Data: 6/1879



Luogo: s.l.

ID: LLET007181




Di casa. Venerdì

61 Corso Venezia 61

 

Caro Giulio!

Le tue lettere, il tuo giudizio che in fatto d’arte stimo grandemente e poiché me l’hai dato spontaneo, senza che te lo richiedessi, mi avevano messa in corpo una grande prevenzione, seguita, te lo confesso da una immensa disillusione. Posso ingannarmi e desidero anzi d’ingannarmi e di pentirmi sinceramente, quantunque la musica di jeri sera parmi d’averla capita anche troppo: del resto se ho preso un granchio, se stamane ho dato un falso apprezzamento, la colpa è quella benedetta ostinazione del non voler lasciarci udire qualche prova e acquistare quella famigliarità del lavoro che rende i giudizi sicuri. Ostinazione dei reggitori della Scala e un pochino, scusami, anche tua. Io non ho potuto dare che un giudizio di prima impressione, la quale fu molto peggiore di quello che possa apparire dall’articolo di stamane. Io non trovo nel Gomez i passi da gigante a cui mi accennavi. Se ha progredito, non ha progredito che nei dettagli ma nell’insieme è completamente sbagliato: quell’opera parmi una coppa finemente cesellata, ma di forme barocche, contorte, antipatiche. Ci sono delle buone parti, ce ne sono di orride e il tutto è sbagliato tanto astrattamente come musica, quanto praticamente come teatro. La novità manca assolutamente: ci sono delle idee gentili, belle, ma nuove mai: di brutte, triviali, volgari, troppe. Di veramente nuovo e originale non trovai che la Serenata e la danza burlesca. L’Inno della Regina è magnifico, mi piace moltissimo, ma è calcato su tanti altri dello stesso genere, cosa che non rimprovero al Gomes, perché il carattere stesso del pezzo lo esige. Difetto poi enorme [*****] è la troppa tensione, la troppa violenza anche dove le situazioni non lo esigono. Quel primo duetto fra Gilberto un operajo modesto e Giovanna una fanciulla ingenua, disgusta per enfasi, per tensione drammatica, per gridi e urli quello di Raoul con Valentina. Tutto ciò ti dico senza pretesa di infallibilità. Posso e desidero d’ingannarmi. Anzi per questo ti prego di favorirmi una sola poltrona per domani sera e se la musica mi piacerà di più, se potrò mitigare il primo giudizio, farò Domenica l’Appendice per Lunedì; se no, acqua in bocca. Se non parlo della Maria Tudor farò un Appendice [sic] Bib[liografic]a sulle tue ultime pubblicazioni. Ebbi già dall’Auteri le sue cosine francesi che sono deliziose e dal Marchisio le sue composizioni di pianoforte, un po’ scolastiche, ma buone, ben fatte, che mi piacciono. Mi mancano le trascrizioni di Liszt su Verdi, il Pasquino di Celega, e altre cose ultime che non mi hai ancora mandate e che ti prego di mandarmi in giornata. Domani aspetto la poltrona colla quale sono sempre il tuo aff.

F. Filippi

Trascrizione di Giovanni Vigliar

Tipologia lettera
Sottotipologia lettera
Scrittura manoscritto
Lingua italiano

Medatadati Fisici
Nr. Fogli 1
Misure 211 X 138 mm

Lettera titolo LLET007181