[Nota manoscritta a matita: Vedi la lettera (170)]

4/12.

Caro Giulio

Ti restituisco la voluminosa lettera della signora e poiché le mie impressioni non erano mutate ho risposto all’inviato straordinario (veramente straordinario) ho risposto: No. Ripeto: mi ripugna di fare la concorrenza dei prodotti nazionali, contro un connazionale, in paese straniero. Mi ripugna orribilmente ogni specie di patronage, tanto più mi ripugna di subire l’umiliazione di questo patronage in quanto che essendo stato richiesto ufficialmente per altri avrei avuto l’aria di contenderlo. Figurarsi!    

No, entrare a Parigi col vecchio spartito protetto dalle sottanne delle Signore; mille volte no.    

Mi ripugna di dare l’opera mia ad un teatro d’una Società privata, senza contare che il Bellaigue di quelle esecuzioni me ne disse l’anno scorso robba da chiodi. Quando Tito vedrà il Bellaigue a Parigi, gliene parli e udrà.    

Ho voluto ripeterti questi ragionamenti perché tu avessi sott’occhi la psicologia (come si dice oggi) del piccolo rifiuto.     

Sta sano e lieto ed ama il tuo 

aff.^mo 

Arrigo Boito