Data: 16/1/1850



Luogo: Verona

ID: LLET012497




Amico Cariss.mo,

 

Verona Li 16 Gennajo 1850

 

Sperava di poter venire, come già ti scrissi in questi giorni a Milano, ma pur troppo m’avveggo che le mie occupazioni non me lo permettono, almeno per ora; adunque volendo soddisfare al debito in corso ti prego spedirmene una copia, che ti spedirò tosto il contante. Oggi ho ricevuto il primo numero della Gazzetta e te ne ringrazio.

Dopo la prima rappresentazione dell’Attila, parlando in generale, questo spartito non ha migliorato nell’esecuzione, o per meglio dire non s’ebbe il favore del pubblico; la Bortolotti alla terza recita cadde indisposta, poscia s’ammalò anche il Milesi, per cui ci straziarono le orecchie nelle sere successive i soliti supplementi ommettendo [sic] le Arie, le Romanze, ed il Duetto. Ma finalmente venne un po’ di raggio anche pel nostro Teatro, ed il pubblico che in sul principio si mostrava freddo ed indifferente, ora che la giovinetta Spezia comparve per la prima volta sulle scene, sotto le spoglie di Beatrice vi accorse in folla, e gli applausi giustamente meritati e gli evviva tanto alla protagonista che al suo bravo precettore Sig.r Maestro Foroni eccheggiarono [sic] dal principiare sino al finir dello spettacolo. E difatti la Spezia dotata di voce bella di vero soprano, forte, estesa, intonata, uguale in tutti i registri, agile, simpatica della persona di un sentire squisito, oltre una scuola irreprensibile, ha date prove non dubbie ch’essa è creata per divenire in breve tempo un’artista di primissimo ordine. Certo è che nessuno avrebbe potuto attendersi di più, come si suol dire da una debuttante, perché invece di trovarsi impacciata dalla scena in una parte di tanta importanza dove il canto si avvicenda continuamente alla declamazione, essa apparve sicura di se stessa da sembrarti un’artista già provetta. La Cavatina ed il Rondò finale furono cantati con passione, e scelti modi di canto; le scalate sortivano pure e corrette; nel Duetto con Filippo, nel finale, e nel Quintetto mostrò un sceneggio [?] addatto [sic] alla situazione della sventurata Beatrice. È inutile quindi il raccontare le innumerevoli chiamate al proscenio, e gli applausi strepitosi che coronarono l’avventurata giovinetta e il suo Maestro. Taluno voleva farci rimprovero di un certo andamento tremolio della voce usato di frequente alla prima rappresentazione (forse anche prodotto dalla commozione di una prima comparsa), ma si vide poi che alla seconda e più ancora alla terza rappresent sera venne di mano in mano a una sensibile diminuzione, riserbandosi questo effetto parziale nei passi concitati, lo che tornava molto in acconcio. Il Tenore Basadonna (Drombello) non poteva che soddisfare le esigenze dell’uditorio. Quantunque non abbia egli freschezza di voce, ha tali e tante altre risorse da ammirarsi in lui sempre un’artista [sic] di vaglia, per modo che venne molto applaudito. La Signora Pozzi nella parte di Agnese si disimpegnò con lode. Il baritono Gianni (Filippo) si fece molto più apprezzare in questo spartito che nell’Attila. Nel Duetto con Beatrice ebbe anch’esso l’onore di più chiamate. Il Coro poteva essere più esatto nelle entrate, e l’orchestra fornita di eccellenti professori camminerebbe più sicura se il suo capo, ossia primo Violino, sapesse maneggiar l’arco diversamente. Ora si discorre di montare i Lombardi colla Bortolotti, Milesi, e Mitrovvich [recte Mitrovich]; quindi Maria Padilla colla Spezia, Basadonna, e Gianni. Il Ballo Beatrice di Gand continua a furoreggiare.

 

Addio addio

 

Il tuo amico

Pedrotti

 

 

(indirizzo)

Signor

Giovanni Ricordi

Editore di Musica

Milano

 

 

(il timbro postale riporta)

VERONA

17

1

MILANO

18

GEN

Trascrizione di Paola Meschini


Tipologia lettera
Sottotipologia lettera
Scrittura manoscritto
Lingua italiano

Medatadati Fisici
Nr. Fogli 1
Misure 288 X 236 mm

Lettera titolo LLET012497