Pesaro, 19 febbr. 1929.

Carissimo don Carluccio - ringrazio la ditta della comunicazione circa l'esecuzione di Conchita, a Parigi, dell'8 marzo; ma io, dai primissimi di marzo in poi, sarò impegnato a Pisa e poi, forse, a Firenze e mi sarà impossibile, quindi, di assistere alle prove ed alla première della mia opera in Francia. Perché, caro don Carluccio, non fate voi una scappata a Parigi? Anche da parte della ditta, sul cui bilancio io gravo così poco, non vi sembrerebbe doveroso di non abbandonare una sua opera, in un importantissimo Teatro dell'estero, dopo averne attesa l'esecuzione per tanti anni? Mi sembra che il teatro stesso che la rappresenta dovrebbe occuparsi più e meglio dell'opera stessa vedendo sulla piazza qualcuno della Casa Editrice che ne tuteli la paternità o la proprietà, questo, senza pensare all'utilità che dalla vostra presenza, colà, ne deriverebbe, oltre che all'esecuzione, alla ripercussione dei giudizî di stampa e alle notizie dei vostri giornali. Voi non mi dovreste negare questo favore e la ditta meno di voi ancora. In 4 o 5 giorni voi sbrigate tutto e la spesa non può essere tale da arrestare la vostra buona voglia sulla quale conto e come vostro collaboratore e come vostro amico. Mandatemi una riga di adesione e mi farete contento.
Salutate l'amico Renzo e abbiatevi un abbraccio dal vostro
aff^mo Riccardo Zandonai
P.S. MI si invita a Budapest a dirigere un concerto nei giorni stessi che andrà in scena Francesca al Teatro Reale (?). L'occasione sarebbe ottima ma non so se mi riuscirà di combinare con le date dei miei impegni in Italia. Intanto Napoli non si è ancora fatto vivo e temo che dovrò rinunziarci perché altre occasioni di lavoro mi si offrono. Ferone non vi ha più detto nulla in proposito? Se i signori dell'Ente partenopeo avessero deciso di far dirigere Conchita a Vitale, poco male sarebbe purché la cosa fosse decisa. Cercate di mettere in chiaro la situazione con una telefonata a Ferone. E grazie e saluti di nuovo.-