Napoli, 27 luglio 1880

 

111, S.Giovanni a Carbonara

 

Caro Tornaghi,

t’accludo un’altra lettera e forse l’ultima di Dal Torso in data 23 corrente. Stanchissimo di quanto successe e potrebbe ancora succedere per la mia malaugurata scrittura di Treviso che accettai pregato e strapregato solo per far cosa gradita (almeno lo credeva) a Casa Ricordi e Boito prenderò la decisione di rinunziarvi per togliere dall’imbarazzo il Dal Torso che in fine dei conti non mi ha usato villanie. Puoi dunque mandare in mia vece chi ti pare e piace ch’io non ne voglio più sentire a parlare.

Possa questa notizia esserti gradita come è dolorosa per me la causa che me la detta. L’impresario del Vittorio Emmanuele [sic], sig.r Pompei[1] vorrebbe dare l’Ero in autunno. Gli scrivo di trattare direttamente con la Casa. Io scrivo a Depanis perché suppongo non si avrà piacere che si dia musica mia prima dell’opera nuova. Ecco tutto.

Tuo aff.mo

G. Bottesini

 

[1] Giovanni Pompei, impresario teatrale che negli Anni Cinquanta, presumibilmente all’inizio della sua carriera, ebbe in appalto il teatro di Civitavecchia e di Viterbo. Tra il 1867 ed il 1869 portò una compagnia itinerante di cantanti italiani a Manila, nelle Filippine, Hong Kong e Singapore, dove mise in piedi una stagione d’opera (Melê Yamomo, Theatre and music in Manila and the Asia Pacific, 18691946, Palgrave Macmillan, Cham 2018).