Data: 28/1/1847



Luogo: Venezia

ID: LLET013194




Ai Lettori

 

Edoardo il Confessore teneva il trono d'Inghilterra, quando verso la metà dell'undecimo secolo il buon re Duncano a quello ascendeva di Scozia. Difficili volgevano i tempi, poiché Scozia era internamente commossa dalle rivolte de' turbolenti suoi thani (baroni), ed assalita frequentemente ai confini da' popoli di Danimarca e Norvegia. Trovandosi re Duncano incapace a sedare e respingere cotesti interni e stranieri nemici, affidonne a Macbet, suo valoroso capitano, la cura. Costui, secondato da Banco, raggiunse l'intento, e, non pago degli onori e delle ricompense dal re suo impartitegli, osò aspirare alla regal Potestà. A tanto lo incoraggivano [sic] le scozzesi leggi, portanti, che ove il re morto fosse senza lasciar figli maggiori, passar dovea la corona sul capo del più prossimo parente. Macbet era tale, e Duncano già vecchio non avea che due teneri figli, Malcolmo e Sivardo. Camminavano su tal piede le cose, quando Duncano con regale decreto si nominò il primogenito suo Malcolmo a successore. Macbet allora, che così svanir vedeva ogni sua legittima speranza alla successione, sdegnatosene, pensò ottener col delitto quello che più pervenire non gli poteva per giustizia; tramò co' thani amici suoi, tra' quali erano Banco e Macduffo, ed una notte che re Duncano, nell'anno settimo del suo regno, venuto era ospite in Ivernesso, castello di lui, spintovi anche dall'ambiziosa moglie, lo trucidò. Malcolmo rifuggì in Inghilterra presso Edoardo, Sivardo in Irlanda, e Macbet, corso a Scona, vi si fece coronare re di Scozia. Poiché egli ebbe lo scettro, si diede a sostenere con ogni guisa di vessazioni la sua usurpazione, e, sospettando perfino de' propri complici, trucidar fece Banco, e perché Macduffo riuscito era a fuggirgli, ne fece perire i figli e la moglie. In tal guisa regnò ben 17 anni, alla fine de' quali Malcolmo, ottenuti dal re Edoardo 10000 soldati inglesi, secondato dai thani istigati da Macduffo, e dalle popolazioni scozzesi stanche della tirannica oppressione di Macbet, lo vinse, lo uccise, e ricuperò il trono avito.

Questa è la storia. Le cronache poi e le nazionali tradizioni, da cui l'immortale Shakspeare [sic] tolto il soggetto della presente tragedia che ho ardito ridurre a melodrammatica forma, accompagnano cotesti fatti con istrane e favolose circostanze, quali sono quelle delle streghe. “Shakspeare, egregiamente dice il chiarissimo G.Niccolini, fece delle streghe tante ministre d'inferno in una impresa ordinata al sacrificio dell'innocenza e alla rovina dello stesso colpevole; venendo così a salvare in qualche modo l'onore della specie umana, e riducendo ne' termini del terribile ciò che altrimenti sarebbe stato orrendo e insopportabile, e diede grandezza e solennità ad un'azione per sé stessa non altro che atroce.”

Siccome poi egli scriveva a' tempi di Giacomo I, discendente di Banco, così si è compiaciuto farlo vedere innocente, mentre le storie ce lo addimostrano correo dell'usurpatore Macbetto.

Tanto m'era duopo ricordare ai lettori per la più facile intelligenza del presente lavoro.

F.M.Piave

 

Carissimo Amico

Venezia 28  del 1847

Eccovi caro Ricordi la dichiarazione firmata, e scusatemi se mi scordai di mandarvela prima in carta bollata.

Troverete anche qui unita la prefazione che vi prego di far tenere anche a Lanari, perché sia pure preposta all'edizione fi[o]rentina, e sono certo che voi non lascierete [sic] poi d'inserirla nella nostra. Ciò è indispensabile alla piena intelligenza della nostra riduzione.

Addio. Non dubito che mi farete tenere qualche copia di questo mio libretto.

Ricordatemi al carissimo vostro Tito e credetemi sempre e di cuore

Vostro Aff°

FMPiave

Trascrizione di Archivio Ricordi
Persone citate
Giuseppe Verdi

Opere citate
Macbeth

Tipologia lettera
Sottotipologia lettera
Scrittura manoscritto
Lingua italiano

Medatadati Fisici
Nr. Fogli 1
Misure 212 X 137 mm

Lettera titolo LLET013194