Caro Marchetti,
Il Maestro F. P. Tosti mi chiese tempo fa qualche poesia, ed io gli diedi una ballata. Siccome egli voleva ad ogni costo comperarmela, dicendo che questo era suo costume, io gli feci una proposta che, invece di pagarmi, egli avrebbe in cambio inviato al Sigr. Ricordi una «Serenata» (bellissima!) di Romualdo Sapio, allievo di Platania, pregando quell’editore di pubblicarla. Si trattava d’incoraggiare un giovine di non comune ingegno. Tosti promise volentieri, innamorato della composizione, ch’io gli consegnai, di presentarla egli stesso direttamente a Ricordi, giacché, dirigendosi per Londra, si sarebbe soffermato a Milano, e mi avrebbe scritto. Infatti so che egli si trattenne colà per qualche giorno. Ma da quel tempo (è passato un mese e mezzo) non ò avuto notizia alcuna. Quasi era da prevedere.
Oggi mi sarebbe necessario sapere l’esito di questo piccolo affare; ma io, come intenderai, non oso scrivere a quella Onnipotenza, che si chiama Ricordi, d’altronde sono sicuro che non avrei alcuna risposta. Ricorro a te, che sei Marchetti e amico di quella Casa, pregandoti di domandare al Sigr. Ricordi se la «Serenata» fu presentata e che cosa egli intende di fare.
Come vedi, fo a fidanza con la tua cortesia, che io conosco bene. E attenderò che tu ti compiaccia di comunicarmi qualunque essa sia, l’informazione, che riceverai dall’editore.
Tante grazie anticipate e tante strette di mano
19 Giugno 1880
Tuo aff.mo amico
Raffaele Salustri
Roma 22 Giugno 80.
Caro Tornaghi. Leggi, te ne prego questa lettera, e dimmi cosa posso rispondere. Ho ricevuto ieri la tua cara del 21; ti ringrazio del permesso concesso a Mariotti, e delle copie dell’opera mia che mi spedisti. Vedrai che Iacovacci si rifarà presto vivo. Mi fa pena assai quanto avviene fra la Casa e D’Arcais; una delle più antiche ed affezzionate [sic] amicizie, finire per simili inezie è cosa che non ha senso, e mi pare bisogni [****] sopra. Io già mi sarei messo all’opera, ma conoscendo bene il mio uomo, non lo posso fare che potendo mostrare alla circostanza, la tua lettera; ora questa che ho ricevuto, ha una frase di minaccia, che pur essendo nel dritto della Casa di fare, non servirebbe certo ad accomodare come vorrei. Se tu vorrai mandarmi un duplicato di questa lettera, senza l’ultima frase, mi metterò subito all’opera, sicuro di far piacere tanto a D’Arcais che alla Casa, il mantenere una amicizia [****].
tuo F. Marchetti