Carissimi Clausetti e Valcarenghi, di giorno in giorno sono passati tre mesi che io sono lontano da Viareggio, dalla mia famiglia e da tutti, segregato qui all’Antignano per l’opera di Mascagni e per un altro complesso di spiacevoli ragioni che mi hanno molto turbato sin qui. Purtroppo fino a verso i primi di novembre non sarò libero da tutto questo caos e non potrò venire a Milano; ma siccome vedo che il mio silenzio potrebbe oramai essere troppo mal giudicato da voi e siccome vedo che qui va incancrenendosi una situazione spiacevolissima senza che ragioni di questa spiacevolezza vi sieno, gravi, così mi decido a vincere quella colpevolissima accidia che assale di fronte alla compilazione di una lettera che si vorrebbe fare a meno di scrivere e che si preferirebbe… parlare. Inoltre, a parte tutto questo, e a parte quelli che potrebbero essere i nostri rapporti di autore e editore, una cosa sola voglio mettere bene in chiaro e cioè che se io posso anzi se io ho gravemente peccato verso due amici da cui non ho ricevuto che gentilezze non ho peccato che in una questione di forma e non di sostanza e cioè solo nel fatto di non avere scritto e di non essere venuto a Milano a parlarvi.

Ma la colpa di ciò va – ripeto - completamente attribuita a ragioni profondamente interne mie personalissime estranee a qualsiasi faccenda di affari e sentimenti di amicizia che mi hanno scombussolato in modo insolito coll’aggravante del lavoro Mascagni. E veniamo a noi: io feci quel contratto con Mocchi; vi scrissi da Roma avvisandovi d’aver fatto quel contratto e dicendovi anche di attendere la mia venuta per spiegazioni. Non potei venire subito; venni una volta e Clausetti era a Londra e nelle 10 ore che rimasi a Milano non mi fu dato venir costà; ma contavo tornare e volli rimettere la visita per trovare anche Clausetti. Il quale a Londra si lagnò aspramente con Puccini per il mio contratto. Clausetti ebbe torto a lagnarsi così; bisogna capire che quando uno ha famiglia ha, e specialmente al giorno d’oggi, troppe e gravi responsabilità; perciò prima di giudicarmi troppo severamente bisogna aspettare le mie spiegazioni. Ma anche questo non c’entra perché non è una questione di interesse o di macchiavellismo toscano che mi spinge a scrivervi la presente, ma soltanto una questione di pura…morale. C’è un’altra cosa che invece mi avrebbe veramente offeso e addolorato se Clausetti (ma non credo) avesse potuto anche sospettarla ed è la seguente: Clausetti mi indicò, or sono varii mesi, il prologo della Bisbetica domata come uno spunto per un libretto d’opera; fu detto, fra noi, che questo libretto lo avremmo fatto insieme; un bel giorno, ripensandoci su, mi vennero delle idee in proposito che interessarono e dopo alterne vicende interessano ancora Puccini che - credo, (sono quasi due mesi che non lo vedo ma lo sento dalle lettere)- non abbandonerà facilmente quel soggetto.

Ha potuto per un momento Clausetti supporre che io fossi tale un porco da non accordarmi con lui a seconda delle nostre conversazioni orali; quando la cosa avesse preso seria consistenza?-

Clausetti avrebbe molto sbagliato nel giudicarmi così e se lo avesse fatto vuol dire che non mi ha conosciuto ancora bene. Questi sciaguratissimi mesi che hanno portato tanta farragine in me hanno dilazionato anche la definizione e il chiarimento di questa faccenda e questo mi ha procurato un vero disagio morale in molti momenti.

Un’altra cosa: seppi da un amico di Vaturi che incontrai a Livorno di un colloquio fra lui e Puccini e di una lettera scritta a voi da Puccini a proposito non so di che questione di diritti d’autore. Voglio dirvi subito che io ignoro di che cosa si tratti e Puccini di questo argomento non mi ha mai scritto un verso. Vedere -ripeto- non lo vedo da varii mesi. Capii da quanto mi disse quell’amico di Vaturi che  doveva trattarsi di uno spiacevolissimo equivoco e quando lo seppi, pensai subito: ecco che Clausetti Valcarenghi potranno supporre che io abbia soffiato nel fuoco. (a che pro?.) Il che non è. E anche questo è pacifico.

Ripeto: ho voluto scrivervi su questi argomenti perché di Forzano voi potrete pensare tutto quello che vi pare: dall’essere egli il più cane dei librettisti all’essere un uomo che perde la testa (per tre mesi) e muore al mondo, ma non dovete pensare che egli sia capace di una cattiva azione verso due amici recenti ma stimati che gli hanno  ricambiato l’amicizia con molta lealtà e cortesia. Ora, cattiva azione sarebbe stata l’agire con Clausetti come egli forse può aver dubitato; cattiva azione sarebbe stata quella di mettere del malumore fra voi e Puccini mentre io ho la assoluto convinzione basata su fatti che Puccini non prenderà in esame nessuna proposta che gli venisse da altri, senza presentarla prima a Casa Ricordi. E questo è tutto. La presente non è che l’espressione del desiderio che due amici non prendano equivoci sul contegno di una persona per bene verso di loro; e non risponde che a un sincero mio sentimento quello cioè che a parte qualsiasi rapporto di affari, non sia senza  ragione turbata una amicizia che a me era cara e simpatica. Se voi deste interpretazioni diverse alla presente sarebbero completamente errate.

È una serata di… ravvedimenti questa per molte ragioni…! Sono qui solo in una cameretta di albergo a recitare nella mia anima varii confiteor… ma con molto intimo piacere veggo che si tratta in complesso, in confronto di tutti, di peccati…veniali che non intaccano il galantuomo.

Ho sentito il bisogno di scrivervi così e l’ho fatto. Sarà stata una malinconia? L’ottobre è il mese più bello dell’anno perché è appunto il mese delle malinconie più sincere; in ogni modo prendete questa lettera…come un frutto di stagione. E credetemi sempre il Vostro affezionatissimo amico

Forzano

hotel Campari-Livorno

P.S.   Riapro la presente perché ricevo respinta da Viareggio la vostra del 16 per l’affare Jachino trascurato anche questo da me in modo indegno. Anzi, e bene così; avrete modo di rispondermi seccamente per le sola ragione di affari se vorrete usare del frutto di stagione per accendere il fuoco e cuocere l’altro frutto di stagione ossia le bruciate. Dunque: no; il rendiconto dei diritti io desidero mi venga fatto dalla casa che acquista l’opera. Non credo conveniente per molte ragioni che voi registriate la lettera a suo tempo intervenuta fra me e il Mo. Non vedo che difficoltà possa essere quella di regolare i conti miei dei miei diritti fra voi e me. Un’altra cosa piuttosto: vi dissi già, una volta, che in quei contratti dei libretti esiste una frase che può essere interpretata in un senso terribile per l’autore di un libretto quella cioè che dice: “la Casa Ricordi potrà disporre di detto libretto nonché della relativa azione con o senza la musica in quel qualunque modo che riterrà opportuno e conveniente; così indicativamente potrà fare o lasciar rappresentare riprodurre, tradurre, ridurre, adattare stampare il libretto o la relativa azione con o senza la musica etc. etc.” Ora pensate un poco alla portata di queste parole; ve lo dissi già una volta: voi potreste far fare una commedia sul mio libretto; o potreste chiamare un  signore a ridurlo a miglior libretto ed io non potrei far nulla. Nel caso Puccini queste eventualità non esistevano e non esisteranno nemmeno ora, ma francamente vorrei chiarire questa faccenda.

Non crediate che voglia mettere dei bastoni fra le ruote; anzi per darvi la prova che questo non è vi dirò che se quella clausola del 1% sui libretti può dare noia alle v. consuetudini io son pronto anche a abolirla, ma modificate quelle clausole che o non hanno senso o ne hanno troppo.

E già che siamo in argomento vi prego anche di dirmi come mi devo contenere per la famigerata Lisistrata ormai fatta rifatta e ferma. De Sabata mi scrive ma dati gli umori non sa pero che rispondere.

Di nuovo

Forzano

hotel Campari Livorno

Il titolo Giocondo e il suo re non mi pare un titolo. Due uomini in un cartellone son troppi. A me piaceva immensamente la novità dei due versi piccoli con la prima parola grande si che il titolo restava Donne e etc. Se no perché non si mettono i tre nomi di donne: Genovieffa La regina e Fiammetta. (ha un sapore di novella non sgarbato -

Cerchiamo di meglio – stop -

Trascrizione di Angelo Redaelli

Tipologia lettera
Sottotipologia lettera
Scrittura manoscritto
Lingua italiano

Medatadati Fisici
Nr. Fogli 3
Misure 315 X 210 mm

Lettera titolo LLET007590