Pesaro, 1 maggio 1921

Carissimo don Carluccio - vi ringrazio della vostra affettuosa e graditissima lettera. Sono più che lieto della vostra promessa di venire a Pesaro ad udire il 2o atto di Giulietta tanto più che ormai posso sperare di vedervi assai presto. Sono giunto col mio lavoro alla morte di Tebaldo. Mi rimane, quindi, il finale dell'atto, al quale do moltissima importanza tanto che voglio pensarlo bene e maturarlo moltissimo.- Francamente, questo finake, dopo un atto pieno di forza e di colore, mi lascia un po’ perplesso tanto che avrei voluto rivolgermi a Rossato per qualche piccola modificazione. Ma ancora non ho un’idea chiarissima del come potrà riuscire attraverso la musica. È bene quindi che per ora il solo torturato sia io!- Vi metterò poi al corrente del risultato delle mie riflessioni.-
Per l'affare Mocchi sono sempre in attesa di notizie dall'amico Renzo. Del resto, non mi faccio troppe illusioni né mi sarei curato troppo dell'impresario italo-argentino se egli non mi avesse ripetutamente ricercato. Ciò non toglie, però, che io sa sempre dell'istessa idea: andare in America per guadagnare o restarmene in Italia.-
Attendo le notizie che mi avete promesso di Francesca. A Ravenna l'opera è stata sospesa per le elezioni ma ho ragione di credere che si darà nel settembre venturo. E non sarà un gran male questo ritardo che forse mi darà modo di dirigermi io stesso la mia opera, trattandosi di un'occasione così solenne come quella delle feste dantesche.-
In una prossima vostra vorrei che foste tanto gentile di dirmi se la musica è stata poi spedita al mio amico Zampedri di S. Paulo (Brasile.) Per spiegazioni rivolgetevi al caro Guido Valcarenghi.-
E niente altro per oggi. Vi prometto mie notizie ancora e presto.-
Tante cose, anche da mia moglie, per voi e per la vostra famiglia, e un abbraccio dal vostro
affmo Zandonai

Due o tre giorni fa ho rispedito alla vostra ditta le Bozze di stampa di Patria lontana unite al mio manoscritto.