Date: 18/4/1926



Place: Roma

ID: LLET006057




Roma, il 18/4/1926

Alla Direzione del periodico
«Musica d’oggi»,

Spett[abile] Direzione,


Di ritorno dagli Stati Uniti, leggo in un Vostro recente numero un annuncio del festival di musica internazionale che si terrà nel prossimo giugno a Zurigo. Siccome questo annuncio è redatto in modo da autorizzare false rappresentazioni sulla «vera verità» (ed alcune sono naturalmente già avvenute su taluni quotidiani e riviste, ben lieti di ricominciare a spese mie le diffamazioni che seguirono in Italia (purtroppo in Italia solamente) il festival veneziano dello scorso settembre) – credo allora utile di ristabilire questa verità presso le persone di buona fede.
Sta dunque di fatto che, nella settimana musicale che conterrà a Zurigo i concerti della «Società internazionale pro musica contemporanea», i concerti propriamente detti di questa società – i soli dunque dei quali la nostra sezione italiana (C[orporazione] D[elle] N[uove] M[usiche]) può in certo qual modo condividere la responsabilità – sono tre: uno orchestrale (il 22 giugno) e due di musica da camera (19 e 23 idem). Il programma orchestrale fu scelto dalla giuria di Winterthur coll’idea di rappresentare ogni nazione con un solo lavoro, ed infatti le sette composizioni designate sono rispettivamente tedesca, inglese, cecoslovacca, francese, polacca, austriaca ed italiana. La composizione mia (della quale, non so perchè [sic] il titolo è taciuto nella Vostra comunicazione) è la «Partita» per pianoforte ed orchestra, da me scritta lo scorso anno, e da me eseguita per la prima volta il 29 ottobre u[ltimo] s[corso] alla Philharmonic Society di New York, sotto la direzione di Willem Mengelberg (ed eseguita una seconda volta il 22 marzo successivo alla New York Symphony Orchestra, questa volta sotto la direzione di Otto Klemperer). Detto lavoro è la più vasta delle composizioni sinfoniche incluse nel festival di Zurigo, durando circa mezz’ora. A me non spetta certo di dire una parola sul valore di una mia composizione, ma chi volesse sapere qualcosa sulla «qualità» di questa Partita, potrà agevolmente illuminarsi leggendo le abbondanti critiche su di essa già pubblicate tanto in America quanto in Europa. Osserverò nondimeno che la conoscenza del lavoro – od almeno delle relative critiche – sarebbe stata ovvia prima di deplorare che questa musica fosse stata sola scelta a rappresentare la nostra nazione nel predetto festival.
Rimangono i due concerti da camera, e qui sarebbe più legittima qualche lagnanza. Però, sta di fatto che la giuria di Winterthur ha considerato (e contro questa onorifica deliberazione non sta certo al sottoscritto di protestare) che la Partita, per la sua doppia importanza tanto materiale che spirituale, fosse sufficiente a rappresentare la nostra scuola in ogni campo, e così il nome mio rimase il solo a difendere l’arte italica in questa vasta «tenzone». Tutte queste giustificazioni vanno ancora completate da una ultima, non meno importante. Per la prima volta il nome mio di compositore figura su uno dei programmi della «International Society for contemporary music». Tale mia partecipazione era finora stata sempre esclusa dal fatto che avevo ogni anno fatto parte della giuria incaricata di formare i programmi dei festivals. E questo ingrato incarico avevo accettato appunto in seguito ai celebri incidenti del 1923, che valsero la nota protesta e l’astensione degli italiani dal festival di Salisburgo di quella estate. Credo di aver in seguito degnamente adempiuto al mio duplice compito di italiano e di artista, tanto lavorando ad assicurare nei festivals successivi alla nostra scuola il posto che le spettava (ed infatti, tanto a Praga quanto a Salisburgo ed a Venezia la nostra scuola ottebne [sic] sempre ciò che, in gergo doganale, si chiama «il trattamento della nazione più favorita»), quanto a creare in Italia, ciò che era prima da altri stato ritenuto impossibile, una sezione della I.S.C.M. Questa, che si chiama la «Corporazione delle nuove musiche», è oggi considerata in tutto il mondo civile come la più fattiva e prospera delle 22 sezioni che compongono presentemente la vasta associazione internazionale. Ed è appunto in riconoscimento di questi miei sforzi, che la giuria di Winterthur ha creduto bene, ammettendo per la prima volta dalla fondazione dell’«I.S.C.M.» il mio nome di compositore su uno dei sui [sic] programmi, il lasciarlo isolato, in segno di omaggio alla mia azione di artista e di organizatore [sic]. Questa deliberazione della giuria mi ha recato altissima soddisfazione, e mi consola abbondantemente delle insolenze e delle diffamazioni che certa stampa nostrana persiste a rivolgermi.
Credo che l’incidente sia ormai esaurito, e che basterà aver parlato chiaro. Ringrazio codesta Direzione della ospitalità che non mancherà di accordare a questa mia rettifica, e la riverisco distintamente.

Alfredo Casella

[Sul margine superiore del primo foglio, a matita: «Il commento al programma del Festival di Zurigo – pubblicato nel fasc. 3 di M. D’ O. diceva: “Come si vede la musica italiana è largamente rappresentata.”. Riserva, quindi, sulla quantità, e non sulla qualità, della musica italiana prescelta. Il titolo del brano di Casella non venne riportato, perchè [sic] non figurava neanche sul giornale (Ménestrel) da cui venne pubb[licata] la notizia.».]

Transcription by Paola Meschini
Typology lettera
Sub-tipology letter
Writing typescript
Language italian

Physical Attributes
No. Sheets 3
Size 278 X 215 mm

Letter name LLET006057