Data: 23/11/1896



Luogo: Milano

ID: LLET000182




23 Novembre 96

Caro Ricordi,

Vi ho detto l'altra sera: fra dodici o quindici giorni - non sono passati. Ho licenziato ieri l'altro la Strenna dei rachitici. Mi toccò spenderci intorno, nel periodo della correzione delle stampe un tempo infinito perché dovevano essere non più di 100 pagine in tutto, altrimenti soverchiava la spesa prefissa. E mi convenne tagliare quà e là, il che nella prosa e nella prosa delle novelle che già si cerca di tener stringata fin dalle prime e nella prosa nostra, non è facile. 

E poi, sapete cosa m’è piombato fra capo e collo? Broggi venne da me a dirmi che tutti avrebbero visto volentieri ch'io scrivessi un articolo per qualche giornale di conto, dove fosse tratteggiata la figura del neo senatore De Angeli. Risposi supplicandolo di non insistere e gli esposi il mio gran da fare. Allora egli mi disse che non insisteva ma che mi avvertiva essere il De Angeli al fatto di quella proposta perché lui Broggi, certo della mia accettazione glie ne aveva parlato come di cosa sicura. Voi capite che tiro? Rifiutare in tali condizioni era una scortesia ed il De Angeli è tanto gentile amico che il pensiero di fargli cosa sgradita sarebbe un sacrilegio. Dunque sì. Ma un giornale quotidiano, a tale distanza dalla nomina non poteva più accogliere il mio articolo. Si pensò all'Antologia. E si combinò con quella. Ma quella pose per condizione che l'articolo parlasse anche del Fogazzaro. Vi dico: lettere, conferenze col Broggi, telegrammi, perdite di tempo preliminari infinite, poi lo sgobbamento di cinque giorni serrati. Senza nessunissimo compenso - e tutto ciò perché al Broggi è piaciuto farsi bello presso il De Angeli di un’idea la cui attuazione non lo riguardava e non lo incomodava affatto. Eppure nel caso mio, voi avreste fatto lo stesso. 

Concludiamo. Non più termini elastici. Il giorno 6 Dicembre voi avrete tutta ultimata la Tosca - pena una multa di 50 lire ogni giorno di ritardo. 

Vi giuro che non perdo un'ora. Ma lasciatemi aggiungere che il Puccini ne perde, non so se alla caccia o alla pesca un numero infinito. Capisco benissimo che un maestro non si metta ad un'opera finché non ha tutto il libretto nelle mani. Ma qui il libretto egli lo ha tutto quanto, e per due atti definitivo. Per il terzo ha non solo la traccia delle scene, ma ha sostanza e l'andamento del dialogo già bello e tracciato. Questione di stringere e di dare ai versi una forma più letteraria. Questo non lo riguarda. La Boheme fu cominciata e condotta in ben diverse condizioni. Del resto se lui vuole che il testo sia definitivo innanzi di mettersi a comporre, padrone, ma il testo sarà veramente definitivo, e non venga poi a proporre modificazioni ad ogni momento. No, sul serio, mi pare che Puccini fa un po' o il Cav.r [*****], o la prima donna

Del resto, io ho da fare con voi e non con lui. E voi mi preme di contentare e vi contenterò e persuadetevi che non ho la menoma colpa del ritardo. Se fossi rimasto in campagna, a quest'ora sareste servito: ma dovetti tornare per via della Società. Da dieci giorni in qua, lavoro la notte costantemente fino alle due. Da Venerdì non ho sceso le scale. 

Ho messo ho fissato il giorno 6 Dicembre per darmi il massimo margine. Ma confido di finire prima. Ah se il 1° vi portassi l'atto compiuto, che respirone! Non tenetemi il broncio per carità. E fatemi un'altra carità. Mandatemi due o tre di quelle Esperia Tablet. Sono senza carta. 

Vostro affe.

Giuseppe Giacosa

Trascrizione di Veronica Mondoni
Tipologia lettera
Sottotipologia lettera
Scrittura manoscritto
Lingua italiano

Medatadati Fisici
Nr. Fogli 2
Misure 210 X 132 mm

Lettera titolo LLET000182