Data: 27/11/1879



Luogo: Torino

ID: LLET013024




Torino 27 9bre 79

 

Mio caro Giulio

 

Può darsi che io mi sia mal spiegato nella mia lettera, giacché l’amico Zanardini parla invece dell’ultimo Duetto mentre io m’intendeva del gran Duetto a pagina 158 (Edizione italiana). Anzi non sapeva neppure che Massenet avesse prolungato il Duetto finale dell’opera, perché in quella sera che io ti scrissi quella lettera nervosa, non era arrivato a leggere che il Duetto «sia benedetto il dolore» e trovandovi tutti quei cambiamenti, che ti ripeto non mi soddisfano, allora mi posi al tavolo, e giù a scriverti tutto arrabbiato.

Difatti il Duetto, come sta nel testo francese, è di una concisione ammirabile, spontaneo, senza stiracchiature, (come deve essere in quella situazione, tanto più che a pagina 169 si ripete ancora un brano più incalzante), e che a quanti lo feci udire lasciò un’impressione grandissima. Ma adesso, perché quelle quattro battute affatto superflue in principio della pagina 163? ... Quel pensiero [esempio musicale: si veda l’olografo] non viene forse ripetuto abbastanza, da farne ancora una replica? ... (Sei volte in questo Duetto, e poi in fine dell’opera). Perché, dopo la seconda battuta a pagina 165, l’autore vi aggiunse otto inutilissime battute che a mio parere raffreddano immensamente? Era proprio necessario che Nair ripetesse ancora [esempio musicale: si veda l’olografo] te benedica ecc. ecc.? Ed invece non è più incalzante, e appassionato come sta nel testo francese? ... Pazienza ancora quelle due battute di più a pagina 167 ... e su di ciò ho finito!!! Benissimo la ommissione [sic] del pezzo di Kaled.

Ma prima di chiudere la lettera non posso fare a meno di esprimere freddamente la mia debole opinione. Io, che più volte lessi questa bellissima opera al Piano, tutta di seguito, per riceverne meglio le varie impressioni, e giudicandola come fossi Pubblico; immedesimato in questo mirabile lavoro per la felice struttura e concisione dei pezzi, per la bellezza delle melodie, dico schiettamente che (meno la Romanza del Tenore, l’ultima riuscita migliore) non avrei aggiunto una nota di più, e mi sarei attenuto al testo francese.

È appunto per quella rara qualità che ebbe sempre il Verdi, ed il Boito nel Mefistofele, di essere brevi nei pezzi, e nei dettagli, per cui i loro lavori hanno un’impronta tutta particolare; e questo merito lo scorgo pure nell’opera di Massenet, edizione francese.

È certamente bello il Duetto nuovo fra Nair e Timur, ma anche questo c’è di più, che in fin dei conti (se fosse scritto coll’intenzione di aumentare la parte di Timur) il Basso non ha che ben poco a cantare, e la donna ne ha già abbastanza dei pezzi, senza bisogno di aggiungervene un’altro [sic].

Quanto al Duetto ultimo sono dell’opinione tua, e di Zanardini, che preso questo pezzo separatamente, come musica, sia migliore quello del testo italiano; ma temo che il brano compreso fra l’ultima battuta a pagina 341, e le tre prime battute a pagina 342, che è un passaggio ad effetto, faccia scemare l’altro con quei passi slanciati a pag: 344. Bisogna anche pensare che questa prolungazione del Duetto viene tardi, dopo cinque atti di musica.

E dopo tutta questa tirata … finisco.

Frattanto saprai che ho cominciato preparare il terreno a Massenet, avendo fatto eseguire al Concerto Popolare di Domenica le sue Scene Pittoresche, che piacquero moltissimo, e si fece replicare il N: 2, cioè l’Aria di Ballo.

Nell’altro Concerto del 16 Dicembre replicherò ancora quei pezzi. Ho fatta la commissione con Depanis, che ti saluta.

Tante cose all’amico Zanardini, e Cerea

il tuo aff.mo

C. Pedrotti

 

P.S. Se tu potessi mandarmi presto le parti dei Saxofons, e del Basso Sax in Si bemolle, allora vedrei meglio di cosa si tratta.

Trascrizione di Paola Meschini

Tipologia lettera
Sottotipologia lettera
Scrittura manoscritto
Lingua italiano

Medatadati Fisici
Nr. Fogli 2
Misure 211 X 136 mm

Lettera titolo LLEt013024