Date: 11/9/1917



Place: Napoli

ID: LLET006665




11-9-917

Napoli, 11 settembre 1917

 

 

Mio caro Clausetti,

 

mi ha fatto molto piacere apprendere dalla vostra buona lettera che le mie “Arie” siano piaciute così a voi come al Comm. Tito e vi sono assai grato di avermelo detto. Nel triste periodo di angustie e di amarezze profonde che attraverso mi sembra veramente un caso soprannaturale che mi venga, anche una volta sola, un raggio di luce nel buio in cui il mio spirito si dibatte e si avvilisce ogni giorno di più; mentre, d’altra parte, delle buone parole di lode o d’incoraggiamento scuotendomi dal torpore in cui circostanze assai dolorose mi hanno spinto, se riescono a ravvivare qualche tiepida fiamma superstite di quella fede sicura nel mio avvenire che sta per spegnersi definitivamente, m’inducono a considerare con indicibile amarezza come io stia per esaurire i migliori anni della mia operosità di artista nella sterile attesa di un avvenimento che ora, purtroppo, questa terribile guerra minaccia di allontanare sempre di più. Se voi considerate per un poco che il mio “Ramuntcho” conta ormai quasi 8 anni di vita e che innanzi a lui è passata tutta la produzione lirica di colleghi giovani e vecchi venuta al mondo molto tempo dopo, dovete convenire come il mio sconforto e il mio pessimismo siano ben giustificati.

Ma se, guidato dall’equilibrio e dal buon senso che non ancora mi abbandonano, posso magari piegarmi ai capricciosi voleri del cieco destino, mi ribello però all’ingiustizia degli uomini tutte le volte che mi capita fra le mani, per esempio, una “Lodoletta” o qualche altro volatile di padre illustre … perché allora il confronto m’induce alle più amare considerazioni. Sappiate, mio caro Clausetti, che sulle vuote e scialbe pagine musicali recentemente pubblicate dall’autore di “Cavalleria” ho pianto sinceramente la mia sventura intorno ad un perché? cui nessuno saprebbe rispondere e che nessuno dovrebbe poter giustificare! Almeno nell’opera pucciniana c’è l’origine operettistica che fa perdonare molte debolezze ad un grande artista pervenuto all’apogeo della celebrità, e c’è, dopo tutto, sempre Puccini col suo geniale intuito e il suo temperamento teatrale.

Ma all’uccelletto mascagnano mancano non solo le ali per volare al di sopra del più mediocre dilettantismo, ma puranco le penne onde coprire una scheletrica nudità d’idee, se non addirittura la testa. Abbandono la via crucis dei miei tormenti e rientro in argomenti positivi che [vedrò] oggi o domani **** per firmare la cessione insieme a mio fratello. Egli non desidera mettere il suo nome sulla “Arie” anche perché nell’altra Raccolta non l’ha messo e vi ringrazia del vostro amabile quanto competente giudizio dei suoi versi. Relativamente all’edizione, se lo credete possibile, dite al Com. Tito che così questa raccolta come la prima verrebbero bene riunite in due fascicoli di XII Arie ciascuno. Sulle nuove, ad ogni modo, non dimenticate di far aggiungere in parentesi II Serie o Raccolta, onde distinguerle dalla prima pubblicata dieci anni fa.

Vi prego di ringraziare e salutare assai cordialmente per me il Com. Tito. Ossequi alla Sig.ra Margherita e a voi un aff.so abbraccio dal vostro

Stefano Donaudy

Transcription by Serena Dazza
Named people
Giacomo Puccini

Named works
Ramuntcho

Typology lettera
Sub-tipology letter
Writing manuscript
Language italian

Physical Attributes
No. Sheets 1
Size 210 X 135 mm

Letter name LLET006665