Di casa. 12 Giugno 1879

61. Corso Venezia

Caro Eugenio!

Non ti rifaccio tutta la parlata commovente a proposito della mia vertenza con Giulio: ti ridico solamente che credo di aver dimostrato abbastanza, non dico il mio pentimento perché non ho da pentirmi di nulla, ma il mio vero e proprio dispiacere che una serie di equivoci abbia prodotto il risultato di alterare l’amicizia con la vostra casa. Ora dopo i tanti passi inutili che ho fatti con Giulio, non credo della mia dignità d’insistere con lui, e trattandosi di un semplice affare mi rivolgo a te, affidandomi interamente alla tua amicizia e al tuo valido patrocinio.

Prima della malaugurata Maria Tudor Giulio era disposto a prendere i miei nuovi pezzi e a stamparli con eleganza di frontespizi etc. etc. Dovevo farglieli sentire, ma poi alle replicate domande che gli feci, non rispose mai. Domandagli adunque se è ancora disposto. S’intende che per niente l’orto non canta, e domandare 50 Lire l’uno dei sei pezzi non mi pare esagerato. Se volessi potrei pubblicarli da Lucca che mi darebbe anche di più ma io non voglio assolutamente, perché non amo che il prezzo sia quasi un obbligazione [sic] per le future evenienze. E poi non mi piacciono le edizioni e ti giuro che se non escono dallo Stab.° Ricordi li tengo per me. Quando Giulio li avrà letti vedrà che sono di un genere aggradevole, di mezza difficoltà, eminentemente commerciabili. Te ne accludo l’elenco e se vuoi ti manderò poi i manoscritti.

Non ho più ricevute nemmeno le novità pubblicate dal vostro Stabilimento che adesso, essendo la stagione morta per i teatri, mi servirebbero per fare delle Appendici Bibliografiche. Ma pare che anche per questo io non sia più buono a nulla. Ti prego di sapermi dire qualche cosa e stringendoti affettuosamente la mano credimi

Tuo sinc.

F.Filippi