Data: 2/9/1924



Luogo: Vienna, Austria

ID: LLET010836




Wien, 2 Settembre 1924.

Caro Carlo,

 ti scrivo particolarmente perché ho bisogno di dirti qualche cosa riguardante l'affare dell'Aida a Berlino. E ti confesso subito che speravo da te qualche cosa di più, cioè: un atto qualsiasi che mostrasse la tua volontà di fare un tentativo qualunque per convincere la direzione del teatro di Stato a togliere il veto. Tu, e per te la Casa Ricordi, ti sei limitato a telegrafarmi: <<se il teatro di Stato non vuol dare la concessione dell'Aida (lingua italiana) nulla puossi fare>>. E nello stesso tempo (in quel medesimo telegramma) mi fai sapere che realmente il teatro di Stato ha acquistato il diritto di esclusività per Berlino e provincia delle opere di Verdi e di Puccini.

Questo tuo telegramma è del 29 Agosto. Indubbiamente, due giorni prima la Casa Ricordi ignorava (o meglio: aveva dimenticato) che esisteva quel diritto: perché il telegramma del 27 Agosto, firmato Ricordi e indirizzato al rappresentante Keerl, dopo avere pregato me di protestare, in nome dell'editore Ricordi, presso l'impresa per il trasporto dell'Aida da Vienna a Berlino senza il consenso dell'editore, conclude col concedere quel trasporto.

Dopo questa concessione esplicita ed espressa in parole del 27 Agosto, viene la dichiarazione del 29 Agosto che dice esplicitamente che l'editore Ricordi non può concedere all'impresa il diritto di eseguire Aida a Berlino, poiché quel diritto appartiene al teatro di Stato; e se il teatro di Stato lo rifiuta, nulla puossi fare.

Da tutto questo, si ricavano risultati ben gravi, che possono essere esposti con chiarezza (s'intende che io parlo all'amico da amico, e non ho la più lontana idea di dare consigli o di rimproverare).

L'editore il 27 Agosto si lamenta del progettato trasporto dell'Aida a Berlino. Mettiamo il caso che l'impresa si fosse rivolta regolarmente alla Casa Ricordi: è fuori di dubbio che l'editore Ricordi avrebbe concesso il diritto di eseguire l'Aida a Berlino, poiché tale concessione è già stata fatta (lo stesso 27 Agosto) nel telegramma diretto a Keerl. Che cosa sarebbe accaduto allora, quando il teatro di Stato fosse venuto fuori col suo veto e col suo diritto di esclusività?... Naturalmente, l'editore Ricordi avrebbe dichiarato che quella

esclusività è reale, e che il diritto di concedere l'esecuzione di Aida a Berlino è del solo teatro di Stato, e se questi non vuole concederla non c'è nulla da fare (vedi telegramma del 29 Agosto). Ed allora?... È  spaventosa l'idea! Quale sarebbe stata la responsabilità dell'editore Ricordi?...Quali e quanti sarebbero stati i danni da risarcire alla impresa, con gli artisti già scritturati, con tutte le masse scritturate, con le forniture comperate o noleggiate ecc. ecc. ?... E i danni morali?... C'è da farsi venire la vertigine!

Qui bisogna che ti dica che a Vienna c'è stata la fortuna della mia presenza, che è stata salutare. Prima di tutto, ho tenuto e conservato presso di me i due telegrammi a firma Ricordi (perché debbo confessarti che non mi fido troppo del vostro rappresentante Keerl); ma poi ho cercato di ristabilire la calma

negli animi degli impresarî, affacciando subito l'idea di credere che il teatro di Stato di Berlino volesse fare un affare, e consigliando di fare immediatamente un'offerta di una congrua percentuale.

L'idea mia non era sbagliata; ma confesso che mi ero illuso circa l'appetito del teatro di Stato: pensavo che si sarebbe contentato di uno spuntino, di una piccola colazione, sia pure alla forchetta: invece è venuto fuori con una fame da lupo ed ha chiesto un pranzo luculliano, un pranzo....alla forca! Cominciò col rifiutare qualsiasi percentuale e chiese una somma à forfait: nientemeno che 120,000 marchi oro, pari ad oltre Lire italiane 600,000. Gli impresarî nuovi (perché saprai che la Sise non è impresaria nell'affare di Berlino: dà tutto il reparto artistico, Cantanti, Maestri, régisseur e vestiario, contro una percentuale) non credettero di potere aderire ad una richiesta così esagerata, ed io cominciai a scoraggiarmi. Più tardi, il teatro di Stato entrò nel concetto della percentuale, ma rifiutò il 2½ %  ed il 3% che gli furono offerti. Finalmente si è potuto concludere l'accordo col 5% sopra gli incassi lordi, garantito da un deposito di marchi oro 30,000.

E sta bene! Ma l'impresa non si sente più forte sulle proprie gambe. A Berlino non siamo all'aperto: siamo in un locale chiuso, grande quanto si voglia, ma certamente non capace di 25000 persone, e neppure di 20000, e neanche di 15000. Per modo che gli introiti non possono superare i 40,000 marchi oro per ciascuna recita (Lit.200,000). Ora, pensando che deve dare (sugli introiti lordi) il 35% alla Sise, il 5% al teatro di Stato, il 10% come Tassa Comunale (ignoro la tassa governativa), e deve inoltre pensare agli attrezzi (che bisogna acquistarli), all'affitto del locale, alla luce, a tutto il personale, all'amministrazione, all'orchestra, al coro, alle ballerine, alle comparse ecc. ecc., è giu[o]coforza riconoscere che l'affare, dal lato finanziario, è oramai perduto.

E rimane ancora il punto interrogativo di Casa Ricordi. Gli avvocati dell'impresa sostengono una tesi che io ho il dovere di riferirti: essi dichiarano che l'editore deve concorrere al pagamento della percentuale da pagarsi al teatro di Stato, argomentando che l'editore non l'aveva avvertito precedentemente ed in tempo utile che la proprietà dell'Aida per Berlino apparteneva al teatro di Stato; e d'altra parte la somma che incasserà il teatro di Stato sarà veramente eccezionale: le recite assolute saranno 20, ma ci sono tutte le probabilità di arrivare a 30 ed anche di più. Stabilendo gli incassi di Lit. 200,000 per ciascuna recita, il teatro di Stato verrà ad incassare Lit. 300,000. Devi convenire che è una esagerazione nel senso che il teatro di Stato fa un grande affare in virtù di un diritto che non ha fatto valere altro che per speculazione; ma è anche esagerato che un'impresa paghi Lit. 300,000 di diritti d'Autore per un'opera di repertorio.

E qui, caro Carlo, torno a quanto già ti scrissi da Vienna: il contratto fatto da Keerl con la Sise è una bestialità: non è possibile fare pagare l'8% quando si tratta di esecuzioni in ambienti che danno incassi serali superiori alle 100mila lire italiane. Questo devi ben comprendere....anche per prepararti alle sorprese che presto (pur troppo!) avrai.... e che io ho già avuto.... quando saprai le cose di Vienna.... e conoscerai i resoconti della Sise. Per ora non posso dirti altro, anche perché mi auguro con tutto il cuore che le cose saranno....rettificate prima che giungano alla Casa Ricordi. Ed io mi adopero, col sentimento di sincera amicizia, a questo fine. Però, Carlo mio, non fate fare certi contratti importanti da un rappresentante.... tonto come il Sig.r Keerl: fateli direttamente....

Per concludere, in riguardo a Berlino, penso che la Casa Ricordi non possa pretendere nessuna somma e nessuna percentuale per diritti d'autore; prima di tutto perché l'impresa pagherà più di Lit. 300000 al teatro di Stato (e non è giusto, né logico, né onesto pretendere di più); e poi perché oramai la Casa Ricordi ha dichiarato che il diritto di concessione per l'esecuzione di Aida a Berlino è di esclusività del teatro di Stato; e, se questo non dà tale concessione, non c'è nulla da fare.

Intanto cerco di calmare questa gente in merito alla richiesta di ottenere dalla Casa Ricordi una porzione della percentuale dovuta al teatro di Stato.

Io parto per Berlino Venerdì 5; alloggerò all'Hôtel Adlon.

Ti salto con affetto e mi confermo tuo

= P.Mascagni =

Trascrizione di Archivio Ricordi

Opere citate
Aida

Tipologia lettera
Sottotipologia lettera
Scrittura manoscritto
Lingua italiano

Medatadati Fisici
Nr. Fogli 2
Misure 295 X 230 mm

Lettera titolo LLET010836