Date: 18/1/1859



Place: Genova

ID: LLET010442




Preme assai

Al Pregiatissimo Signore

Il Signor Tito di Giovanni Ricordi

Editore di Musica

                                          Milano

Genova Martedì 18 Gennaio 1859. Ore 11 ½ di Notte

Sta di buon animo, o Tito mio carissimo, perché ho potuto servirti da amico e il tuo pacco partì questa sera alle ore 7 col Vapore Postale Francese Merovée.

Non ci voleva proprio che la mia audacia, le preghiere e li scongiuri che usai cogli impiegati di questa Dogana.

Quel pacco, che mi annunziasti colla tua delli 15, non era ancora arrivato quando mi giunse l’altra tua di ieri.

Figurati un poco la mia costernazione! Correvo ad ogni momento all’ufficio della Corriera di Milano, ma mi si rispondeva sempre: caro Signore, non è arrivato nulla.

Alle tre e mezza finalmente mi giunse l’avviso che il pacco era stato depositato in dogana.

Corsi all’istante dallo spedizioniere, col quale ero rimasto d’accordo per fare al momento la spedizione, ma egli mi rispose: che per oggi era impossibile in causa delle leggi doganali di ritirare dal Porto Franco il pacco, di staccarne la bolletta di transito e di mandarlo col vapore d’oggi stesso.

Lascio giudicare a te qual fosse lo stato dell’anima mia in quell’istante.

Dimando se vi saranno partenze di vapori per alla volta di Civitavecchia domani, mi si risponde di no.

Allora come disperato volo io in persona al Porto Franco, incontro per fortuna un mio amico che ha relazioni con quegli impiegati, mi accompagna colà, interroghiamo tutta quella mandra [sic] di Finanzieri e tutti concordi ci rispondono che il pacco non si può ne ritirare ne spedire.

Che vuoi? Mi ero già avvilito e pensavo di scriverti, che atteso il ritardo dell’arrivo del pacco bisognava ch’io aspettassi nuova occasione della partenza di altro vapore.

Fu proprio Iddio che mi assistette !

Domandai del direttore del porto e finalmente lo trovai che andava a pranzo.

Già si erano chiusi tutti gli uffici, lo spedizioniere mi aveva abbandonato, e non vi era più ne anche [sic] un solo facchino per portarmi il pacco!

Il Direttore vedendomi disperato ebbe di me compassione, gli esposi il caso gli manifestai l’urgenza gli dissi insomma che si trattava di una faccenda da cui dipendeva l’interesse di tantissime persone, e quell’uomo dabbene permise che mi prendessi in ispala il mio pacco e che me lo portassi fuori di quel luogo di ogni luce muto.

Lasciai colà la poliza che mi aveva mandato l’impiegato dell’ufficio della corriera, per le spese di Dazio dissi che le pagherò domani quando gli uffici saranno aperti e [****] arrivato che fui sulla piazza Banchi, trovai un facchino e me ne andai dritto all’ufficio dei vapori francesi.

Eravi per mia buona sorte, d’ispezione il mio amico Signor Dellarna il quale fu così gentile di incaricarsi anche di raccomandare il pacco a Civitavecchia. –

Scrisse dunque una lettera caldissima ad un suo particolare amico a Civitavecchia, il Signor Giovanni Barbaro, dicendogli che assolutamente detto pacco doveva giungere alle mani del celebre Verdi non più tardi di Venerdì mattina venturo.

Per le spese che avrebbe incontrato gli sarebbero state rimborsate o da Verdi, o da noi qui in Genova.

Impacchettai tutto nuovamente con grandissima cura, gli ponessimo questo Indirizzo

                            Al Cavaliere Giuseppe Verdi

                            Celebre Compositore di Musica

                                                                       Roma

                            (G.V. Pacco N° 1)

Posi l’indirizzo di Verdi e non quello dell’Avvocato Vaselli perché parvemi più efficace

Scrissi all’istante a Verdi stesso per avvertirlo di ciò, e la mia lettera giungerà a lui Giovedì sera perché partirà da Civitavecchia Giovedì col Corriere delle ore dieci mattina.

Sarà probabile che il pacco arrivi in Roma anche il Giovedì sera colla mia lettera, ma in ogni caso Venerdì senza fallo sarà alla sua destinazione.

Io affrancai il pacco sino a Civitavecchia perché non potei più oltre.

Spesi perciò compreso tutto, franchi sei; ora mi resta pagare la spesa di Dogana e il porto da Milano sin qui.

Con altra mia ti saprò dire tutto dettagliatamente.

Vedi dunque o mio Tito, che anche senza l’aiuto dei spedizionieri, abbandonato come fui da tutti, il pacco andò ed arriverà al suo destino più sicuro che se mi fossi servito di altri mezzi.

Per Dio! mi sono perfino scorticato una mano per levare il pacco di sotto ad altri dove era stato gettato inavvertitamente nel magazzeno della Dogana.

Ora sei contento?

Non ti ho raccontato tutto ciò per farmi un merito con te ma perché tu, quando sarà il momento, persuadi quell’ingrato Verdi che non sono una Testa falsa come continua a chiamarmi nelle sue lettere.

Non giova ch’io le scriva che è in errore, non giovano le insolenze che gli dico, egli persiste e sempre sempre e sempre mi chiama mia povera [?] testa falsa, buon cuore ed ottimo amico.

T’assicuro, o mio Tito che quella testa falsa mi suona così male che per persuadere il nostro celebre amico del suo errore non so ciò che farei.

Basta! Come sempre scrivo a lui, dirò anche a te che il tempo giudicherà amen.

Anche la buona Signora Giuseppina mi scrisse sui primi di questo mese una lettera degna di una sorella: quella sì che è giusta con me!

Ho ricevuto tutte le tue lettere regolarmente.

Farò pel tuo raccomandato tutto quel poco che posso per essergli giovevole. Poverino [?]!

Venne una volta a ritrovarmi in Teatro ma nella settimana scorsa fui così occupato che non potei dedicarmi a lui come avrei desiderato.

Gli dissi di ritornare da me altre volte, che però avesse manifestato quanto le abbisognava e che se io non conosco le persone da cui gli occorrerà protezione, farò in modo per altre vie di procurargli que vantaggi che gli abbisogneranno.

Se gli scrivi digli pure che non tema d’incomodarmi e che venga da me, molto più poi ora [?] che sono meno occupato.

Tu sai bene che una tua raccomandazione mi è sacra.

Sono proprio contento, e spero che lo sarai tu pure [?].

Sii certo che il tuo pacco sarà nelle mani di Verdi al più tardi il giorno 21.

Lo avrebbe ricevuto il giorno 20 ma che vuoi?  fu trattenuto alla Dogana di Frontiera un giorno. Figurati un poco: oggi mi diceva lo spedizioniere che per ritirarlo bisognava fare un’istanza un giorno prima sopra carta bollata.

Basta! ringraziandone nostro Dominedio vò a dormire contento.

Questa sera andò in iscena il Don Sebastiano con esito più felice di quello che mi aspettavo.

La Lemaire fu applaudita, così come il Tenore Agresti ed il Pizzigati. La musica piacque.

Starò a vedere l’esito di domani sera e poi ne darò notizie alla tua Gazzetta.

Dirai intanto a Mazzucato o a Filippi che venerdì riceveranno la mia lettera.

Continua a volermi bene e ringraziandoti di avermi dato un occasione di poterti favorire passo a salutarti dalle viscere del mio cuore.

Il tuo Mariani

Perdona la pessima calligrafia: ho sonno.

Transcription by Attilio Giovagnoli, Luigino Pizzaleo

Typology lettera
Sub-tipology letter
Writing manuscript
Language italian

Physical Attributes
No. Sheets 1
Size 272 X 217 mm

Letter name LLET010442