Milano li 21 gennaio 1909 
Ill. M°. Commendatore Giacomo Puccini 
ROMA

Il 17 Ella mi scrive: "parto stasera per Roma, Le telegraferò l'albergo". Ho aspettato inutilmente questo telegramma ed indirizzo la presente alla nostra Casa costì perché le sia trasmessa.
L'affare di Firenze è molto complesso: so benissimo che vi sono dei Signori i quali intendono di rialzare le sorti della Pergola. Io non metto in dubbio la buona volontà di queste degnissime persone, le quali se riusciranno allo scopo, saranno veramente benemerite dell'arte musicale. Ma Ella sa che io vado molto guardingo e che anche il paradiso è seminato di buona volontà; quali garanzie ho io le quali mi dieno sicuro affidamento che l'orchestra ed il coro saranno veramente quali esigono e il Teatro e la Sua opera? Né orchestra né coro si improvvisano… Quale affidamento ho io che la messa in scena sarà veramente come è richiesta dal delicato Suo lavoro, tanto per gli scenarii quanto per i costumi?
Per ciò che riguarda la compagnia, io posso benissimo andare inteso coll' "Arte Lirica" la quale infatti mi raccomanda tale progetto, ma .... inter nos quale Maestro mi fu proposto? S. E. Mugnone. Dopo tutto quello che Lei mi disse sul conto di questo isterico uomo e che è ancora poco in confronto di quello che ne penso io, lo accetta per mettere in iscena la Sua "Butterfly" a Firenze? Contento Lei, caro Puccini, dovrebbe essere contento anche Domineddio.
Ecco la mia risposta franca e netta come ho l'abitudine di fare. Aspetterò ch'Ella prenda una decisione. 
    Una leggera minaccia di influenza mi ha obbligato a letto per un giorno e mezzo, ma la vecchia carcassa è buona e a furia di pugni, di calci e di prese di chinino, ho mandato l'influenza all'inferno da dove non dovrebbe più tornare per rompere le scatole a noi poveri mortali.
    Le ritorno la lettera della signora Colacchioni [?] e le mando i più affettuosi saluti. 
                                [autografo] Suo Aff
                                        Giulio Ricordi