Date: 5/1879



Place: s.l.

ID: LLET007178




Di casa. Mecordì.

Carissimo Giulio!

Certo non poteva nemmeno pensare che la mia Appendice d’oggi ti potesse piacere ma sono dolentissimo, sapendo che ti sia spiaciuto tanto e in quel modo, cioè che tu abbia veduto in me il proposito deliberato di dare un colpo alla nostra vecchia amicizia, che per conto mio, te lo giuro, è sempre la stessa, affettuosa, sincera e riconoscente. Nel caso attuale però, permettimi di dirti che la colpa è un pochino tua: ti scrissi, che, se tu volevi, avrei assistito alla 2.a della Tudor, ti pregai di una poltrona, o di mandarmi dei pezzi nuovi per avere un’altro [sic] argomento per l’Appendice, che, in un modo o nell’altro, dovevo scrivere. Tu non mi hai mandato né poltrona, né musica e non mi hai nemmeno scritto un rigo per dirmi di tacere o di salvare, se era possibile, la situazione. E allora avrei taciuto. Il tuo silenzio, e il non veder nemmeno annunciata la 3.a rappresentazione mi fecero credere che tu non ci tenessi più all’opera del Gomez, che non ti importava che si dicesse la nuda e cruda verità. Ti do la mia parola d’onore che per questo ho creduto bene di fare un articolo di critica severa, ma giusta, perché mi sembrava che il caso lo richiedesse. E poi permettimi di dirti che la mia sincerità d’oggi giova a me e a te insieme; a me perché mi mostro indipendente, a te perché saranno più credute tutte le altre apprezziazioni panegiriche che ho fatte, faccio e spero farò per le opere musicali del tuo stabilimento, d’ogni specie. Tu sai che tutte le volte che c’era un mezzo di salvare capra e cavoli l’ho adoperato e ti assicuro che sono felice quando posso, colle mie deboli forze, giovare agli interessi e al decoro artistico della tua casa. Se una volta qualche cosa non riesce, non è poi il finimondo, e sarebbe dannoso, disdicevole il voler galvanizzare un cadavere. Ti aggiungerò che all’idea fattami che tu ti fossi persuaso dell’impossibilità della Maria Tudor si aggiunse il contegno moderato, giusto, imparziale della tua Gazzetta e l’inserzione dell’articolo di Farina, che con meno asprezza dice le stesse cose mie. Tu accusi la mia critica di violenza e di acredine ma scusami, parmi che tu mi accusi ingiustamente perché mi accorderai che la mia è critica bella e buona, basata sul delle ragioni e non su delle chiacchiere: la violenza e l’acredine potrebbero esserci se le censure fossero gratuite, e non basate su degli argomenti, come le mie. Che abbia ragione in tutto non ardisco supporlo; dopo una sol udizione è facile ingannarsi in qualche quistione di dettaglio, ma in complesso credo di aver ragione. E lo credo con mio immenso rammarico se il mio articolo avesse per conseguenza di tentare i nostri rapporti. Ti ripeto che il mio contegno fu ispirato specialmente dalla credenza che tu non ci tenessi più alla Maria Tudor e tutte le circostanze che ti ho accennate, potevano farmelo supporre.

Dunque ti prego di perdonarmi se senza cattiva intenzione ti ho recato dispiacere e assicurati che quell’articolo d’oggi non farà che bene tanto a me che a te: il solo che ha tutte le ragioni di dolersene è il povero Gomez. Calma, se puoi, la tua prima impressione e per darmi una prova che non credi da mia parte nessuna intenzione di dare un colpo alla nostra vecchia amicizia dimmi se vuoi udire e stampare quelle quattro cosine per piano (Suite) di cui ti ho parlato.

E credimi sempre dal canto mio

Tuo Dev.° e aff. amico

F. Filippi

Transcription by Giovanni Vigliar

Named works
Maria Tudor

Typology lettera
Writing manuscript
Language italian

Physical Attributes
No. Sheets 1
Size 211 X 135 mm

Letter name LLET007178