il 27/5

 

Caro Signor Clausetti,

Mi dispiace che il Comm. Tito non voglia arrendersi alle mie ragioni, perché il caso Beethoven è alquanto speciale – inoltre il mio lavoro era già arrivato ad un terzo del totale quando i colleghi napoletani fecero adottare dal nostro «parlamentino» una cosa contraria alle mie idee – e, ciò che è più grave – contraria a ciò che si fa da anni in tutte le migliori edizioni estere.

Pazienza! Adesso bisogna pensare a cambiare il lavoro già fatto. Perciò le faccio due proposte:

a/ Vedere sul mio manoscritto quelle modificazioni dove sta in fondo alla pagina la versione originale: avvertire l’incisore di stampare nel testo la versione primitiva, e mettere sopra, in un piccolo rigo speciale, la modificazione, senza nessuna osservazione (eventualmente le osservazioni Le [sic] metterò sulle bozze).Queste modificazioni non debbono essere molte, e si vedono subito, perché sta in basso della pagina la versione primitiva colla parola originale. Le altre note non bisogna toccarle;

b/ rimandarmi, per alcuni giorni, il manoscritto, affinché faccia io stesso il lavoro. Ciò sarebbe meglio. Ma bisognerebbe non mandarmelo per la posta (perché la perdita del testo sul quale feci il lavoro sarebbe irrimediabile per tutta la durata della guerra). Se Lei ha un amico che faccia in questi giorni il viaggio di Roma, glie lo [sic] potrebbe affidare. O forse a mezzo di corriere? Mi pare che Serato vada ai primi di giugno per il convegno di violino – allora potrei incaricarlo di riportare il manoscritto. Credo che questo secondo metodo sia molto preferibile; altrimenti temo assai che accada qualche guaio a questa edizione, alla quale ho lavorato con tanta cura e tanta coscienza.

Mi risponda subito. E mi dica anche quando potrò mandare al Comm. Tito il manoscritto della mia Sonatina, la quale è finita, e che, credo, è uno dei miei migliori lavori.

Grazie di tutto. Scriva subito, e mi abbia, con tutta cordialità, per Suo

Casella