Di casa.  Domenica.

Caro Eugenio!

Ti accludo un numero del Fanfulla della Domenica con un mio articolo su Verdi, il quale non mi sembra male riescito. Ti prego di farlo leggere a Giulio, e dica pure che l’ho scritto così per non compromettermi. Capisci bene che non posso più scrivergli dal momento non solo che non vuole rispondermi, ma che il suo rancore vedo che prende le proporzioni dell’accanimento. So che ha detto che vuol costringermi a lasciare Milano: questo poi è da crepare dalle risa, a meno che non volesse regalarmi 12,000 Lire di rendita, ché allora sarei felicissimo di non scrivere più una riga e di lasciare le persone che mi usano così cortese benevolenza. Del resto ti giuro che quell’Appendice della Gazz.^a M.^e sui critici m’ha divertito moltissimo e che sono ben lontano dall’attribuirmela, anche per quel tanto di stima e d’amicizia che conservo per l’autore di quello scherzo, parmi, di poco [****] genere. Come mai posso attribuirmi tutte quelle allusioni, se nello stesso Numero della Gazzetta c’è un mio articolo nel posto d’onore e se ho la  compiacenza di veder stampate le mie composizioni? Dimmi se ho torto o ragione e scusami se insisto in queste spiacevoli vertenze ma ti assicuro che oltre il rammarico della cessazione di cordiali, amichevoli relazioni, mi accuora il veder un uomo di spirito, d’intelligenza, un garbato gentiluomo com’è Giulio, mettere in mostra a quel modo il suo risentimento.

Dimmi se ti è piaciuto il profilo Verdiano e ti prego di mandarlo a mio nome anche al buon Tito. Credimi tuo aff. F. Filippi