Genova, 15 genn. 1924.

Carissimo don Carluccio - fra un'ora al Carlo Felice dirigerò la 7a replica di Giulietta. Voi, forse – almeno così immagino – fra un'ora vi subirete gli affanni della prova generale. Vi auguro che questa esecuzione romana non vi dia più pensieri di quella genovese e che domani notte voi possiate inviarmi un bel telegramma che mi annunzi il successo dell'opera.
Questa ripresa della mia Giulietta al Costanzi risveglia in me le lotte di due anni or sono; e mi fa risentire lo schifo di tutte le piccole e grandi miserie constatate allora nell'ambiente musicale romano... Tanto che sono quasi contento dell'impossibilità di muovermi e di assistere a questa ripresa della mia opera. Non provo che il dispiacere di non poter assistere il buon amico Mo Vitale e non poter far contento il buon Nicolino. Per il resto dell'ambiente di costì “faccio le corna”, da feroce Montecchio.- Sono certo che tutto andrà bene ma sono tranquillo anche perché questa ripresa per l'opera non ha più l'importanza che noi le annettevamo qualche mese fa. Giulietta è già giudicata e un giudizio sfavorevole in questo momento non potrebbe che renderla più interessante di fronte al mondo teatrale.
Ebbi la vostra lettera con l'aggiunta di Nicolino. Felice che l'esecuzione si prepari degna del Costanzi attendo serenamente l'esito della serata di domani, augurando a Voi, e specie al caro Nicolino, altrettanta serenità!-.
Qui si va benone. Stasera 7a replica; giovedi 8a e domenica, in secondo matinée, 9a. C’è pure una serata popolare d'obblico [recte: obbligo]. Quindi le 10 recite sono assicurate.
Domani sera andrà in scena Carmen. Gli artisti sono così, così.... ma c’è Giulietta che puntella l'Impresa. Guai se così non fosse!
Niente altro di nuovo.- Augurî a tutti “et anche a me!”
Un abbraccio a Voi e a Nicolino dal vostro
affmo Riccardo