Date: 13/3/1852



Place: Venezia

ID: LLET002567




Sigr. Giovanni Carissimo

Venezia 13 Marzo 1852

 

Mi faccia la gentilezza di scrivere al più presto possibile una lettera concigliatrice [sic] al Sigr. Alessandro Corti. Ora le dirò quanto è fra noi avvenuto dal che ella vedrà in quali termini converrà ch’ella le scriva. Fino alla prova generale della Tradita io non aveva che a lodarmi di Corti. Ma arrivati a questa prova vidi delle meschinità nelle scene, nel vestiario e nelle altre cose. Questo mi irritò un poco. In una scena del secondo Atto vi deve essere una collina praticabile. S’immagini che avevano fatto un pasticcietto [sic] che non si alzava da terra nella sua maggiore altezza che di 2 o 3 piedi. Piave cominciò ad inquietarsi. Si videro varie seconde parti cogli abiti del Rigoletto. Nell’Atto 4o vi deve essere un gran banchetto in casa d’una Duchessa. Questa tavola ad uso banchetto era d’una meschinità mostruosa. La presidenza stessa cominciò ad inquietarsi, ma nulla dissero perché sin dal principio della stagione ebbero contrasti di molta importanza con Corti. Arrivati all’ultima scena che dev’essere un incendio, il meschinismo era d’un ridicolo che lo stesso machinista [sic] diceva essere vero, ma che la colpa non era sua, e senza parlare accennava però essere dell’impresa. Ella comprenderà adunque che io mi trovavo in uno stato d’irritazione non comune. Chiamai il Presidente della Direzione e gli accennai come tutto era fatto spilorciamente e senza cura, e siccome la Presidenza [****], Corti cominciò ad inquietarsi, e a dire qualche insolenza che mi feriva indirettamente, di modo che io trascesi forse contro Corti chiamandolo un meschino. Da questo momento Corti mi ha giurato un odio incredibile. Dopo 3 recite della Tradita Corti s’immagina di voler fare il Rigoletto (io non ne sapevo nulla) soltanto essendo in palco scenico sentivo come tutti biasimavano Corti. Cioè Presidenza, Polizia, Artisti di Canto ecc. Corti vedendo come tutti gli davan torto disse che egli era padrone di dare quell’Opera che voleva ma siccome lo minacciarono della prigione dové piegare il capo e lasciar fare la 4a recita che fu Domenica il giorno 7 del corrente. La mattina susseguente Corti protestò per iscritto ma la Presidenza non gli badò. Il Lunedì giorno 8 vi fu riposo, ed il Martedì susseguente si annunciò il Rigoletto. Siccome alla 4a recita della Tradita vi fu un bellissimo Teatro e fui chiamato varie volte alla Scena, Corti s’inquietò e per far vedere che il Rigoletto chiamava gente più della Tradita lasciò l’entrata libera a tutte le famiglie degli orchestranti, falegnami, Machinisti e via dicendo. Mercoledì sera poi fu rimarcato da tutti come vi fosse gente in quantità in Teatro in beretto [sic] ed in tale toilette da dar nell’occhio anche a meno osservatori come di gente che ha avuto il biglietto gratis. La Presidenza e gli artisti credevano tutti che Oggi e Domani avrebbe dato la Tradita, ma Corti fermo nel suo proposito ha messo fuori il Rigoletto, ed il Presidente dice che è un infamia [sic] ma non può obbligarlo di cambiare l’opera essendo diritto dell’Impresa. In tutto quello che vi ho raccontato non vi è ombra di esagerazione. Il fatto si è che questo Corti per il suo carattere impetuoso è stato minacciato della prigione già varie volte. Ha nemici la Presidenza, gli artisti, e tutte le autorità del Teatro. Basta dire che 20 giorni circa fu cacciato a forza fuori della Presidenza e minacciato del carcere. A me pare che sia un matto che va contro il suo interesse. Ella vede adunque che per questa infamia di Corti io scapito assai nella opinione pubblica perché e giornalisti ed artisti che leggono sulla Gazzetta Ufficiale che si da il Rigoletto ne devono di necessaria conseguenza dedurre che la Tradita non ha piaciuto. Invece io le assicuro, sul mio onore, che vi sono sempre stati cinque o sei Pezzi applauditi, e mai uno solo disaprovato [sic]. D’altronde questo lo saprà ella pure da qualche sua corrispondenza privata. Ora io adunque vorrei ch’ella scrivesse a questo maligno di Corti, facendogli osservare come per una vendetta privata sia ignobile di rovinare un giovane artista. Lo faccia però subito perché il termine della stagione s’avvicina a gran Passi. Oggi stesso io scrivo una lettera a Corti dove gli faccio osservare che è una bassezza di agire nel modo ch’ei fa. La mia maligna stella mi mette sempre a contatto con dei Bricconi, e s’ella vuol sapere se io ho ragione o no, ne scriva a qualunque di sua conoscenza che sia informato del Teatro e vedrà che io le ho scritto la pura verità.

Lunedì mi metterò sulla strada ferrata, e Martedì, o Mercoledì al più tardi, sarò a Milano. Tanti saluti a Tito al Sigr. Cerri, e pregandolo di perdonarmi la noja che le reco mi tenga pel suo

aff.mo amico

Gualtiero Sanelli

 

 

[Nota di altra mano]

1852 Venezia 13 Marzo Gualtiero Sanelli

Transcription by Paola Meschini
Named works
La Tradita

Typology lettera
Sub-tipology letter
Writing manuscript
Language italian

Physical Attributes
No. Sheets 2
Size 212 X 133 mm

Letter name LLET002567