Data: 19/2/1862



Luogo: Napoli

ID: LLET003484




Sigr. Ricordi

 

Jeri vi ho scritto che la sera sarebbe andato in iscena il Ballo in Maschera, a S. Carlo, malgrado la mia opposizione, perché non vedeva sul palco scenico quell’accordo necessario; infatti non volli firmare il permesso della rappresentazione; e mi protestai innanzi a Sei o Sette cento persone che assistevano alla prova generale. Ma ho il piacere di comunicarvi che jeri sera ho avuto una piacevole smentita; non mi aspettava una sì bella e precisa esecuzione. Dell’orchestra non parlo, perché ha fatto miracoli, e voi lo sapete che questa, [****], da farne, dei miracoli. Avrei voluto Verdi a questa rappresentazione, l’insigne maestro non avrebbe mai creduto che con due sole prove intere l’orchestra eseguirà la musica così ammirevolmente. Che precisione! che brio! che unione! e quanta nettezza nei coloriti! e poi come fu attenta alla mia condotta: l’effetto del dramma che si svolgeva sotto i miei occhi mi consigliò di cangiare, là per là, tre tempi stabiliti diversamente alle prove, come altri coloriti che l’orchestra, come i cantanti seguirono immediatamente come i desideri, quasi nell’istesso tempo ch’io li concepiva!! Che entusiasmo ha mosso il finale secondo, quello che a Milano poco si gustò: suppongo che là il difetto provenisse dal tempo preso: nei grandi teatri questo pezzo magnifico se si sbaglia di un pelo nel movimento, è perduto; se si prende troppo allegretto cadiamo nel comico deciso, se troppo sostenuto cadiamo nel languido, tanto contrario a quella posizione. Jeri sera più che mai mi sono convinto che il Direttore d’orchestra deve seguire attentamente l’interesse progressivo del dramma e correggere sul momento le piccole convenzioni fatte freddamente alle prove, altrimenti l’interesse drammatico soffrirebbe. Ma per far ciò necessita un Direttore che abbia gusto e cuore, e che goda cieca fiducia di tutti gli artisti messi sotto la sua dipendenza

I cantanti, cominciando dal tenore Tiberini e terminando all’ultimo corista, nulla lasciarono a desiderare, cioè io avrei desiderato qualche cosa di più nei due cantanti che eseguirono quest’opera altrove, mi aspettava che capissero meglio la loro parte. È probabile che l’orgasmo di una prima rappresentazione abbia loro nuociuto, e che domani li troverò al livello degli altri; ad ogni modo però concludo che faccio malissimo a non farmi sentire prima le loro idee, poco rispondenti a quelle di Verdi. Voi mi direte: E siete andato in iscena! Oh! quante cose potrei narrarvi sui pettegolezzi teatrali, che neppure oggi, al 1862, vollero abbandonare i Signori virtuosi. Ma, basta; siamo andati benone, e dimentico fin le crudeli pene che mi hanno fatto passare, oggi non ricordo che la gioja del conseguito successo.

 

Abbiatevi i miei più cordiali saluti, e se scrivete all’egregio Sig. Verdi assicuratelo che tutto quel pochissimo ch’io poteva fare ho fatto per la magnifica sua opera, solo mi è rincresciuto il breve tempo che mi concessero per metterla in iscena; quel lavoro meritava altre serie prove, buono che i componenti l’orchestra e i cantanti indistintamente han rivaleggiato meco d’impegno nell’esecuzione.

Vostro Affto

Niccola De Giosa

Napoli 19 Febbrajo

1862

Trascrizione di Paola Meschini
Persone citate
Giuseppe Verdi


Teatri citati
Teatro di San Carlo

Tipologia lettera
Sottotipologia lettera
Scrittura manoscritto
Lingua italiano

Medatadati Fisici
Nr. Fogli 1
Misure 215 X 139 mm

Lettera titolo LLET003484