], e se si può trovare la parte di Amina nella Sonnambula accomodata, e trasportata per la Malibran da Mandanici. E se me lo manderete subito io farò una nota insieme e vi manderò una cambiale.

Sento con piacere che il sommo Verdi ha fatto un altro capolavoro, mi congratulo per l’arte e per voi.

Spero che Piave v’abbia già dato la Selva dell’Imperia onde sottoporla all’impresa della scala [sic]. Io aspetto sempre quel giorno che mi sarà concesso di sapere se potrò dare quest’opera, e fidando sempre nella vostra amicizia non fo che attendere con pazienza.

Salutatemi tanto la buona Signora Giuseppina, Giulio, e tutta la casa.

Vostro Aff^mo

Gaetano Braga

P.S. Tante carezze a Tornaghi, e Filippi. A quest’ultimo direte che ho inteso l’opera la ripetizione generale dell’Opera di Feliciano David che è un decotto di melodie vecchie italiane, una musica priva di senso e calore drammatico, stile indeciso, istrumentazione leccata, e senza forza, assoluta ignoranza di pezzi concertati, [pianto] di motivi e di pezzi tutti vecchi, ad eccezione d’un quadro alla fine del 2^do atto che è indovinato come calore e come tutto. Se mi mostro un po’ severo con questo maestro lo fo perché mi avevano detto che sarebbe stato il riformatore dell’opera, che la sua musica era originale da capo a fondo, e non ci ho trovato che i nostri vecchi maestri nei loro cattivi momenti, De Lauzieres deve essere del mio avviso perché era vicino a me.