Gentil[issi]mo Sig. Tito
Prima d’imbarcarmi per Bari tento l’ultimo colpo. Quantunque conosco la vostra espressami intenzione di non comprarvi il mio Guido Colmar, pure ritorno a pregarvi, ed a persuadervi che quella mia musica non è quale vi si è fatto credere dai giornali. L’esito avuto in Napoli non fu infelice, cinque pezzi furono clamorosamente applauditi, con chiamate all’autore, e se fosse piaciuto l’ultimo, la fine dell’opera, si poteva dire Furore: questo è l’uso di Napoli. Ora tale musica l’ho ritoccata quà e là, aggiunto un pezzo finale, come pure ho risolto lo strumentale tutto. La credo perciò musica che ha meno difetti delle altre mie, e per questa vantaggiosa credenza, ritorno come dissi a pregarvi, a parlarvi di un’opera che avete altre volte rifiutata. Capisco che mi darete del vile, o per lo meno del noioso, ma vi confesso che è immenso desiderio di rendere giustizia al mio povero lavoro. Io ve l’offro gratis, conservandomi la metà di proprietà sui noleggi, e sulla rendita di questa nel caso si facesse. Altro sacrifizio non posso fare per mostrarvi quanto amo mettere sotto la vostra protezione quel mio lavoro. È inutile ricordarvi che tante volte il pubblico si scaglia contro la musica, mentre son’altre le ragioni che causano l’ira sua: prova recente la Traviata, musica superiore a molte altre di Verdi, e il Giuramento dato a Napoli due anni sono, che per ordine del Re fu levata di scena!
Dissi che parto per Bari; vado a scrivere l’opera di apertura per quel gran teatro nuovo. Là spero ricevere una vostra lettera, e che accettate il mio Guido Colmar ora gli ritorno il suo primo nome Diego Garias [Carias].
Alla Fenice non ho potuto dare la mia Cristiana, saprete già i motivi; mi si lascia però sperare che l’anno venturo sarò scritturato per altra nuova opera. Staremo a vedere, e m’importerà poco fare da comodino a quel Maestro che sarà d’obbligo: l’abilità non consiste nei titoli.
Da Bari dunque spero potervi mandare, dietro vostro avviso, la partitura del Diego Garias [Carias], come la riduzione per canto e pianoforte. Avrei altre opere da offrirvi, ma preferisco parlarvi di questa che credo superiore.
Accettate intanto gli auguri più felici dal
Vostro Affezionato
Niccola De Giosa
Trieste 22 Marzo
1854